Napoli è diventata una ‘Malatìa’, il brano di Ciccio Merolla impazza nei vicoli, nei rioni, nelle strade, nelle piazze fino a rimbalzare sul social Tik Tok con improvvisati balletti dalle originali coreografie che spesso coinvolgono le sagome dei calciatori della squadra del Napoli ormai installati in molti quartieri partenopei. È stata adottata ufficialmente come la colonna sonora dei prossimi festeggiamenti per i quasi campioni d’Italia.

La torcida azzurra è inarrestabile. È un’onda lunga di gioia e di felicità che tracima e invade ogni viuzza. La città con relativo arredo urbano e qualche monumento è dipinta dei colori della squadra del Napoli. La febbre dell’entusiasmo sale e la città è rovente: scaramanticamente però si attende il conforto della matematica che a breve farà cucire sulle magliette della squadra del presidente Aurelio De Laurentiis il terzo storico scudetto dopo quelli conquistati dal capitano Diego Armando Maradona.

All’ombra dell’ammuina ci sono loro, altri campioni quelli dell’illegalismo, i ‘ragionieri Casoria’ direbbe Totò, in pratica, quelli che ne approfittano, quelli che scrutano il momento e con il controllo capillare della città fanno business. Addirittura già a fine febbraio sono sbucate piene di mercanzia bancarelle con annessa auto deposito per la merce nelle zone maggiormente frequentate dai turisti, come via Toledo, Mergellina, il Centro storico, nei pressi dello stadio Maradona. Ci trovi: bandiere di tutte le misure, sciarpe, magliette, tute, calamite, mascherina di Osimhen, gadget, parrucche, poster, foto, stampe e quadri dei calciatori e dei campioni intramontabili, trombe, fumogeni, rotoli di nastro plastificato nei colori del bianco e dell’azzurro ma anche con scritte inneggianti ‘Forza Napoli’, ‘Campioni’ ecc, poi ci sono gli striscioni in tutte le declinazioni possibili con le frasi di Massimo Troisi, Eduardo De Filippo passando per i versi di Pino Daniele.

Napoli è Napoli, si sa. Già con Diego Armando Maradona intervistato dal compianto Gianni Minà al riguardo diceva: “Qualcuno l’ha fatto per guadagnare. Io l’ho detto al napoletano: io voglio che la gente viva, se la gente fa questo sì. Però io che il miliardario si faccia più miliardi con Maradona, ecco questo non lo sopporto proprio”.

Ora però non si tratta d’improvvisazione, d’inventarsi la giornata. Il fenomeno è diverso. Appare scontato che ci sia una regia. Ci troviamo di fronte a un’organizzazione che produce, con una logistica dedicata e una filiera distributiva e di rivendita. Indagini puntano su alcuni clan.

L’industria del falso è storicamente una attività della camorra spa. È vero, in parte, sono sorti spontaneamente comitati condominiali per i festeggiamenti: piccole collette per acquistare il necessario e allestire tra un palazzo e l’altro, nelle strade, nelle piazze festoni, striscioni e bandiere azzurre. Certo, il materiale esposto e acquistato è sempre lo stesso, come dire standardizzato e uguale dappertutto. All’ammuina partecipano anche i commercianti, gli esercenti che non possono rifiutarsi, in molti casi, di sborsare un ‘libero’ contributo di 30/50 euro. “Che fai dici no? – mi racconta un negoziante – non c’è un obbligo però pare brutto non contribuire. Dobbiamo stare tutti in pace e d’accordo, il Napoli dopo 30 anni vince lo scudetto. Per dirne una – riflette – con il maltempo molti striscioni e nastri sono caduti colpa del vento e allora ‘volontariamente’ abbiamo sborsato altre 20 euro”.

Addirittura ‘spontaneamente’ nei diversi mercati rionali dei quartieri più popolosi della città e in molti negozi – i cui titolari sono cinesi – si sono adoperate buste per la spesa con le scritte: “La capolista se ne va…” e “Quando il Napoli è in campo, fortissimo batte il mio cuor, la voce mi trema e son certo: il Napoli è il mio unico amore” con stampato ovviamente il simbolo dello scudetto con il numero 3. Chi ha distribuito e convinto i commercianti ad impiegare quelle buste? A che costo?

Se inizialmente si vendevano sulla bancarella il ‘classico falso originale’ con la riproduzione dei marchi del calcio Napoli, visti i sequestri della Guardia di Finanza allora si è virato su una produzione propria. Ma con l’avvicinarsi dei festeggiamenti si è ricominciato a produrre e vendere il falso originale: ne è prova il sequestro di opifici e di depositi da parte degli uomini del Comando provinciale di Napoli ultimo dei quali nel Comune di San Giuseppe Vesuviano di un deposito di 200 mq, con oltre 18.000 prodotti falsi contraffatti della Ssc Napoli e anche il logo Emporio Armani ‘EA7’ che se venduti avrebbero fruttato un guadagno di oltre 800.000 euro.

Per non parlare del cosiddetto ‘Largo Maradona’, che sulla toponomastica non esiste, nei pressi di via Emanuele de Deo ai Quartieri Spagnoli. Qui all’ombra dello storico murale di Diego Armando Maradona è sorto un vero bazar, inutile puntualizzarlo, tutto nel segno dell’illegalismo e del peggior modo di essere partenopei. Forza Napoli, sempre.

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