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Fiorello: “Il futuro di VivaRai2? Se lo rifai ti dicono ‘fate sempre la stessa cosa’, se non lo rifai ti dicono ‘lo dovete rifare’”

Con un colpaccio a sorpresa, lo showman è sbarcato su Variety, l’iconica rivista specializzata nell’intrattenimento che gli ha dedicato un lungo articolo

di Francesco Canino

Fiorello alla conquista dell’America. Con un colpaccio a sorpresa, lo showman è sbarcato su Variety, l’iconica rivista specializzata nell’intrattenimento che gli ha dedicato un lungo articolo in cui racconta il “fenomeno Fiore” e il clamoroso successo di I, il varietà del mattino ideato e condotto da quello che il magazine statunitense definisce la “vulcanica megastar siciliana”. Il pezzo è una lunga conversazione che spiega la genesi del varietà mattiniero di Rai2, in cui c’è spazio anche per una serie di aneddoti gustosi: come quello sul clamoroso “no” di Fiorello al produttore Harvey Weinstein.

QUELLA VOLTA CHE FIORELLO FECE INFURIARE WEINSTEIN – Fiorello ricorda a Variety della sua esperienza da attore hollywoodiano ne Il talento di Mr Ripley e svela di aver fatto infuriare Harvey Weinstein rifiutando un ruolo in un altro film. “Quando mi è stato chiesto di interpretare una parte in Nine era agosto ed io temevo che mi avrebbe rovinato l’estate, sapendo quanto si vada per le lunghe quando girano gli americani”, racconta Rosario Fiorello, al quale venne inviata la sceneggiatura del film con Nicole Kidman e Penelope Cruz, diretto da Rob Marshall. “Era una scena in cui Daniel Day Lewis balla con Sophia Loren mentre un elegante cantante italiano (io) canta Quando Quando Quando. Ho capito che mi si vedeva poco, quindi ho gentilmente rifiutato”, rivela. Cosa accadde dopo quel no? “Ho ricevuto una lettera da Harvey Weinstein nella quale mi diceva: Chi ti credi di essere? Non lavorerai mai più a Hollywood! E io ho pensato: Chi se ne frega!” conclude.

IL SUCCESSO DI VIVA RAI2! – Mentre I si avvia verso il finale di stagione, la grande domanda è: Fiorello farà il bis anche il prossimo anno? “Ora il nodo è: ‘va rifatto l’anno prossimo o no?’. Se lo rifai ti dicono ‘fate sempre la stessa cosa’, se non lo rifai ti dicono ‘lo dovete rifare’. Siamo in crisi d’identità. Ci penserò tutto agosto”, si è lasciato scappare lo showman, qualche giorno fa. Intanto, complice Variety, traccia un bilancio di questa esperienza e rivela di essersi ispirato ai late show americani, da Jimmy Fallon al David Letterman e Johnny Carson, che definisce geniali. “Ho sempre pensato che i presentatori americani dei late show fossero i migliori. Hanno fatto cose che non ci saremmo nemmeno sognati”. Qualche soddisfazione per la verità se l’è tolta pure lui: ascolti ottimi (con punte sopra il milione di spettatori), ospiti blasonati, ogni mattina un’idea e un’intuizione diversa. Il varietà puro che si faceva in prima serata, ora si fa poco dopo l’alba. “Sulla tv italiana il valore della prima serata si sta deprezzando e non è colpa dei contenuti. È una questione di orari. Dopo il telegiornale, per motivi economici ora ci sono i giochi che durano fino alle 21:30. Quindi la prima serata inizia alle 21:45 e non c’è più spazio per spettacoli di varietà con grandi star come una volta”, dice Fiorello a Variety. “Così ho pensato: ‘Dove possiamo fare un varietà? Possiamo farlo alle 7 del mattino? È un po’ una scommessa e l’abbiamo inventata man mano che procedevamo. Ma quello che sta succedendo è che i bambini ci stanno guardando, così come le persone anziane. Abbiamo creato il nostro nuovo pubblico”. I numeri sono dalla sua parte. Il gradimento pure.

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