Matteo Renzi accusa Carlo Calenda di essere fuori di testa e di non comprendere le ragioni del suo rifiuto a realizzare il partito unico. Calenda ricorda a Renzi, tra le tante cose, anche di aver percepito ricche parcelle come conferenziere, anche da quell’Arabia Saudita con le mani “sporche di sangue per l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi”.

Premesso che la disputa sul Terzo polo non ci appassiona, non sarebbe opportuno lasciar fuori dalla rissa tra i “polli di Renzi” almeno il giornalista fatto a pezzi nell’ambasciata saudita? Calenda non era stato informato, all’atto del patto con Renzi, della sua poliedrica attività di conferenziere? Non aveva sentito parlare del “rinascimento saudita”? Nessuno gli aveva raccontato l’assassinio del giornalista, i possibili mandanti ed esecutori?

Perché non aveva chiesto a Renzi di non stringere più quelle mani “sporche di sangue”? E Renzi perché non risponde alle gravi parole di Calenda e le liquida con piccata e presuntuosa sufficienza? Il neo direttore del Riformista sparerà, anche contro di lui, una “querela bavaglio”?

Sia come sia, la smettano di tirare in ballo il nome di Khashoggi, rispettino almeno la sua memoria e, se proprio vogliono occuparsene, aggiungano – sia pure in grave ritardo – le loro voci a quelle di chi continua a reclamare verità e giustizia.

Un grazie infine a a tutte quelle associazioni, in testa Amnesty e il portavoce Riccardo Noury che, invece, nonostante ironie e diffamazioni, non hanno mai disertato e, ancora oggi, tengono accesi i riflettori sui mandanti e gli assassini di Jamal Khashoggi.

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