Ancora sotto choc dopo il weekend che resterà nella storia della Svizzera e del suo sistema bancario, i partiti della confederazione iniziano ad avanzare le prime critiche all’operazione di acquisizione di Credit Suisse e alle modalità con cui è stato concretizzata. Innanzitutto perché il governo ha accettato di farsi carico di eventuali perdite fino a 10 miliardi di franchi (10 miliardi di euro). Inoltre le due banche potrebbero beneficiare di circa 250 miliardi di franchi svizzeri da parte della banca centrale, ossia un terzo del prodotto interno lordo del paese. I due maggiori partiti svizzeri hanno entrambi espresso forti critiche affermando che il sostegno statale all’accordo mette seriamente a rischio le finanze del paese. Roger Nordmann, leader dei socialdemocratici nella camera bassa del parlamento svizzero, ha avvertito che il pacchetto di aiuti costituisce un “rischio enorme”. Il nuovo gruppo rappresenta un altro pericolo: avrà oltre 1.500 miliardi di franchi di asset ed è “semplicemente troppo grande per la Svizzera”, ha aggiunto. Nordmann ha affermato di essere preoccupato anche per la perdita di posti di lavoro e ha incolpato la leadership del Credit Suisse per il fallimento della banca. “Quello che è successo è terribile per la credibilità della Svizzera”, ha concluso.

A sua volta il Partito popolare svizzero (Udc), di destra, ha biasimato il comportamento del management anche alla luce della decisione di pagare comunque i bonus alla dirigenza. “Bisogna fare di tutto per garantire che il popolo svizzero non riceva dei danni da questa operazione di salvataggio”, ha scritto il partito in una nota. Il partito svizzero dei Verdi sta valutando “se convocare d’urgenza l’Assemblea Federale“. La leader Aline Trade ha detto che con i socialdemocratici svizzeri occupano più di un quarto dei seggi della camera bassa, numeri che consentono la convocazione. I Verdi chiedono inoltre “nuove regole del gioco per tenere sotto controllo i rischi di politica sistemica, culturale e climatica della piazza finanziaria. I Verdi – ribadiscono nella nota – sono a favore di un sistema bancario separato, di misure politiche concrete contro la cultura dell’irresponsabilità collettiva a livello dirigenziale e di chiari requisiti di sostenibilità”. “Gli eventi degli ultimi giorni hanno dimostrato che il regolamento svizzero troppo grande per fallire è obsoleto alla luce dei rischi economici e delle dipendenze derivanti dalle banche di rilevanza sistemica. La fusione statale di Ubs e Credit Suisse aggraverà questo problema in futuro“.

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