Netflix paghi il dovuto agli attori italiani. La causa (civile) che non t’aspetti l’ha intentata l’agenzia Artisti 7607 portando il colosso dello streaming in tribunale a Roma. “La causa è l’inevitabile conseguenza di sterili e lunghe trattative nel corso delle quali la piattaforma non ha ottemperato agli obblighi di legge”, ha spiegato in un comunicato ufficiale l’agenzia che ha tra i suoi 3200 associati anche Elio Germano, Claudio Santamaria e Neri Marcorè. In pratica Netflix “non ha fornito dati completi sulle visualizzazioni e i ricavi conseguiti in diverse annualità”. L’attrice Cinzia Mascoli, presidente di Artisti 7607 ha sottolineato: “Anche per opere di grande successo, gli artisti si vedono corrispondere cifre insignificanti e totalmente slegate dai reali ricavi. Per questo ci aspettiamo sostegno e vigilanza da parte delle istituzioni per tutelare i nostri diritti. Le norme oggi ci sono: bisogna solo farle rispettare”.

Insomma il film Era ora, con Edoardo Leo e Barbara Ronchi, batte ogni record, ma i dettagli non vengono resi noti e la paga langue al ribasso. “Abbiamo a cuore che gli artisti, gli interpreti e gli esecutori italiani siano remunerati equamente, in linea con la legge italiana”, hanno ribattuto dal quartier generale di Ted Sarandos. “Abbiamo lavorato per trovare soluzioni eque ed assicurarci che gli artisti italiani siano remunerati adeguatamente, anche attraverso le organizzazioni che li rappresentano. Da molti anni, abbiamo un accordo con Nuovo Imaie, la collecting italiana che rappresenta la maggioranza degli artisti interpreti ed esecutori. Abbiamo cercato di trovare un accordo con Artisti 7607; tuttavia, Artisti 7607 non ha fino ad oggi identificato le prestazioni degli artisti che essi rappresentano nei film e nelle serie disponibili sul nostro servizio, né pubblicato una tariffa per i servizi audiovisivi in streaming”.

Nella disputa è intervenuto anche l’attore Paolo Calabresi, tra i soci fondatori di Artisti 7607 e consigliere di Unita, un’altra associazione di attrici e attori italiani: “Siamo da tempo consapevoli di dovere contrastare lo strapotere delle grandi piattaforme streaming per tutelare, nel nostro settore, la dignità professionale e i diritti degli artisti interpreti”..

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