A gennaio l’inflazione ha frenato ancora ma restando di nuovo a doppia cifra: +10% su base annua, dal +11,6 del mese prima. La stima preliminare era +10,1%. L’Istat sottolinea che si è registrato un “netto rallentamento” che “risente dell’andamento delle componenti più volatili dell’indice dei prezzi al consumo, fortemente condizionato dall’inversione di tendenza dei Beni energetici regolamentati (-12% su base annua)”. Ma se le quotazioni dell’energia si sono raffreddate, i prezzi degli altri beni e servizi – in particolare “gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione” – continuano a volare. Col risultato che la componente di fondo dell’inflazione – quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi – accelera ancora. L’aumento del cosiddetto carrello della spesa, cioè il paniere di beni alimentari, per la cura della casa e della persona, scende a +12% dal +12,6% del mese precedente, ma si accentua la dinamica dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,5% a +8,9%).

L’inflazione più marcata si registra a gennaio nelle Isole (+11,7%, in lieve rallentamento da +13,9% di dicembre), segue il Nord-Ovest (+10%, da +11,4% del mese precedente). Tassi inferiori alla media nazionale si registrano invece nel Sud (+9,9%, da +11,7%), nel Nord-Est (+9,7%, da +11,5%) e nel Centro (+9,6%, da +11,0%). Lo comunica l’Istat, diffondendo i dati definitivi dei prezzi al consumo a gennaio. Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti, indica ancora l’Istat, l’inflazione più elevata si osserva a Catania (+12,6%), Genova (+11,8%) e Palermo (+11,7%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano ad Aosta (+7,6%) e, ultima, a Potenza (+7,5%). Sopra la media nazionale si piazza Milano (+10,8%), sotto Roma (+8,9%).

“Ottima notizia. Effetto gas sul calo dell’inflazione”, commenta l’Unione nazionale consumatori. Secondo cui “vanno prorogati il taglio degli oneri di sistema e la riduzione dell’Iva sul gas al 5% anche per il secondo trimestre 2023. La riduzione delle bollette, infatti, è fondamentale per continuare a calmierare i prezzi. L’emergenza inflazione è ben lungi dall’essere risolta. Il costo della vita resta insostenibile. Per una coppia con due figli, l’inflazione al 10% significa una stangata pari a 3.167 euro su base annua, di cui 969 solo per mangiare e bere. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 2.931 euro, 875 per cibo e bevande. In media per una famiglia il rincaro è di 2.514 euro. Il primato spetta sempre alle famiglie numerose con più di 3 figli con una scoppola pari a 3558 euro, 1157 solo per i prodotti alimentari”, conclude il presidente Massimiliano Dona.

Per Federconsumatori “alla luce di questa situazione si rende sempre più indispensabile un intervento del Governo per l’attuazione di politiche di sostegno ai redditi e al potere di acquisto delle famiglie, soprattutto quelle con minore capacità di spesa. Provvedimenti che si devono concentrare soprattutto sul contrasto al caro-energia: a partire dalla sospensione dei distacchi per morosità, dalla previsione di una garanzia per la rateizzazione lunga delle bollette, dalla costituzione di un Fondo contro la povertà energetica e dal contenimento del costo dei carburanti che incidono fortemente sulla determinazione dei prezzi di beni e servizi”. Le risorse? “Attraverso il potenziamento della lotta ai fenomeni speculativi, all’evasione e all’elusione fiscale, prevedendo al contempo un aumento della tassazione su extraprofitti (non solo in campo energetico) e rendite finanziarie”.

Articolo Precedente

Superbonus, Bankitalia: “Impatto economico molto significativo ma oneri ingenti. Le frodi? Sulle detrazioni senza controlli preventivi”

next
Articolo Successivo

Superbonus e cessione crediti, chi ha voluto le proroghe? Tutti. Quando i deputati FdI dicevano: “Avanti fino al 2025, no a continue modifiche”

next