Ogni addio è diverso dall’altro. Tranne che per Antonio Conte. Perché ogni divorzio calcistico del tecnico salentino sembra seguire sempre lo stesso schema. Tutto inizia con la richiesta di nuovi acquisti (solitamente molto costosi), poi arriva la polemica aperta con la società e infine la separazione. È un copione che si è ripetuto sempre identico per anni. Ancora e ancora e ancora, fino a creare un genere letterario con tatto di aforismi entrati ormai nell’immaginario collettivo. E visto che pure Conte e il Tottenham si sono detti addio, abbiamo messo in fila tutti i divorzi del tecnico salentino dal meno drammatico al più drammatico.

Atalanta, 2010
Colpo di scena: 2/4
Drammaticità: 2/5
Polemica: 1/5
Frase a effetto: 1/5

L’avventura di Conte implode dopo un alterco negli spogliatoi fra l’allenatore e Cristiano Doni, figura totemica per squadra e tifosi. “Ruggeri cambia atteggiamento – scrive il mister nella sua biografia – Non ti preoccupare, ci salveremo. Ma Doni non possiamo cederlo, altrimenti ci mettiamo contro l’intera piazza”. All’inizio di gennaio l’Atalanta pareggia 1-1 in amichevole contro la Tritium, una squadra che gioca in Serie D. In campo di Doni non c’è neanche l’ombra. I tifosi fanno partire l’ennesima contestazione. Tre giorni più tardi la Dea perde in casa 0-2 contro il Napoli di Mazzarri. La situazione è insostenibile. “Torno a casa e parlo della situazione con la mia compagna – scrive Conte -Non ce la faccio più. Non riesco a esprimermi. Non riesco a lavorare come vorrei. Le pressioni della piazza non vengono gestite come dovrebbe essere. I Ruggeri accolgono le dimissioni e me ne vado senza buonuscita“. Finisce così. Ma sarà forse l’epilogo meno amaro di Conte.

Chelsea, 2018
Colpo di scena: 2/5
Drammaticità: 3/5
Polemica: 4/5
Frase a effetto: 3/5

Conte alimenta la sua fama di vincente conquistando subito la Premier League. Ma nel secondo anno le cose con i Blues non vanno altrettanto bene. A inizio gennaio il tecnico esprime pubblicamente la sua delusione per il mercato portato avanti dal club. “Ho spiegato che dobbiamo migliorare la rosa per avere i doppi ruoli coperti non da giovani inesperti per un campionato difficile come la Premier – dice il tecnico – Se mi chiedono dei suggerimenti per i nomi, sono pronto a darli, ma è il club che scegli i giocatori. Io mi concentro sul campo per migliorare il materiale che mi viene messo a disposizione, la società lavora sul mercato”. La squadra precipita in campionato e chiude al quinto posto. Ma dopo aver conquistato la FA Cup battendo lo United, Antonio lancia un altro affondo: “Ho grandi ambizioni, ma non ho soldi da spendere per il Chelsea”. L’esonero diventa inevitabile. Il 15 luglio Conte guida l’allenamento della squadra, poi gli viene comunicato il licenziamento. Al suo posto arriverà Maurizio Sarri.

Nazionale, 2016
Colpo di scena: 2/5
Drammaticità: 3/5
Polemica: 4/5
Frase a effetto: 4/5

Nel primo giorno di primavera del 2016 Tavecchio annuncia che Antonio Conte non rinnoverà il contratto con la Nazionale. Mancano solo due mesi all’Europeo francese e il tecnico è già molto vicino ad accordarsi con il Chelsea per la stagione successiva. La prima conferenza stampa del cittì dopo le frasi del presidente della FIGC è pirotecnica. Perché Conte attacca tutti: “Quando dopo le qualificazioni europee ho visto che sarebbero passati altri quattro mesi prima di tornare ad allenare, – dice Conte – ho capito che non avrei accettato altri due anni come chiuso dentro a un garage”. Ma il passaggio clou è un altro: “Mi è dispiaciuto vedere in questi due anni che qualsiasi cosa veniva fatta per Antonio Conte o contro Antonio Conte e non per la Nazionale, dispiace perché la Nazionale è di tutti, non mia, se andava fatta qualcosa lo si faceva per l’Italia e gli italiani, non era una cosa soggettiva, ma a volte fa più audience andare sul nome”. Gli azzurri arriveranno fino ai quarti, dove verranno poi eliminati dalla Germania ai rigori. Ma l’era Conte era finita mesi prima.

Inter, 2021
Colpo di scena 2/5
Drammaticità: 2/5
Polemica: 3/5
Frase a effetto: 1/5

La prima stagione all’Inter si chiude con secondo posto e con una finale, persa, di Europa League. Eppure a fine anno tira già aria di divorzio. Conte ha attaccato pubblicamente la società, affermando di non essersi sentito protetto abbastanza. Per continuare insieme serve un incontro di tre ore a Villa Bellini, a Somma Lombardo, con i vertici della società. Zhang e Marotta confermano che verranno fatti importanti sforzi sul mercato. Conte accetta di andare avanti e vince lo scudetto. Solo che a fine anno il problema si ripresenta. L’Inter deve chiudere in attivo il bilancio, così dovrà sacrificare un big. Conte non ne vuole nemmeno sentir parlare. “Per un top coach serve un progetto top“, spiega il suo vice Stellini. Il 26 maggio Antonio lascia l’Inter. Sempre grazie a una risoluzione consensuale.

Tottenham, 2023
Colpo di scena: 3/5
Drammaticità: 4/5
Polemica: 5/5
Frase a effetto: 4/5

La crisi era iniziata più di un mese fa. Mentre Conte è ricoverato per sottoporsi a un’intervento chirurgico per asportare la cistifellea, il suo Tottenham batte il Manchester City. A fine partita l’allenatore effettua una videochiamata con Harry Kane per complimentarsi per il successo, solo che una voce in italiano pronuncia la frase: “Non tornare, non tornare più!”. Poco dopo arriva lo scontro verbale con Richarlison, che si era lamentato per il suo mancato utilizzo contro il Milan. La goccia che fa traboccare il vaso, però, arriva dopo la rimonta dal Southampton, ultimo in classifica. In conferenza stampa Conte punta il dito contro i suoi giocatori: “Non vogliono giocare sotto pressione, sono egoisti. È facile in questo modo – ha detto pubblicamente – la storia del Tottenham è questa, sono vent’anni che non vincono qualcosa”. E ancora: “Alcune persone pensano che possiamo lottare. Ma combattere per cosa? Con questo spirito, questo atteggiamento, questo impegno? Per il settimo, ottavo, decimo posto? Non sono abituato a stare in questa posizione. Sono davvero arrabbiato e tutti devono assumersi le proprie responsabilità. Non solo il club, l’allenatore e lo staff. I giocatori devono essere coinvolti in questa situazione perché è ora di cambiarla se il Tottenham vuole cambiare“. Il finale, dunque, era inevitabile.

Bari, 2009
Colpo di scena: 5/5
Drammaticità: 5/5
Polemica: 5/5
Frase a effetto: 1/5

Un anno e mezzo indimenticabile. Nel dicembre del 2007 Giuseppe Materazzi si dimette e Perinetti decide di puntare su Antonio Conte. Il primo anno il Bari chiude 11° in B, poi vince il campionato con 4 giornate di anticipo grazie a un calcio super offensivo. La festa non decolla. Sembra che il tecnico abbia dei dubbi sul suo futuro in Puglia, anche perché si vocifera di un interesse della Juventus. A inizio giugno Conte rinnova. “Non potevo non tenere conto dell’affetto che i tifosi hanno dimostrato nei miei confronti”, dice. Ma la Serie A è un’altra cosa. Il tecnico pretende acquisti. E anche parecchi. “C’è da fare un lavoro enorme”, ammette Perinetti. Solo che il mercato non decolla mai. Prima di partire per le vacanze in Grecia Conte si presenta in sede per chiedere aggiornamenti sulle trattative. Le risposte che ottiene non gli vanno proprio a genio, tanto che il 23 giugno, a sorpresa, si dimette. “Con Conte c’erano divergenze sui tempi e sulle scelte dei giocatori”, spiega Matarrese. Qualche anno dopo il mister spiegherà così il suo addio: “Non volevo essere preso in giro. Avevo chiesto 8 acquisti e me li avevano negati. Erano troppi. Poi ne sono stati fatti 10 e mi domando ancora il perché. Mi ricordo che quell’anno ci furono le elezioni politiche e prima dell’esito si parlava di un certo progetto. Subito dopo le elezioni il progetto era sparito”.

Juventus, 2014
Colpo di scena: 5/5
Drammaticità: 5/5
Polemica: 5/5
Frase a effetto: 5/5

Uno degli addii più iconici della storia del calcio. Perché arriva all’improvviso, dopo tre scudetti consecutivi. Il 5 maggio del 2014 la Juventus sta festeggiando allo Stadium quando i giornalisti stuzzicano Antonio Conte chiedendogli cosa servisse ancora alla Signora per giocare alla pari con le big d’Europa. La risposta entra dritta nella leggenda. “Non puoi sederti al tavolo di un ristorante da 100 euro con 10 euro in tasca. In Europa ci sono squadre economicamente irraggiungibili e per me sarà molto dura vedere una squadra italiana in finale di Champions League da qui a tanti anni a venire”. In verità è un modo per chiedere al club altri rinforzi: Iturbe, Cuadrado e Sanchez su tutti. La situazione che si crea è particolare. Sembra quasi che l’aurea da vincente di Conte stia mettendo in ombra la Juventus. Continuare insieme è difficile, forse troppo. Nei primi giorni di ritiro non si vedono giocatori nuovi, Iturbe finisce alla Roma. È troppo. Il 15 luglio, poco prima delle 20, Conte e la società annunciano la rescissione consensuale del contratto. “Vincere è difficile e comporta tanta fatica ovunque – dice poi a Juventus Channel – e in una società come la Juventus, che vanta una tradizione di vittorie così importante e dove c’è l’obbligo della vittoria, può essere più faticoso rispetto ad altre parti. Ma chi ha dimostrato di essere un vincente sopporta bene la fatica e le pressioni che ne conseguono”. È l’inizio dell’era Allegri. Un’era ancora più vincente per i bianconeri.

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