Nelle intercettazioni lo psichiatra Filippo Lascala si vantava di aver “pensionato pure le galline, ma con una disinvoltura che fa paura”. Ignaro di essere ascoltato dalla Guardia di finanza, inoltre, si definiva il “Dio dell’inganno”. All’ospedale di Locri, il blitz dell’operazione “Sua sanità” è scattato venerdì mattina. E Lascala è finito in carcere: lo ha deciso il gip Federico Casciola su richiesta del procuratore Giuseppe Casciaro che ha scoperto un articolato sistema illecito finalizzato al rilascio di falsi certificati per giustificare la mancata partecipazione ad udienze da parte di imputati di gravi reati e ad accedere a benefici assistenziali non dovuti o ad ottenere rimborsi assicurativi non spettanti.

Complessivamente sono 91 gli indagati dalla procura di Locri. La Guardia di finanza ha eseguito 11 misure cautelari. Ai domiciliari è finito il primario del reparto di psichiatria Antonio Bombara. È lui che, assieme allo psichiatra Lascala, avrebbe reimpiegato la professione medica “a vantaggio dei privati – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – per conseguire pensioni miracolose, agendo come veri deus ex machina, ognuno dei due trattando la sanità locrese come fosse cosa sua”.

“Sua sanità” appunto scrive nell’ordinanza il gip che ha disposto, inoltre, l’obbligo di firma per gli indagati Marco Zucco, Francesco Surace e Paola Larone. Quest’ultima è la moglie di Lascala e, stando alle indagini, avrebbe svolto il ruolo di concorrente materiale e agevolatore della condotta del marito. Se due medici sono stati arrestati, per altri cinque è scattata l’interdizione dalla professione per 12 mesi. Si tratta del responsabile del reparto di Medicina fisica e riabilitazione dell’ospedale di Locri Raffaele Antonio Argirò, la dipendente del laboratorio analisi del nosocomio Patrizia Panetta, il responsabile del reparto di Ortopedia Guido Zavettieri, il medico del reparto di Medicina generale Santo Gratteri e lo psicologo Maria Erminia Pascale. La sospensione dalla professione è stata disposta, infine, anche per l’avvocato Antonio Sotira accusato di essere stato istigatore e determinatore per un certificato falso preparato da Lascala nell’interesse di un suo cliente.

Impietose le parole che si leggono nelle carte dei magistrati secondo cui le intercettazioni hanno “restituito un’immagine desolante di alcuni reparti dell’ospedale di Locri i cui medici e responsabili hanno abdicato ad un corretto esercizio dei poteri autoritativi e certificativi loro attribuiti dall’ordinamento a vantaggio dell’interesse di alcuni privati, oltre che di un proprio tornaconto in termini di dazioni di denaro, o altre utilità, quali controprestazioni per uno o più atti contrari ai doveri d’ufficio”. “Emergeva – è scritto nell’ordinanza – l’esistenza di una consolidata pratica della tangente, ossia la tendenza ad un diffuso mercanteggiamento della funzione pubblica, nota ai privati che sapevano di poter conseguire certificazioni compiacenti rivolgendosi tanto a Filippo Lascala quanto ad Antonio Bombara, medici del reparto di Psichiatria”.

Un sistema che andava oltre questo reparto. Secondo gli inquirenti, infatti, Lascala era solito attuare “la pratica dell’imbroglio” non solo nella branca di sua competenza: “Si mostrava capace – scrive il gip – di interferire nell’attività di altri medici, parimenti operanti nel medesimo nosocomio, ma in reparti differenti, quali quello di Ortopedia, Otorinolaringoiatria, Fisiatria, Ortopedia, Diabetologia oltre che presso il laboratorio di analisi”. “Sta venendo la Finanza e fa le fotocopie… – si sente infatti in un’intercettazione – Possono sindacare quello che abbiamo scritto? Me ne fotto che viene la Finanza”.

E ancora: “Il dottore Lascala è un intrigo continuo, Dio, sono un bipolare, un Dio mi cantano la gente, mi osannano”. Se un paziente lo ha definito un “missionario”, un altro gli avrebbe detto: “Dottore voi ci avete fatto la cosa più bella, di fargli un palazzo ai nostri figli e di non lavorare più… voi siete il nostro Dio”. Lo stesso Lascala, in un’occasione, ha esaltato la sua posizione di benefattore: “Facciamo opere di bene… il Signore mi ha voluto ancora qua per aiutare le persone che veramente hanno bisogno… a quanti ho scritto, gente che sono tutti pensionati …San Filippo Lascala, San Filippo Lascala”.

Il suo pensiero era semplice e lo ha spiegato ai colleghi riluttanti: “Il dottore Lascala ti dà un assegno di 31.000 euro… è più forte il dottore qua che ti da 31.000 euro o quello con un’ecografia di 50 euro?… oppure quello che ti dice a ‘ricettella’? di che cazzo volete che parliamo, la coppola del cazzo?… hai un problema all’ospedale?… dal dottore Lascala… dottore abbiate la bontà potete andare a…”. Non era però solo “spirito di carità”, “né sarebbe legittimo – sottolinea il gip – fare beneficenza con i soldi dei contribuenti. A fronte della sua disponibilità a redigere false certificazioni mediche, Filippo Lascala pretendeva ‘rispetto’ tanto che, in almeno un’occasione, è stato registrato rimproverare un privato per non essersi ‘messo a disposizione ricambiando l’utilità conseguita”.

“Marchicello… mi porta i soldi, pa, pa questo porta soldi … questo mi porta soldi… l’altra volta mi ha portato 400 poi 500. Gli ho detto Marco, se mangiamo dobbiamo mangiare tutti”. Le intercettazioni sono imbarazzanti: “Quindici litri di olio mi sono portato a casa, 10 me li ha dati quello di Siderno, ti ricordi quell’olio prelibato? Che gli curavo la figlia? … ed altri 5 me li ha dati il cugino Gerardo…”. “Cinque e due sette, buscamma (abbiamo preso, ndr) altri 700…”. Per i magistrati c’era “un tacito e diffuso sistema di corruttela” in forza del quale Lascala “si aspettava determinate dazioni o utilità da parte dei pazienti interessandosi anche con la moglie se avessero portato qualcosa a casa”. “Ha portato qualcosa”. “Ma non ha portato niente in cambio la troia?”. “Uno rischia la galera firmando fogli di carta e scrivendo e scrivendo cazzate porco d…, allora uno si dimentica di tutto, si dimentica?”.

Nel motivare il provvedimento di arresto per Lascala, oltre a sottolineare la sua “spinta delinquenziale di matrice non solo economica ma anche più diffusamente utilitaristica”, il gip fa riferimento “alla consistenza del suo raggio di influenza illecita, atteso che le intercettazioni – scrive – restituiscono l’immagine di un uomo capace di incidere non solo sui colleghi, ma altresì sui ctu medici incaricati dal Tribunale Civile di Locri di svolgere delle consulenze in materia previdenziale. Del resto, tale capacità risultava nota a diversi professionisti avvocati, i quali, appositamente, si rivolgevano allo psichiatra per conseguire un risultato positivo nelle consulenze disposte sui loro assistiti. La forza persuasiva dello psichiatra, andando oltre il mero esercizio della funzione medica ed interessando le sue doti personali, non sarà né contenibile né fronteggiabile con una misura meramente interdittiva”. Proprio per questo Lascala è finito in carcere.

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