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“Lasciali crepare d’invidia i radical chic che vorrebbero avere i tuoi follower e la tua popolarità”: così Antonella Clerici difende Benedetta Rossi (e noi pure)

Nell’era delle cene stellate diventate “esperienze” (“tre cose che dovete sapere su questa experience culinaria” è tra i trend più odiosi e insopportabili che infestano i social in questi tempi balordi), c’è ancora chi apre la dispensa e rivendica con orgoglio di utilizzare la pasta sfoglia già pronta

di Francesco Canino

Nessuno tocchi Benedetta Rossi. La foodblogger diventata star dei telefornelli è l’ultimo baluardo dell’anti gastrofighettismo di maniera e lo ha ribadito nel video virale postato nelle scorse ore, diventato a colpi di click il manifesto di una certa cucina pop. Nell’era delle cene stellate diventate “esperienze” (“tre cose che dovete sapere su questa experience culinaria” è tra i trend più odiosi e insopportabili che infestano i social in questi tempi balordi), c’è ancora chi apre la dispensa e rivendica con orgoglio di utilizzare la pasta sfoglia già pronta. Roba da far inorridire i puristi, gli aspiranti chef e pure chi ha vergato la classifica con le 10 peggiori ricette di Benedetta Rossi (pubblicato su uno dei siti più letti dagli appassionati di food e dintorni), diventato poi la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non è l’elencazione delle ricette sgangherate ad aver fatto infuriare la Rossi, bensì il sottotesto (nemmeno troppo sotto) di stilettate al vetriolo sull’uso massivo di ingredienti come le fialette aromatiche, la panna già zuccherata e la sfoglia confezionata. Un “dimmi che ingredienti usi e di dirò chi sei” che fa subito snob.

La sfoglia confezionata integrale, signora mia, triplo orrore! Il tonno in scatola? Qui una volta era tutta una distesa di studenti che si nutrivano di pasta al tonno. E poi la vanillina, ma ci rendiamo conto? Critiche legittime, ci mancherebbe, per altro in linea con lo stile del sito Dissapore.com (dove scriveva anche Luca Iaccarino, uno che a colpi di ironia e culto per le osterie ha rivoluzionato il modo di scrivere di cucina). Critiche che però sanno di clamoroso dejà vu. Quarant’anni fa nel mirino finiva Wilma De Angelis, pioniera italiana della cucina in tv (un’idea che Paolo Limiti mutuò dall’America), una però utilizzava chilate di margarina in ogni ricetta (complice lo sponsor).

Più di recente è toccato a Benedetta Parodi, che faceva inorridire i critichi prendendo direttamente dal freezer i carciofi per la lasagna bianca (pure la besciamella era già pronta). Senza dimenticare Antonella Clerici, tacciata per anni di non sapere cucinare (ma era la prima a dire che il suo vero talento era mangiare, non soffriggere) salvo poi trasformare la sua “imbranataggine” e il suo “sapere di sugo” in punti di forza (l’apprendistato vero l’ha fatto con Beppe Bigazzi, uno dei più grandi conoscitori del prodotto e del territorio).

E non a caso uno dei primi commenti a supporto della Rossi lo ha lasciato su Instagram proprio la Clerici: “Meglio essere pop e NON essere snob. Tu sei amatissima e vera come le persone che ti seguono. Lasciali crepare d’invidia i radical chic che vorrebbero avere i tuoi follower e la tua popolarità”. Clerici-Rossi sono profondamente diverse per storia personale e professionale, eppure legate non solo dall’essere orgogliosamente provinciali e nazional-popolari ma anche da una dote tutt’altro che scontata per chi fa tv: sanno a che pubblico stanno parlando.

Benedetta Rossi, che nel video lungo dieci minuti dice cose di buon senso e le dice alla sua maniera (occhio, che dietro l’apparente mitezza c’è una persona che sa bene che messaggio lanciare e come comunicarlo), è la vicina di casa che la domenica mattina ti porta una fetta di torta per sdebitarsi di un favore, non una cuoca stellata. E non si è mai atteggiata a tale. Sbaglia, pasticcia, propone ricette che più basiche non si può. Non usa ingredienti gourmet non perché non sia in grado di trattarli o non di apprezzarli: semplicemente perché il suo target di riferimento, il suo pubblico non capirebbe.

La colatura di alici la lascia ad altri fornelli televisivi e in una tele-culina dove trionfano abbattitori e strumenti per l’affumicatura, lei ancora frulla con un frustino sgangherato (e ci pensate a quanti sponsor si siano fatti avanti per riempirgli la cucina di planetarie di ogni misura?). Ha deciso di essere orgogliosamente la cuoca della porta accanto, dunque perché aspettarsi da lei ricette bilanciate o la sfoglia fatta a mano? L’educazione alimentare degli italiani passa davvero dalla cucina di biologa marina di Altidona, cuore delle Marche, diventata una telestar? La risposta è no. Con buona pace dei presunti palati gastrofighetti.

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