Per Matteo Salvini è una “giornata storica” dopo “50 anni di chiacchiere”. Il Consiglio dei ministri di giovedì sera ha approvato il decreto sul Ponte dello Stretto di Messina, seppure “salvo intese” per via delle perplessità della premier Giorgia Meloni. Ma il leader della Lega tira dritto, annuncia già l’inizio dei lavori per il 2024 e assicura che sarà “l’opera più green del mondo” che garantirà lavoro a “decine di migliaia di persone” e “verrà certificata dai più grandi ingegneri delle migliori università italiane e internazionali”. Per questo, dice sempre Salvini, sarà “un’opera assolutamente sicura“. Strano, perché lui stesso non ha sempre avuto un’opinione così granitica sul ponte sullo Stretto. Anzi, nel 2016 quando a spingere per il collegamento tra Calabria e Sicilia è l’allora premier Matteo Renzi, Salvini dice: “Secondo me non sta neanche in piedi“. Ora, da ministro dei Trasporti, afferma il contrario. Ma la sua metamorfosi ha assunto varie sfumature nel corso degli anni. È passato dal proporre un referendum a chiedere che prima venga sistemato “il resto della rete infrastrutturale”. Ha dichiarato che il ponte si poteva fare ma “con denaro privato“, fino a sposare il “modello Genova” che tanto andava di moda dopo la ricostruzione del Morandi. Ha proposto di “impiegare gli operai dell’Ilva” nei lavori per “dare loro un futuro”. E poi ha cominciato l’attacco ai “signori del no”, tra i quali però c’era anche lui. Se è vero che il ponte sullo Stretto è stato argomento di 50 anni di chiacchierare, Salvini ha contribuito ad alimentarle almeno negli ultimi 8 anni. Ecco la ricostruzione della sua metamorfosi.

2015/16. “Dubbi e criticità” – Salvini è segretario della Lega da ormai quasi due anni, sul ponte sullo Stretto sembra essere contrario. Siamo a settembre 2015 e a Sky tg24 dichiara: “Io ho sempre avuto tantissimi dubbi sull’utilità e i costi del Ponte sullo Stretto, ma non spetta a Salvini decidere. Io farei referendum in Sicilia e Calabria e chiederei ai cittadini, costi alla mano, se lo vogliono o no”. Il suo no all’opera emerge però da un retroscena interno al Carroccio. È fine gennaio 2016, una fonte svela all’Ansa che c’è stato il via libera del segretario leghista al ponte sullo Stretto all’interno del piano della Lega per il rilancio e lo sviluppo del Mezzogiorno. L’ufficio stampa del partito si affretta a smentire: “Nessun via libera di Matteo Salvini al Ponte sullo Stretto. Più volte Salvini ha espresso profonde criticità sull’opera”.

Autunno 2016. “Non sta in piedi” – “Il 90% dei treni in Sicilia è a binario unico e la metà vanno a gasolio. Ora, una persona normale, in una regione che ha questa situazione, si occupa del ponte, che secondo me non sta neanche in piedi, o di far funzionare i treni?”. Così parla il leader della Lega a Rai Radio1 a settembre 2016 replicando alla proposta di Renzi, che in quei mesi ha ritirato fuori dal cassetto l’idea di realizzare il ponte sullo Stretto. Il no di Salvini è chiaro e netto: “La Sicilia è una terra stupenda, ma lei sa che da Trapani a Ragusa sono dieci ore e mezzo di treno. E noi pensiamo al Ponte? No, io sono contrario“. Anche ad Agorà su RaiTre Salvini dice: “Sono curioso di vedere se il ponte sullo Stretto rimarrà l’ennesima ‘renzata‘, in questi anni Renzi ha promesso tutto e il contrario di tutto“. Un destino che adesso li accomuna, quanto meno sul ponte sullo Stretto.

Regionali 2017. “Prima le infrastrutture” – Passa un altro anno e a novembre 2017 in Sicilia è tempo di campagna per le elezioni regionali. Salvini nel suo tour a sostegno del candidato del centrodestra, Nello Musumeci, comincia a sfumare la sua posizione. Il 2 novembre a Taormina dice: “Se il progetto del Ponte sullo Stretto sta in piedi e porta vantaggio a un territorio, sono favorevole. Prima però c’è da sistemare il resto della rete infrastrutturale: ferrovie, porti, aeroporti e strade, che sono in condizioni disumane”. Un concetto che il leader della Lega ribadisce anche a Catania: “Se dovessi pensare alle grandi infrastrutture prima penserei a sistemare le infrastrutture regolari come strade e ferrovie”. Salvini deve tenere a bada Silvio Berlusconi, che nel frattempo ha annunciato un’altra volta la costruzione del ponte sullo Stretto.

2020. La virata: “Per me serve” – Dopo anni di silenzio, coincisi con il suo impegno al Viminale nel governo Conte 1, il 2020 è il periodo in cui Salvini compie la giravolta decisiva. Si parte a febbraio: “Se come discutevamo col presidente Musumeci il Ponte sullo Stretto si può fare col denaro privato non vedo dove sia il problema”. La favola dell’opera con fondi privati però dura poco. A maggio il leader della Lega dichiara: “Se l’Italia decide di fare il Ponte sullo Stretto, che per me serve, dobbiamo poterlo fare”. E poi un’altra svolta: “Sì, assolutamente sì”, risponde ai giornalisti che gli chiedono se la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina sia compresa nel piano infrastrutture del Carroccio. Siamo a giugno. Di lì a poco, il 3 agosto 2020, verrà inaugurato il nuovo ponte Morandi. E il “modello Genova” diventa il mantra di Salvini: “A Genova un ponte è stato costruito in un anno. Come? Rispettando la normativa degli appalti? No, con un Commissario, un sindaco: zero tangenti, zero morti”, dice in un’intervista a Nicola Porro. A ottobre è di nuovo a Catania, ma sembra un altro rispetto alla visita del novembre 2017: “Il Ponte sullo Stretto? Dopo trent’anni di chiacchiere, penso che grazie alla testardaggine della Lega, siciliani e italiani vedranno partire questo piccolo grande miracolo“.

2021. “Impiegheremo gli operai dell’Ilva” – L’anno successivo Salvini è lanciatissimo, tanto da tirare in ballo anche la crisi industriale di Taranto: “I lavori per il ponte assorbirebbero 5 anni di produzione di acciaio dell’Ilva“, dice a gennaio in visita a Palermo. A febbraio ospite a Telelombardia ribadisce la promessa: “Realizzare il ponte in Sicilia per collegare questa regione all’Europa e impiegare gli operai dell’Ilva dando loro un futuro”. Fa un po’ di confusione sul ruolo dell’Unione europea: “Il Ponte sullo stretto è Europa, è sviluppo, è crescita, è lavoro. Evviva. L’Europa ci aiuterà“, dice il 17 febbraio. Ma a marzo dichiara: “Se alcune opere non sono inserite nel piano di uso dei fondi europei, vorrà dire che sarà finanziato con fondi italiani”. Ma non era meglio farlo con denaro privato? A settembre Salvini è a Cernobbio e fornisce nuove spiegazioni: “Il ponte sullo stretto di Messina si ripaga nell’arco di tre anni, quindi sono soldi ben spesi”.

2022/23. “Il ponte è una priorità” – Passa un altro anno e Salvini in campagna elettorale questa volta si intesta la battaglia per il ponte sullo Stretto: “La Lega dice fortemente sì. Più lavoro per migliaia di persone, meno inquinamento nel nostro mare, un’immagine straordinaria della bravura italiana nel mondo”. Il risultato delle elezioni gli consegna le chiavi del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, quindi per il leader della Lega adesso il ponte sullo Stretto non è più una “renzata” ma è una “priorità“. “Per i prossimi 5 anni il mio obiettivo è sbloccare, velocizzare, finanziare e disinquinare” per “superare i signori del no“, assicura Salvini. Che il suo no se l’è dimenticato. Anzi, ora magnifica l’opera: “Sarà la più green al mondo“, dice lo scorso 12 novembre. A febbraio, dopo il sisma devastante che ha colpito la Turchia, Salvini dice: “Posso smontare una delle fake news che mettono in giro, ad esempio che il ponte sullo stretto di Messina non si potrà mai fare perché è zona sismica. Non c’è nessun rischio“. Dopo il via libera del Consiglio dei ministri al decreto, Salvini fissa la data di inizio lavori: “Io adesso, entro l’estate 2024, da cronoprogramma ho l’intenzione di far approvare il progetto esecutivo e di partire coi lavori entro l’estate 2024“. Lo dichiara a Rai Radio1, la stessa radio alla quale 7 anni fa diceva che il ponte “secondo me non sta neanche in piedi“.

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