Lungo e serrato confronto a Dimartedì (La7) tra Pier Luigi Bersani di Articolo Uno e il senatore di Azione, Carlo Calenda. Il nodo della discussione è la costruzione di un polo di centrosinistra alternativo alla destra, tema sul quale i due interlocutori sono in totale disaccordo.
Calenda parte dall’analisi del voto e afferma convintamente che “un’ammucchiata” inclusiva del M5s avrebbe portato a una maggiore emorragia di voti per i singoli partiti componenti dell’eventuale alleanza.
Bersani dissente: “Bisogna ricominciare da capo. Adesso è ora di dircelo chiaro e di guardarci in faccia tutti: Azione, Pd, M5s. E ci diciamo: qual è il nostro avversario? È necessario partire da lì, perché io sono convinto che dentro queste forze non sia chiara questa scelta. Vogliamo fare l’alternativa alla destra o no?“.
Calenda ribatte: “Tra me e te c’è una profondissima differenza. Non cambiamo niente se ci mettiamo tutti in una grande ammucchiata che ha una idea divergente di paese. Io con te posso sedermi a governare, coi 5 Stelle no, perché non abbiamo niente in comune”.

“Va bene, allora ciao – commenta Bersani – L’Italia per andare avanti ha bisogno di un’alternativa. Andare d’accordo è uno sforzo: è costruzione, è metterci l’intelligenza e il dialogo, non la superbia. È ragionare un po’ con la testa degli altri. Calenda vuole fare l’azionista di un partito liberal-democratico per poi prendere gli applausi. E invece ci si deve mettere lì con Pd e M5s umilmente e si quaglia, come abbiamo fatto con l’Ulivo“.
Calenda contesta l’idea bersaniana di centrosinistra e cita più volte Giuseppe Conte: “Lui quando è diventato presidente del Consiglio, di centrosinistra non aveva niente. Ha fatto i decreti sicurezza con Salvini“.
“Non ci si può mettere nella valle di Giosafat a decidere chi è buono e chi è cattivo”, risponde Bersani.
“Questo è il lavoro della sinistra. Non il mio”, obietta Calenda.
“No, è il tuo – ribadisce Bersani – Dici che quelli sono populisti e non vanno bene. Ma la realtà è quella lì”.
Il leader di Azione menziona nuovamente Conte e il suo governo con Salvini. Bersani replica: “Ma dai. Tu sei stato con Montezemolo, poi con Monti e poi col Pd. Ragazzi, siamo tutti mobili al mondo. Eh, cavolo”.

“Vedi una grande incongruenza tra il lavorare alla Ferrari e lo stare in Scelta Civica per cercare di rappresentare il centro liberale?”, chiede Calenda.
“Ma no – risponde Bersani sorridendo – Sei tu”.
“Certo che io sono io – ribatte Calenda – Anche tu sei tu“.
No, io sono anche noi – controbatte Bersani – Tu sei tu”.
“Mi sto perdendo – commenta ironicamente il conduttore Giovanni Floris – Siamo in psicanalisi pura”.

L’atto finale dello scontro riguarda ancora la diversa opinione dei due duellanti sul M5s. “A te piace parlare di populisti – osserva Bersani – Io non uso mai questo termine, dico ‘demagogia’ che è la malattia di un po’ tutte le forze politiche. E non uso la parola ‘populisti’, perché chi usa questo termine alla fine è portato a pensare che ci possa essere un governo senza il popolo, un governo di ‘migliori’ e di quelli che capiscono”.
“Non è vero”, commenta Calenda.
“E invece sì – continua Bersani – La tua posizione è elitaria. Tu vorresti scegliere fior da fiore e prendere i famosi riformisti come li chiami tu”.
Bersani, infine, rinnova il suo auspicio: “Lo dico proprio sinceramente: per dare un’alternativa a questo paese qui, io sono pronto a ogni sforzo e a superare qualsiasi cosa, perché l’Italia deve respirare su due polmoni. Dobbiamo organizzare un polmone di centrosinistra”.

Articolo Precedente

Regionali, ennesimo tonfo di votanti. Per risolvere il problema vanno ascoltati i giovani

next
Articolo Successivo

Presidente Conte, per me Lei e il Movimento 5 Stelle restate l’unica speranza

next