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Ultimo aggiornamento: 22:36 del 24 Marzo 2023

Processo Open Arms, Oscar Camps: “Si perde tempo sull’ipotesi che un barchino galleggi ma non si parla del sequestro di 161 persone”

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“Abbiamo visto ancora una volta come si perde tempo divagando sul sottomarino e se un barchino galleggia, mentre si sta giudicando un sequestro di una nave e di 161 persone”, questo il commento di Oscar Camps, presidente di Open Arms, al termine della lunga udienza del processo a Matteo Salvini, all’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo. Una nuova puntata del processo al leader del Carroccio, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per non avere concesso lo sbarco alla nave piena di migranti nell’agosto del 2019. Quella di oggi, 24 marzo, è stata la prima udienza dopo i morti di Cutro e la tensione in aula era più che palpabile. La giornata è stata segnata da un acceso dibattito tra accusa e difesa. Scintille tra il pm Geri Ferrara e Giulia Bongiorno, legale di Salvini, al punto che il presidente della Corte, Roberto Murgia ha sospeso l’aula per qualche minuto.

L’udienza di oggi si è incentrata su quel che successe il primo agosto 2019, giorno del primo soccorso in mare di Open Arms che a 80 miglia dalla costa prese a bordo 55 migranti che si trovavano su un natante di 8-10 metri e con un spazio a disposizione di appena un metro quadro per persona. Una situazione che non destava particolare allarme, secondo i consulenti della difesa. Secondo i contrammiragli Massimo Finelli e Maurizio Palmese, infatti, Open Arms avrebbe dovuto prestare aiuto ma non era necessario il trasbordo dei migranti sulla loro imbarcazione. I periti della difesa hanno anche ricostruito in aula i movimenti della nave di Open Arms ipotizzando che l’equipaggio della nave spagnola avesse avuto delle comunicazioni con i trafficanti. Di tutt’altro avviso i periti della procura, Renato Magazzù e Dario Megna, secondo i quali la sicurezza nel natante non era garantita e il salvataggio era necessario. Ancora più nette le dichiarazioni di Vittorio Alessandro, ammiraglio in congedo della guardia costiera, ex responsabile delle comunicazioni, consulente di parte civile che ha sottolineato: “Una barca di 10 metri con 55 persone a bordo già alla partenza è una barca in stato di pericolo conclamato”. Mentre sulle specifiche accuse rivolte a Salvini ha aggiunto: “Nessun naufrago salvato doveva essere trattenuto per 20 giorni su una nave. Un naufrago deve essere riconosciuto e visitato. Open Arms nei giorni successivi ha chiesto più volte l’intervento per assistere naufraghi in precarie condizioni fisiche”. “Credo che tutto stia emergendo con estrema chiarezza”, ha commentato invece Salvini al termine dell’udienza (iniziata alle 10 e finita alle 18.30 circa).

“Abbiamo perso ancora una giornata, speriamo che la prossima volta si potrà introdurre il fattore umano che sembra non esistere. Perché si parla di imbarcazioni, se galleggiano o meno e non si parla della situazione di queste persone. Non si dice che molti di questi avevano bisogno di assistenza medica e tutti di assistenza psicologica: donne incinte, violentate, minori violentate, persone con ferite d’armi da fuoco, c’era qualsiasi tipo di trauma. Vediamo se la prossima volta potremo parlare della realtà e non dell’ingegneria”, ha detto a fine giornata anche Camps, che doveva essere ascoltato come teste oggi ma non c’è stato il tempo. La sua testimonianza è stata rinviata alla prossima udienza del 21 aprile.

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