“Che c’entrava lui, che c’entravamo noi? La mamma, ieri, glielo aveva detto: lascia perdere, ma dove diavolo vai? Ma i figli sono così. C’erano stati attentati, i missili. Alessandro aveva scherzato: ‘A ma’, li hanno intercettati’. Intercettati un cavolo”. Non trova pace Annamaria e sulle pagine di Repubblica sfoga la sua rabbia per quanto successo all’amico Alessandro Parini, l’avvocato trentenne rimasto ucciso venerdì sera in un attentato a Tel Aviv, in Israele. Il ragazzo romano era partito quel giorno stesso insieme ad altri quattro amici, mentre altri due ragazzi già li aspettavano lì dal giorno prima: un gruppo affiatato con in comune la passione per i viaggi. L’ultimo insieme era stato in Brasile.

Ed è proprio uno di quei ragazzi a ricostruire quella drammatica serata: il gruppo lascia l’hotel intorno alle nove di sera e si avvia lungo il viale. Alessandro cammina dietro assieme ad una ragazza e al suo migliore amico quando all’improvviso spunta la Kia bianca a tutta velocità: “Stavamo camminando sul lungomare quando abbiamo sentito il rombo dell’auto che ci passava accanto, poi gli spari, e ci siamo dispersi. Quando siamo tornati indietro abbiamo visto Alessandro steso in terra nel sangue”, racconta a Repubblica. A terra però ci sono anche altri due giovani, Roberto e Luca: l’ambulanza li porta tutti in ospedale ma per Parini non c’è nulla da fare. L’ultimo ricordo di mamma Nicoletta è a Fiumicino: “L’ho accompagnato io all’aeroporto venerdì. Era contento, aveva programmato questo viaggio da tanto. Amava viaggiare. Volevamo andare a Tel Aviv, ma ci hanno detto di restare qui. Ora speriamo solo di poterlo riavere presto”.

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