Numeri e storie. Da un lato il bilancio delle vittime, sempre più spaventoso; dall’altro i racconti dei salvataggi, a svariati giorni dalle scosse e in condizioni estreme. Sono le due facce del terremoto in Turchia e Siria, che ha causato oltre 22mila vittime, stando ai dati ufficiali forniti dalle autorità. Nel primo Paese si contano 18.991 morti, mentre nel secondo 3.377. Più di 6.400 gli edifici distrutti in Turchia, imprecisato invece il dato riferibile alla Siria, il che fa pensare a un numero complessivo delle vittime che potrebbe crescere a dismisura, anche considerando il fatto che sono molte le persone ancora sepolte sotto le macerie.

In tal senso, quelle che arrivano dai luoghi più colpiti dal sisma sono storie per certi versi incredibili. Un 30enne, ad esempio, è stato estratto vivo dalle macerie in Turchia, nella provincia di Hatay, 101 ore dopo il devastante terremoto che ha colpito il sud del paese. L’uomo, Hikmet Yigitbas, è un ingegnere civile. Nelle immagini si vede l’uomo, disteso su una barella e avvolto in coperte termiche, che viene spostato passandolo di mano in mano fra i soccorritori assiepati in mezzo ai cumuli di macerie subito dopo essere stato estratto vivo dai detriti, mentre le persone che hanno appena partecipato al salvataggio gridano ‘Allahu akbar‘. Due sorelle adolescenti, invece, sono state salvate nella città di Kahramanmaras, in Turchia. Ayfer, 15 anni, è stata estratta dalla macerie 99 ore dopo il sisma, due ore dopo è toccato alla sorella Fatma, 13 anni. I soccorritori hanno lavorato per dieci ore parlando di continuo con le giovani per tenerle sveglie, facendo anche ascoltare loro della musica. Nella stessa città, inoltre, un bambino di dieci anni è stato estratto vivo dalle macerie a 100 ore dalle scosse.

Nel frattempo le polemiche e le accuse alla macchina dei soccorsi continuano a tenere banco, anche per via delle parole del presidente Erdogan, che ha di fatto confermato che i soccorsi “non stanno procedendo così velocemente come sperato”. “Sono stati danneggiati così tanti edifici che purtroppo non siamo stati in grado di accelerare i nostri interventi con la rapidità che desideravamo”, ha detto Erdogan durante una visita nella città meridionale di Adiyaman, duramente colpita dal sisma. Il presidente turco era stato criticato per il numero insufficiente di soccorritori e aiuti umanitari arrivati nei primi giorni del più grande disastro della Turchia in quasi un secolo. Ha quindi spiegato che il governo ha ora riunito “forse la più grande squadra di ricerca e soccorso del mondo” composta da 141mila persone impegnate in 10 province colpite dal sisma di 7.8. Erdogan ha aggiunto che si sono verificati alcuni casi di sciacallaggio, affermando che alcune persone hanno derubato i supermercati e imprese, aggiungendo che uno stato di emergenza dichiarato nell’area consentirà allo Stato di imporre le sanzioni necessarie.

Nel frattempo, sempre in Turchia, continua la repressione. Nella fattispecie, sono 37 le persone poste in stato di fermo per il contenuto dei messaggi pubblicati sui loro account social dopo il terremoto. Secondo quanto riferito su Twitter dalla polizia turca, gli arrestati hanno condiviso post “con lo scopo di diffondere paura e panico tra la popolazione”. In 10 casi il loro fermo è stato convalidato. Inoltre diversi siti sono stati chiusi perché, secondo le forze di sicurezza, truffavano i donatori sfruttando la loro generosità. Mercoledì l’accesso a Twitter è stato temporaneamente limitato in Turchia a causa delle critiche rivolte al governo per la gestione dell’emergenza.

Ancora più complicata la situazione in Siria. È “catastrofica” ha detto il presidente Bashar al-Assad da Aleppo, dove ha visitato le zone maggiormente colpite dal sisma. Ma “l’Occidente sta politicizzando la situazione del terremoto”, ha aggiunto. “Faremo il possibile per ricostruire e per aiutare le persone” coinvolte dal sisma, ha aggiunto Assad recandosi in uno dei luoghi dove i soccorritori sono al lavoro per cercare sopravvissuti sotto le macerie. Nel frattempo il Programma alimentare mondiale “lancia un appello per 77 milioni di dollari per fornire assistenza con razioni alimentari e pasti caldi a un totale di 874mila persone colpite dal terremoto in Turchia e in Siria, inclusi 284mila nuovi sfollati in Siria e 590mila persone in Turchia, tra cui 45mila rifugiati e 545mila sfollati”. Lo riferisce l’agenzia Onu in un comunicato, sottolineando di aver consegnato assistenza alimentare di cui si aveva urgente necessità a 115.000 persone in Siria e in Turchia nei primi quattro giorni dai devastanti terremoti che hanno colpito la regione.

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