“Vieni con me sul retro delle stelle“. È l’invito del cantante degli Achtung Liebe, gruppo musicale austriaco. Un luogo che conosce bene, il retro delle stelle, il cantante del gruppo: Toni “Doppelpack” Polster, avendoci vissuto praticamente tutta la carriere precedente, quella da calciatore. Nato in Austria, viennese doc, figlio d’arte: pure suo papà che si chiama come lui, Anton, era calciatore, già da ragazzino mostra buone doti. Ha un gran fisico ma è veloce e ha una buona tecnica: comincia nelle giovanili dell’Austria Vienna e da subito segna valanghe di gol. A 18 anni la prova nel professionismo: girato in prestito al Simmering nell’82 contribuisce con 8 gol in 13 partite alla promozione nella Bundesliga austriaca del club. Ovviamente l’Austria Vienna non ci pensa due volte a riportarlo a casa e schierarlo titolare da quando ha 19 anni: e lui risponde facendo quello che sa fare, segnando, 11 gol nella prima stagione e ottime prestazioni anche nelle coppe europee, con 5 gol in Coppa delle Coppe che valgono ai viola le semifinali, perse contro il Real Madrid.

Si rifarà, vincendo tre campionati con l’Austria Vienna in cui per tre volte è capocannoniere del campionato, e vabbé che la Bundesliga austriaca è poca cosa, ma segnare 24, 33 e 39 gol a stagione non è da tutti. Un crescendo cui contribuisce anche l’esperto Prohaska, che dopo l’esperienza in Italia, tornato all’Austria Vienna spiega a quel ragazzo che se vuol diventare qualcuno anche nel calcio che conta deve abbandonare discoteche e nightclub. Funziona. Quei 39 centri tuttavia sono uno dei tanti “retro” delle stelle della carriera di Toni: sono tantissimi ovviamente, ma non bastano a superare il record di Krankl in patria né a vincere la scarpa d’oro, all’epoca premio attribuito senza troppi fronzoli su coefficienti e difficoltà e vinta in quella stagione dal rumeno Camataru della Dinamo Bucarest che di gol ne fa 42. Qualcuno poi si accorse che 21 dei 42 gol segnati da Camataru erano arrivati in un mese solo: cosa che nella Romania di Ceausescu era quantomeno sospetta e revocarono il titolo al rumeno. Intanto il Toro di Radice cerca un centravanti dopo aver venduto Kieft al Psv: il sogno è Careca ma il richiamo del Napoli di Maradona è troppo forte, e allora le attenzioni dei granata si spostano su Mark Hughes del Barcellona. La Juve aveva puntato sul gallese Ian Rush, il Toro avrebbe fatto altrettanto con Hughes: ma nonostante la stagione modesta giocata dal gallese in Catalogna, i Blaugrana sparano troppo alto. E allora su input di Radice l’amministratore delegato De Finis assieme al dg Bonetto volano da Barcellona a Vienna chiudendo l’affare e portando Polster in granata per una cifra vicina ai due miliardi di lire.

L’inizio è da favola: si presenta con 4 gol in Coppa Italia, poi segna all’esordio ad Avellino e alla seconda di campionato ne fa 3 alla Sampdoria, uno più bello dell’altro. Ci mette tutto: astuzia, potenza, velocità…e la tripletta arriva di fronte a un marcatore ancora oggi ricordato come il più duro in assoluto da affrontare, Pietro Vierchowod. Alla sesta giornata una doppietta alla Fiorentina e Toni è capocannoniere della Serie A. I tifosi granata lo ribattezzano “Golster” e l’ad De Finis gongola: “Si fa presto a dire: è austriaco. C’è austriaco e austriaco, questa volta speriamo di aver preso quello che fa i gol”. Alla fine del girone d’andata i gol saranno sette: in quello di ritorno Toni non si ripeterà, segnerà solo altri due gol, uno al Pescara e uno in un derby perso contro la Juventus. In Coppa Italia invece segnerà un gol importantissimo al Napoli al San Paolo, contro Maradona, che varrà le semifinali contro la Juventus, vittoriose, con la finale contro la Sampdoria però persa. Un’annata da 14 gol e un calciatore di certo tutt’altro che scarso non basteranno per la conferma: sarà ceduto al Siviglia frettolosamente e per la stessa cifra versata per prenderlo, mentre in granata arriverà il brasiliano Muller.

In Andalusia Toni parte lento, con 9 gol nella prima stagione, poi però nella successiva segna 33 gol, e non diventa Pichichi perché ancora una volta ha il retro delle stelle nel destino: il volto della stella che brilla di più in questo caso è quello di Hugo Sanchez del Real Madrid. Nessuno in ogni caso ha mai segnato così tanto in un campionato con la camiseta del Siviglia. In rottura con il tecnico Cantatore si trasferisce al Logrones, dove gioca un’ottima stagione conclusa al decimo posto e con la squadra biancorossa che arriva ai quarti in Copa del Rey: Toni segna 14 gol in campionato e 8 in Coppa. 14 come i gol che segnerà l’anno successivo al Rayo Vallecano, anche in questo caso portando la squadra alla salvezza. Dopo il girovagare tra Italia e Spagna trova stabilità in Germania: lo prende il Colonia, dove la sua capacità di fare gol e spesso doppiette gli vale il soprannome di ToniDoppelpack”. Resta cinque anni nel club tedesco che culminano nel 1998 nella retrocessione. È anche l’anno del mondiale: ormai 34enne si ritrova capitano dell’Austria in un girone difficilissimo contro Italia, il Cile di Zamorano e Salas e il Camerun di Mboma, Eto’o e Song’o. Toni riesce nell’obiettivo: timbrare il cartellino anche in un mondiale, cosa che non era riuscito a fare otto anni prima in Italia. Contro il Camerun, in svantaggio per 1 a 0 dopo un gol incredibile di Njanka si avventa su un cross da calcio d’angolo e lo butta dentro. L’Austria sarà comunque eliminata. Gioca ancora due anni in Germania, al Moechenglabadch, andando ancora in doppia cifra per poi chiudere la carriera al Salisburgo nel 2001. Da lì e fino oggi, a 59 anni che compirà tra qualche giorno, si divide tra la carriera di allenatore e quella di cantante degli Achtung Liebe: discreto successo in entrambi i casi, con diversi dischi venduti e successi alla guida del Victoria Vienna nelle serie minori…sempre sul retro delle stelle dunque.

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