Meloni con la lotta contro le famiglie omogenitoriali ha perso un’occasione: quella di essere l’espressione di una destra cosmopolita e contemporanea. Davvero ledere i diritti dei bambini è la priorità di questo Governo? La nostra normalità è la normalità di tanti”. A dirlo e a domandarlo è senza giri di parole Niccolò Cerioni, stylist e creativo che lavora da anni con molti grandi artisti italiani, da Jovanotti a Laura Pausini. C’è la carriera inarrestabile, successi e riconoscimenti in mezzo mondo, e poi c’è un privato che lui non ha mai nascosto: lui e il marito, il regista e fotografo Leandro Emede, hanno infatti scelto di mettere su famiglia e si sono affidati alla pratica della gestazione per altri, “una pratica legale da quarant’anni in America e che da noi viene definita ‘utero in affitto’ solo per renderla un qualcosa di sordido”, sottolinea. Così sono diventati genitori di due gemelli eterozigoti, Blu e Libero, e hanno vissuto sulla loro pelle le difficoltà che le coppie omogenitoriali subiscono in Italia per trascrivere i certificati di nascita esteri dei loro figli. “Per questo abbiamo provato molta tristezza leggendo la notizia che il Comune di Milano ha dovuto interrompere le trascrizioni dei certificati”, spiega a FQMagazine. A chiedere l’interruzione è stata la Prefettura, che ha fatto riferimento alla legge 40 del 2004, quella sulla procreazione medicalmente assistita, consentita solo a coppie formate da persone di sesso diverso: quella legge vieta di fatto anche la maternità surrogata e a seguito della circolare, il sindaco Sala non ha potuto fare altro che sospendere le registrazioni.

Cos’avete provato lei e suo marito leggendo la notizia?
(ci pensa qualche secondo, ndr) Voglio trovare le parole giuste per dirlo… è frustrante ed è soprattutto un’occasione persa. È triste ma non solo da un punto di vista emotivo. A pagare questa scelta saranno unicamente i bambini: in ballo non c’è alcuna “lotta morale”, come ci vuol far creder il Governo, ma uno scontro ideologico fatto sulla pelle dei nostri figli. Il prefetto ha agito ha discapito dei bambini e penso che ledere i diritti non sia una priorità.

Lei ha scritto: “Lotteremo per i nostri diritti. Per quelli che non li hanno. Per le ingiustizie e gli orrori cui questo governo ci abitua ogni giorno. Non vincerete”. In che modo pensa di lottare?
Noi la trascrizione siamo riusciti ad ottenerla quasi un anno fa ma vogliamo continuare a far sentire la nostra voce per chi invece subisce la scelta del Prefetto e del Governo. Penso che la gente abbia bisogno di essere educata a vivere determinate situazioni: quotidianamente ci relazioniamo con persone che non conoscono la nostra situazione, che magari all’inizio ci guardano con sospetto. Quando poi capiscono che cos’è davvero una famiglia omogenitoriale, il loro sguardo cambia.

Che cos’è una famiglia omogenitoriale?
Siamo famiglie con gli stessi problemi di tutte le altre. Siamo cittadini come gli altri, paghiamo le tasse, abbiamo gli stessi doveri e vorremmo avere gli stessi diritti. Invece veniamo demonizzati da quei politici che fanno di tutto per trattarci come cittadini di serie b.

Ripercorriamo la vostra storia. Lei e suo marito avete avuto due gemelli, Blu e Libero, nati con gestazione per altri in America. E quando siete rientrati in Italia avete affrontato una battaglia legale complicata per il riconoscimento, durata quasi due anni.
L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini cambiò i documenti anagrafici e quando abbiamo fatto la richiesta di trascrizione del documento di nascita, non poteva essere trascritto. Avevamo già consultato degli avvocati per capire che cosa sarebbe accaduto una volta tornati in Italia e sapevamo che avremmo dovuto lottare un bel po’ per ottenere la trascrizione. Ci sono voluto due anni.

Ci spiega concretamente cosa significa non poter trascrivere l’atto di nascita?
Significa che quella trascrizione viene rigettata, nonostante il bambino abbia entrambi i genitori italiani e in Italia viga lo ius sanguinis. Questo ovviamente ha un impatto concreto sulla vita di una famiglia: dai viaggi all’iscrizione a scuola, passando per l’assistenza sanitaria, è tutto molto più complesso. È molto triste non sentirsi tutelati e soprattutto che un vuoto legislativo retrogrado che ha fondamenta ideologiche, leda i diritti dei bambini.

Vi siete mai sentiti genitori discriminati?
No, per ora no. Al massimo c’è stato qualche sguardo strano, qualche reticenza: all’inizio magari qualcuno resta spiazzato, ma la normalità appiana tutto. Ogni volta che spieghiamo la nostra situazione, ogni volta che portiamo i nostri bambi all’asilo o dal pediatra, la gente capisce che siamo una famiglia come le altre.

Qualcuno penserà: facile dirlo essendo dei privilegiati.
Ma si figuri! Viviamo una vita normalissima, al massimo facciamo un lavoro speciale. Io sono nato e cresciuto in provincia, tra le colline marchigiane, e sono posti che frequentiamo spessissimo. Non siamo chiusi in una bolla magica.

Ha paura che un giorno i suoi figli si possano sentire bambini di serie b, per mancanza di diritti, almeno qui in Italia?
No. Perché il nostro compito è fargli capire che non saranno immuni al giudizio e alla discriminazione. Il nostro compito è quello di dargli tutti gli strumenti possibili per affrontare le diffidenze e le paure di chi ha timore della diversità.

Secondo lei l’Italia è un paese omofobo?
Non credo che lo sia. Ma gli ultimi vent’anni di politica hanno fatto emergere il lato più cinico e spesso incivile della nostra società, incattivendoci, come se fossimo perennemente sulla difensiva. Le persone hanno paura dell’altro, del diverso: ormai siamo abituati a credere di essere così, siamo vittime di un racconto politico che fa della realtà un luogo terribile. Aprirsi al prossimo e al dialogo è l’unica via per sopravvivere.

Questo Governo però non sembra affatto disposto ad aprire un dialogo con le famiglie arcobaleno. È di ieri la Bocciatura del Certificato europeo di filiazione, in commissione Politiche europee del Senato.
Direi piuttosto che non fa mistero di essere apertamente contro le famiglie arcobaleno così come odia quelle che chiama le “devianze”. Ma trovo che sia solo un grottesco tentativo di nascondere la testa sotto la sabbia: come si fa ad essere moralmente contrari ad una realtà che già esiste? Purtroppo non c’è un censimento ufficiale ma si parla di 150mila famiglie omogenitoriali. Davvero qualcuno può pensare che vietare le trascrizioni inibisca l’esistenza delle famiglie omogenitoriali? Sarebbe come cercare di fermare un fiume con le mani. Si continua a discutere di una presunta questione morale quando noi vogliamo solo vedere riconosciuti dei diritti che per altro non ledono nessuno.

Crede che l’opposizione possa fare da pungolo su questi temi grazie alla spinta della neo segretaria del PD, Elly Schlein?
Lo spero e me lo aspetto. Mi auguro che la Schlein si esprimersi anche a favore delle famiglie omogenitoriali. Ma so bene che se la destra è chiusa e retrograda, non c’è nemmeno tutta questa grande apertura in buona parte della sinistra. Basti leggere ciò che ha detto pochi giorni fa l’ex ministro Delrio.

Se avesse modo di incontrare Giorgia Meloni, che cosa le direbbe?
La Meloni ha un sistema di credo molto diverso dal mio ma non ho pregiudizi rispetto a chi mi trovo davanti. Sono un uomo, sono padre e sono credente: le direi che la nostra normalità è la normalità di tanti, che non c’è nulla di sbagliato a voler amare e che non ci può essere nulla di condannabile dove c’è amore. E nella mia famiglia c’è solo amore. Questa lotta non fa bene al paese, ai nostri figli e nemmeno a lei. A prescindere dal fatto che sia una donna di destra, penso che l’amore per i figli e la voglia di avere una famiglia felice vada oltre gli steccati di partito. Meloni con la lotta contro le famiglie omogenitoriali ha perso un’occasione: quella di essere l’espressione di una destra cosmopolita e contemporanea”.

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