Il Convegno organizzato dal mio Istituto di studi giuridici internazionali del Consiglio nazionale delle Ricerche presso l’Aula Convegni del Consiglio, venerdì scorso 31 marzo, costituisce una brillante dimostrazione del ruolo che ricercatori, scienziati e giuristi realmente indipendenti possono svolgere per affermare le ragioni del diritto internazionale, e quindi della pace e della cooperazione per trovare soluzioni comuni a problemi che sono globali, dalla devastazione ambientale, al dilagare della povertà materiale e culturale all’approfondimento delle diseguaglianze, e soprattutto allo spettro della guerra nucleare che incombe sulle nostre esistenze. Guest star del Convegno è stato l’ambasciatore della Repubblica popolare cinese a Roma, Jia Guide, che oltre ad essere il rappresentante ufficiale di una delle principali Potenze mondiali è anche un giurista di chiara fama, che a lungo diretto l’Ufficio degli affari giuridici del Ministero degli affari esteri.

Il Convegno, che si è dipanato proprio a partire dall’intervento di Jia Guide, ha rappresentato un importante approfondimento intorno al pensiero giuridico internazionale cinese del futuro condiviso dell’umanità, importante elaborazione sia sul piano prettamente giuridico che su quello politico che su quello culturale, elaborazione che conta ormai già dieci anni di vita e che, come sempre avviene in Cina, non esiste solo sul piano teorico o astratto ma ispira costantemente le azioni concrete che quel governo compie sulla scena internazionale.

La Cina infatti ha avuto modo di recente di dare un contributo fondamentale alla causa della pace, attuando una proficua mediazione tra due Stati che da tempo erano fra loro ostili e stavano slittando verso la guerra aperta, come Iran e Arabia Saudita, e ha di recente varato un piano di pace tra Russia e Ucraina, che costituisce un tentativo meritorio di risparmiare a una comunità internazionale a un’umanità sempre più angosciate ulteriori tappe di un’escalation davvero drammatica. Come ha scritto di recente il giurista Domenico Gallo “è importante che il piano cinese metta al primo punto la necessità di rispettare la sovranità di tutti i paesi e il diritto internazionale universalmente riconosciuto, compresi gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite”. Ed è altrettanto importante che venga battuta la nuova mentalità da guerra fredda, che minaccia sempre più di trasformarsi in guerra calda e che si apra finalmente un negoziato che finora apparentemente né Zelensky (leggi Biden) né Putin sembra abbiano intenzione di promuovere, e che si deve ovviamente accompagnare a un cessate il fuoco immediato.

La Cina è un grande Paese e costituisce fin d’ora da vari punti di vista la principale Potenza mondiale, specie in campo economico, ma è il caso di sottolineare come la dottrina cinese del futuro condiviso dell’umanità rigetti ogni egemonismo e chieda invece una valorizzazione del ruolo delle istituzioni internazionali e del diritto internazionale. Ogni giorno si moltiplicano, unitamente agli scricchiolii del vecchio ordine centrato sul predominio dell’Occidente, le cui radici risalgono perlomeno alla conquista dell’America nel 1492, le avvisaglie della necessità di instaurare finalmente un nuovo governo multipolare in cui tutti gli Stati abbiano voce in capitolo e possano pervenire, mediante un dialogo fruttuoso e una cooperazione concreta, ad allontanare la minaccia dell’autodistruzione che incombe oggi, inutile negarlo, sull’umanità – si tratti di guerra nucleare, di cambiamento climatico o di altri fenomeni deteriori che sono determinati dal modello di sviluppo fin qui irresponsabilmente perseguito da parte delle forze dominanti.

Avere rapporti proficui e collaborativi colla Cina è cosa talmente ovvia che lo capiscono perfino i membri del peggiore governo che l’Italia repubblicana abbia mai avuto. Mi pare una cosa positiva e dobbiamo attuare ogni sforzo per consolidare la collaborazione tra Italia e Cina su molti piani, intensificando in particolare i progetti di ricerca comuni su ogni terreno possibile.

Come ho affermato nel mio intervento introduttivo dei lavori del Convegno, “l’esperienza cinese, che ha consentito a centinaia di milioni di persone di uscire dalla povertà, costituisce un esempio da seguire per tutto il Terzo Mondo”, così come occorre appoggiare la dottrina cinese del futuro condiviso dell’umanità che comporta “la necessità di un approccio globale ai problemi e quindi di attingere al diritto internazionale le soluzioni”. Il diritto internazionale, tema cui ho dedicato decenni di impegno, riflessi anche nel mio recente libro Diritto internazionale, appunti critici, costituisce la principale e più forte risposta al caos e all’autodistruzione e sarebbe ora che tutte e tutti, al di là delle posizioni politiche che esprimono, se ne rendessero finalmente conto mettendo da parte l’oscena propaganda di guerra che dilaga nei media padronali. E’ in gioco il futuro di ciascuno di noi.

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