La procura di Ferrara ha chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio per una presunta maxi truffa che ruotava attorno alla ricostruzione post sisma del quartiere fieristico estense. Un cantiere da circa 5 milioni di euro attorno al quale gravitano i sospetti della magistratura. Sospetti che per il codice penale si chiamano truffa in erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio, turbativa d’asta, corruzione, addirittura pericolo di un disastro. Con tanto di chiamata in causa da parte di uno degli imputati di due ex ministri – Dario Franceschini e Marco Minniti, entrambi totalmente estranei alle indagini – per cercare un aiuto da Roma.

La busta verde è stata notificata a nomi eccellenti della politica ferrarese del recente passato targato Partito democratico. In primis a Tiziano Tagliani, l’ultimo sindaco di centrosinistra prima che la valanga leghista conquistasse il municipio. Poi il suo braccio destro, Aldo Modonesi, assessore plurideleghe ed ex candidato sindaco contro Alan Fabbri. Quindi Filippo Parisini, anche lui dem ed ex presidente dell’ente Fiera.

Insieme ai tre nomi eccellenti figurano vertici e funzionari della ditta AeC di Modena, favorita – secondo la procura – nell’aggiudicazione dell’appalto: si tratta del presidente Stefano Zaccarelli, del consigliere delegato Sandro Mantovani, del consulente impiantistico Gian Domenico Leprini e del dipendente Aldino Cavallina. Viene poi il progettista dell’appalto Davide Grandis, dello studio Mezzadringegneria. Sarebbe stato quest’ultimo, secondo il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, Alberto Savino, a redarre una falsa perizia giurata per attestare danni in realtà inesistenti (da qui l’imputazione di falso in atto pubblico).

Il “mandante” sarebbe stato Parisini, che tra i diversi reati di cui è accusato deve rispondere di abuso d’ufficio perché, dal dicembre 2014 in poi, avrebbe procurato a Grandis un ingiusto profitto affidandogli senza alcuna gara l’incarico di progettazione e direzione lavori. Grandis guadagnerà oltre 350mila euro più iva che gli verranno dati dalla Regione Emilia-Romagna. A cosa serviva quella falsa dichiarazione? A entrare nel grande mare magnum della ricostruzione. Prima nel programma “Fenice”, poi, grazie a quello che gli inquirenti definiscono “patto simulato” tra Fiera e Comune di Ferrara, nel programma “Sfinge”, molto più lucroso.

Attraverso la convenzione ritenuta fittizia la fiera si sarebbe assunta l’onere della ricostruzione per poter così accedere alla procedura Sfinge, che era appannaggio solo di enti commerciali e che riconosceva molti più contributi a fondo perduto. Fu così che la Fiera incassò dalla Regione quasi 5 milioni di euro. A giostrare il tutto, secondo il pm, furono Parisini e Tagliani. È lo stesso ex presidente che in una intercettazione si lascia sfuggire che “Tagliani, con cui ho un rapporto spettacolare, mi disse tieniti la manutenzione straordinaria temporanea per fare tu da veicolo di incasso di quei soldi della Regione”. Serviva poi qualcuno che effettuasse i lavori. E qui Parisini, Grandis, Cavallina, Zaccarelli, Mantovani, Leprini e Modonesi sarebbero incorsi nella turbativa d’asta. L’obiettivo era far vincere al ditta AeC.

Parisini e Grandis fanno avere anzitempo (nell’ottobre 2016) il capitolato d’appalto a Cavallina, che lo gira ai tecnici di AeC. Con lui Parisni e Grandis avrebbero concordato le migliorie da proporre per ottenere un punteggio aggiuntivo in sede di aggiudicazione a scapito dei concorrenti. A questo punto AeC è in grado di presentare un’offerta estremamente superiore a quella dei concorrenti, sia per il ribasso di base d’asta che per l’entità delle migliorie. E infatti il 10 marzo 2017 AeC si aggiudica l’appalto. La preferenza accordata ad AeC ha un prezzo. Secondo il pm, Modonesi – in questo caso accusato di corruzione – avrebbe intascato da parte di Cavallina (imputato a sua volta qui come corruttore) per conto della ditta 12mila euro, versati come sottoscrizione all’Ente Palio, delega rientrante in quelle dell’allora assessore. Per Parisini c’è una seconda accusa per truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Qui in concorso con l’onnipresente Grandis e i vertici di AeC. I lavori vengono dichiarati finiti quando non era nemmeno stato realizzato un terzo delle migliorie. Sarebbe stata predisposta una rendicontazione infedele. La prepara Grandis, che manda ala Regione una richiesta di liquidazione di 3 milioni e 947mila, anziché i previsti 3 milioni e 572mila.

L’ultimo capo di imputazione grava ancora sulle spalle di Parisini. L’allora presidente avrebbe omesso, dal maggio 2016 al dicembre 2019, di dotare la Fiera di un impianto antincendio funzionante. Considerando che ogni anno i suoi padiglioni ospitavano circa 20 manifestazioni, capaci di portare dalle 3mila alle 25mila persone, la sua inedia sarebbe colpevole di pericolo di un disastro o di un infortunio sul lavoro. Fin qui la parte tecnica che i capi di imputazione portano con sé. Ma nel fornire prova al proprio impianto accusatorio la procura riporta diverse intercettazioni.

In una conversazione datata giugno 2020 Tagliani promette a Parisini di interessare della vicenda i ministri Dario Franceschini (ferrarese anch’egli) e Minniti, augurandosi che qualcuno intervenga dall’alto. Si interessa inoltre dei nomi dei carabinieri che stavano svolgendo le indagini. Per Tagliani la procura ha chiesto comunque l’archiviazione per le ipotesi di corruzione, anche se il pm scrive nelle sue pagine che “il suo comportamento presenta numerose ombre e gravi sospetti”. “Dispiace leggere di dubbi e sospetti nella richiesta di archiviazione – è la replica di Tagliani – affermazioni che non appartengono alla mia cultura giuridica, questo tuttavia non è tanto un problema mio quanto piuttosto della impalcatura accusatoria unilaterale, ed a mio avviso precostituita”.

“Affronto con la massima serenità – prosegue l’ex sindaco – anche, devo dire finalmente, la valutazione che un giudice farà alla udienza preliminare dell’ultima ipotesi che evidentemente deve per il pm restare a mio carico: ovvero quella del concorso nella truffa a favore del Comune per effetto dell’utilizzo, nella richiesta di erogazione di contributi post Sisma, della piattaforma Sfinge e non Fenice per la sua istruttoria”. Questa serenità gli deriva “dall’aver già chiarito e soprattutto dimostrato, in primo luogo la mia totale personale estraneità alla pratica richiesta dalla Fiera, la rispondenza di tale percorso amministrativo ad un preciso invito scritto presente in atti, pervenuto agli enti dal vertice tecnico della struttura commissariale, tanto che anche la fiera di Modena e numerosi altri enti hanno utilizzato la piattaforma Sfinge”.

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