La crisi climatica non è più ai confini del tempo, è realtà. Sempre di più investirà il pianeta, e in alcune aree particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici i disastri sono già ben visibili. È una realtà con cui fare i conti e che per mancanza di visione e volontà politica, i nostri leader mondiali non affronteranno in tempo. Gli argini che verranno messi impediranno in parte le prevedibili catastrofi che subiranno le future generazioni.

Mentre il mondo è in continua evoluzione, gli esseri umani hanno bisogno di adattarsi al cambiamento, non solo spostandosi come hanno sempre fatto, ma con le armi che cittadine e cittadini hanno a disposizione: l’attivismo, la partecipazione politica e l’educazione.

Per quanto riguarda l’educazione, nei curricula scolastici c’è poco o nulla sull’insegnamento al rispetto dell’ambiente e agli adattamenti alla crisi climatica. Giusto delle iniziative extra-curriculari ad hoc. Un’eccezione e mai la regola.

Ci sono delle iniziative di cittadinanza attiva sull’educazione alla crisi, ma poco arriva nel dibattito sui giornali. Se si parla di attivismo contro la crisi climatica, ci si limita a contestare le forme di protesta delle attiviste e attivisti, ma i contenuti di ciò che denunciano non arrivano al grande pubblico. Non si parla abbastanza del fatto che, per esempio, tra pochi decenni si arriverà a delle guerre diffuse sul controllo delle risorse idriche.

Poco si parla dei migranti climatici come futuri rifugiati. Li si considera “migranti economici” categoria inventata dalla propaganda di destra che non rappresenta più la realtà delle migrazioni – o per dirla tutta, non l’ha mai rappresentata. Milioni e milioni di persone che già hanno cominciato a spostarsi perché i posti dove stavano non sono più abitabili, per mancanza d’acqua o a causa di innalzamento del livello dei bacini idrici, per fare alcuni esempi.

Giusto in questi mesi si parla di crisi idrica, oramai anche quest’ultima una realtà ben visibile in Italia, anche se non è chiaro al grande pubblico come quest’ultima sarà affrontata. Rimane alta l’attenzione sulle polemiche e sulle dichiarazioni, quotidianità del giornalismo italiano, e poco si sa delle azioni governative e dove si muovono gli investimenti su tale tema.

Unica recente nota istituzionale: Giorgia Meloni ha conferito al Vice-Premier Matteo Salvini la delega a presiedere la cabina di regia con funzioni di indirizzo per coordinare e monitorare il contenimento al contrasto della crisi idrica. Ancora non si sa come il governo agirà in merito, o se la cittadinanza o le associazioni della società civile verranno coinvolte.

Al di là della risposta istituzionale (top-down) in corso, è importante iniziare a dare più spazio ai processi di cittadinanza attiva dal basso (bottom-up) nel mondo del giornalismo. Per esempio, su questo tema a Palermo si è svolto sabato 22 aprile l’Earth Day 2023 un evento annuale che quest’anno ha ospitato la “School for Water Education”, un progetto internazionale che offre gratuitamente lezioni su come educare la cittadinanza alla gestione delle risorse idriche e territoriali per la sicurezza alimentare ed energetica. L’evento organizzato da Studio Rizoma e European Alternatives, affronta il divario di conoscenze che c’è sulla gestione sostenibile delle risorse, e cerca di trovare un adattamento all’uso di queste ultime in base al contesto socio-economico di riferimento.

Ma come detto prima, oramai quando si parla di crisi climatica si guarda il dito ma mai la luna: le polemiche sterili sulle forme di proteste degli attivisti sovrastano il problema dei problemi, cioè che il nostro pianeta sarà esponenzialmente sempre meno abitabile. È importante dunque che i media pongano più attenzione alle iniziative della cittadinanza come l’evento svoltosi a Palermo, anziché solo ed unicamente alle polemiche. Perché queste ultime verranno dimenticate quando sempre più persone subiranno le dure conseguenze della crisi climatica.

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