Doveva mandare in buca il golf italiano. Per adesso, la Ryder Cup è andata in buca col governo: eventi, promozioni e passerelle, addirittura tre ministri ormai arruolati alla causa del grande evento. E altri contributi pubblici: dopo i 60 milioni regalati cinque anni fa dal Governo Renzi, che evidentemente non sono bastati per preparare quello che si vanta di essere il terzo evento sportivo più seguito al mondo, è in arrivo almeno un altro milione e mezzo per rimpinguare le casse vuote dell’organizzazione.

LA FOTO DI RITO AL CONI E LE RIUNIONI RISERVATE – Qualche giorno fa, alla presentazione dell’Open d’Italia nel salone d’onore del Coni, c’era il parterre delle grandi occasioni. Tutti i vertici del golf e dello sport italiano, e poi i rappresentanti del governo: non solo Andrea Abodi, ovviamente, ma anche Daniela Santanché per il Turismo e Antonio Tajani, vicepremier nonché titolare degli Esteri. La classica foto di rito aveva un significato più prosaico: la coppa si è offerta al governo, ma le vetrine per i politici non sono gratis. Più o meno gli stessi protagonisti erano presenti qualche settimana fa a una riunione riservata con gli organizzatori. Ufficialmente per fare il punto in vista della manifestazione. In pratica, per battere di nuovo cassa.

IL BOOM MANCATO E LA PREPARAZIONE IN AFFANNO – L’Italia, che causa Covid ha avuto pure un anno in più di tempo per prepararsi (originariamente il torneo era previsto nel 2022), si avvicina al grande appuntamento col fiatone. L’Open d’Italia, che si disputerà la settimana prossima sempre al “Marco Simone” della famiglia Biagiotti, sarà l’ultimo test prima dell’evento (in programma tra fine settembre e i primi di ottobre), ma chi ci è stato l’anno scorso è rimasto basito dal livello di approssimazione, tra strade dissestate e campi spelacchiati. A breve vedremo i progressi. Più in generale, il grande evento che doveva cambiare la storia del golf in Italia è passato fin qui in sordina. I tesserati non sono cresciuti come previsto: erano 91mila nel 2018 e all’ultimo aggiornamento a fine 2022 sono rimasti 94mila (dati ufficiali della FederGolf). Il boom sperato non c’è stato. E soprattutto, a quanto pare, gli organizzatori hanno finito i soldi.

DAI 60 MILIONI DEL GOVERNO RENZI ALLE CASSE VUOTE – Non erano pochi. Nel 2016, l’allora governo Renzi aveva infilato in manovra la bellezza di 60 milioni di euro per finanziare la candidatura italiana alla Ryder Cup, a cui era seguita pure una garanzia da 97 milioni. Quei fondi dovevano servire a sostenere varie spese, come il pagamento dell’Hosting fee in favore di Ryder Cup Europe (società che detiene i diritti dell’evento) o l’organizzazione di progetti golfistici sul territorio italiano, non a rifare il campo privato giuravano gli organizzatori, nell’ambito di un progetto faraonico da circa 160 milioni in totale, il 37% a carico dello Stato. Come siano stati utilizzati non è chiarissimo, perché business plan e rendiconti non sono stati pubblicati. Anzi, fino ad oggi i conti dell’evento si sono mischiati a quelli federali: un rilievo mosso dagli stessi revisori contabili della Fig, secondo cui “risulta complesso stimare l’impatto della Ryder Cup e seguire l’impegno economico per questo straordinario progetto”. Quel che è certo è che i conti non tornano completamente, se è vero che la Ryder ha bisogno di aiuto: colpa del mancato aumento dei tesserati (il budget prevedeva di incassare oltre un milione per quattro anni), appunto, ma pesano anche la pandemia e il caro energia. In totale ballerebbero meno di dieci milioni, con una criticità immediata sul “cash flow”: mancano proprio i soldi in cassa per sostenere le spese vive nell’anno decisivo del torneo. E vista l’impossibilità di aumentare i ricavi privati (i diritti pubblicitari appartengono a Ryder Cup Europe) non resta che rivolgersi ai cosiddetti “sponsor istituzionali”.

LA TRIADE GOVERNATIVA E TAJANI “MINISTRO DELLA RYDER” – Da subito gli organizzatori hanno cercato di tirare a bordo il nuovo governo Meloni, con un livello di coinvolgimento senza precedenti con gli esecutivi passati. La presa di contatto risale già a fine 2022, con una prima riunione. Il riferimento non poteva che essere il ministro competente, quello dello Sport, Andrea Abodi, ma la Ryder è riuscita a costituire una vera e propria triade. Il secondo pilastro del progetto è il Turismo di Daniela Santanché, già partner istituzionale degli eventi “Road to Rome” a Villa Borghese e Piazza Duomo: la ministra, del resto, da sempre strizza l’occhio a quel mondo del turismo sportivo e del lusso, che il golf incarna alla perfezione. E poi c’è il vicepremier nonché titolare degli Esteri, Antonio Tajani, ormai ribattezzato dai colleghi “ministro della Ryder Cup”, per quanta dedizione ha messo nella causa: organizza presentazioni per le ambasciate in giro per il mondo, da Tokyo a New York, passando per Israele. Mentre in Italia non si perde un appuntamento il suo capo di gabinetto a Chigi, Sandro Menichelli, curriculum impressionante (già direttore della divisione latitanti dell’Interpol e consigliere della Rappresentanza d’Italia presso l’Ue), e una meno nota passione per il golf.

LA COPERTURA POLITICA DIVENTA ECONOMICA: IN ARRIVO 1,5 MILIONI (PER ORA) – Il pressing a tutto campo ha dato i suoi frutti: la Ryder si è conquistata un posto nell’agenda di governo, anche come volano della candidatura di Expo 2030 (su cui però la concorrenza dell’Arabia Saudita è fortissima). Ha trovato finalmente la copertura politica che cercava, e che può all’occorrenza diventare anche copertura economica: come è in grado di anticipare ilfattoquotidiano.it, il Dipartimento Sport ha stanziato un contributo straordinario di 1,5 milioni di euro, inserito in extremis in un decreto per gli eventi sportivi che vedrà presto la luce. E non si esclude nemmeno un rabbocco in futuro. La Ryder, tattavia, era stata già finanziata pesantemente 5 anni fa. Mentre per far fronte alle esigenze di liquidità, la partecipata governativa “Sport e salute” anticiperà i milioni dovuti nel 2024. Poi ci sono sempre gli altri Ministeri: a Santanché e Tajani non sono state avanzate richieste specifiche, almeno per il momento, ma nel caso non mancherebbe la disponibilità. Sullo sfondo, c’è sempre la famosa garanzia stanziata con l’aiuto dell’ex ministro Luca Lotti: dei 97 milioni originari ne sono stati messi al riparo una sessantina, con la promessa sempre valida di non toccare il resto. Si vedrà: gli organizzatori sono ancora convinti di far quadrare i conti e rivendicano le parti virtuose dell’evento, i risparmi, gli interventi stradali nell’area di Roma. In fondo il bilancio si chiude al 2027 e solo allora si potranno davvero tirare le somme. Intanto a settembre finalmente si gioca: con mezzo governo Meloni in campo con la Ryder.

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