Attualità

Allarme Wangiri, la truffa telefonica dello squillo senza risposta torna in Italia: i consigli per non caderci

di Luca Guarneri

In questi anni i consumatori si sono abituati a prestare più attenzione ai propri consumi e alle possibili truffe in agguato. Oggi vi parliamo di Wangiri, conosciuta anche come la truffa della chiamata senza risposta. Quante volte vi sarà capitato di ricevere chiamate con prefissi internazionali al quale non siete riusciti a rispondere in tempo? E, ahimè, anche se avete inserito il vostro numero nel registro delle opposizioni le telefonate arrivano comunque. I cybercriminali con questo metodo si approfittano dell’ingenuità delle persone per addebitare durante la chiamata servizi premium in abbonamento con un canone molto costoso e servizi telefonici di vario tipo. Il senso della truffa sta tutto nel termine giapponese Wangiri: “Uno squillo e buttare giù”. Ed è proprio in pochi secondi infatti che viene tesa la trappola partita dal Giappone ed arrivata in poco tempo in tutti i Paesi del mondo, proprio come la truffa del delivery da cui vi avevamo messo in guardia mesi fa.

Come spiegato dagli esperti di Panda Security, tutto avviene con una chiamata senza risposta con un prefisso di un numero estero. La telefonata viene realizzata in orari in cui il ricevente non può rispondere (notte o orari di ufficio). L’utente quindi, spinto dalla curiosità, prova a richiamare il numero presente nel registro delle chiamate perse. Il gioco è fatto: la chiamata viene indirizzata automaticamente verso un numero di telefono a pagamento (pratica illegale in Italia), in grado di addebitare in meno di 30 secondi anche 1 o 2 euro. Solitamente il tentativo è “one shot”, quindi è difficile trovare più chiamate perse nell’arco della giornata dalla stessa numerazione. Perché? Per non destare sospetto e alimentare la curiosità, ovviamente. L’Interpol intanto è riuscita a rilevare anche i prefissi internazionali da cui provengono la maggior parte delle chiamate: Moldavia (+373), Kosovo (+383) e Tunisia (+216). Dal momento che anche le compagnie telefoniche sono impossibilitate a bloccare queste chiamate automatizzate, Panda Security ha condiviso qualche consiglio per mettere in guardia i consumatori:

  • Verificare il numero della chiamata in arrivo e nel caso bloccarlo
    È quindi possibile bloccare il numero direttamente dal proprio smartphone o consultare il registro Agcom per verificare se il numero telefonico è presente nel Registro degli Operatori di Comunicazione
  • Utilizzare una app per bloccare chiamate indesiderate
    Esistono molte applicazioni sugli store digitali. Una soluzione per iOS e Android può essere Truecaller, in grado di riconoscere chiamate spam e bloccarle in modo automatico
  • Accettare cookie essenziali
    Sui siti internet, cliccando su “acconsento”, finiamo per condividere in rete molti nostri dati personali. Per questo motivo la soluzione per usufruire dei vari siti internet è cliccare il tasto “accetta cookie essenziali”.

Infine restano sempre validi i metodi tradizionali: contattare il vostro operatore telefonico o rivolgervi alla Polizia Postale per segnalare l’accaduto.

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