Nella biografia di Mino Raiola, pubblicata nel 2018, Rafaela Pimenta non viene mai nominata. Eppure quattro anni dopo è stata lei, su precisa disposizione di Raiola, a ereditare la posizione di comando dell’agenzia One Srl al momento della morte di uno dei più noti super procuratori del panorama calcistico mondiale. Pimenta ha lavorato nell’ombra a fianco di Raiola per oltre vent’anni, ma una volta ritrovatasi catapultata al centro del palcoscenico ha mantenuto lo stesso basso profilo di sempre, incarnando un cambiamento che già da tempo sembra essere in atto del mondo dei procuratori di alto profilo. Non più figure che si prendono la ribalta mediatica, in maniera più o meno prepotente, ma personaggi sconosciuti al grande pubblico, dei quali ci si dimentica subito dopo averli visti assieme a uno dei loro assistiti. Persone le cui storie non si trovano sugli scaffali delle librerie, raccontate dai diretti interessati (il citato Raiola) o da altri (lo scrittore e sociologo Pippo Russo con il per nulla agiografico M. L’orgia del potere – Controstoria di Jorge Mendes, il padrone del calcio globale).

Tra i cinque attuali big nel mondo degli agenti calcistici, solo Mendes gode di una fama globale, ovvero non limitata ai soli addetti ai lavori o all’ambito locale in cui opera. Gli altri, da Pimenta a Jonathan Barnett, da Volker Struth a José Otin, sono poco conosciuti e ancora meno riconoscibili, nonostante la ricchezza economica e la posizione di potere generati dalla loro professione. Mendes, come detto, rimane il primo della lista, fresco dell’ennesima mega commissione generata dalla sua gallina dalle uova d’oro, Cristiano Ronaldo, dopo il passaggio ai sauditi dell’Al Nassr. Un’operazione capolavoro sotto il profilo finanziario, considerando le cifre faraoniche previste dal contratto in rapporto all’evidente declino in campo del campione portoghese. Ancora oggi Mendes incarna il concetto di super procuratore, come da definizione del sopra menzionato Russo: “Si tratta di figure che, partendo dal ruolo di agenti di calciatori, allargano progressivamente il proprio raggio d’azione per diventare: agenti di allenatori, collocatori di direttori sportivi nei club, consulenti dei club stessi in materia di campagne trasferimenti, rappresentanti di investitori esterni e infine mediatori d’affari tra il mondo del calcio e la grande finanza internazionale […] È la costruzione di una posizione che va oltre il monopolio per diventare controllo totale del mercato”. In una singola trattativa con un club tradizionalmente mendesizzato quale il Porto, oppure con lo sponsorizzato Wolverhampton, il cui acquisto da parte della holding cinese Fosun è avvenuto proprio grazie all’intervento di Mendes, il portoghese può essere contemporaneamente tutto quanto sopra descritto.

Dalla dipartita di Raiola, Rafaela Pimenta ha concluso 36 trasferimenti, tra cui quelli di due big quali Matthijs de Ligt ed Erling Haaland. Il sito Transfermarkt valuta in oltre 700 milioni di euro il parco giocatori che si è ritrovata a gestire, uscendo dall’anonimato dopo quasi venticinque anni da braccio destro di uno dei procuratori più potenti al mondo. Laureata in giurisprudenza, Pimenta aveva una cattedra all’Università di San Paolo e lavorava per l’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato brasiliana quando entrò in contatto con Raiola attraverso Rivaldo, all’epoca giocatore del Barcellona, e di cui Pimenta era consulente di una della sue aziende. Fu l’unione professionale tra due figure marginali per il mondo del calcio, come ricordato dalla diretta interessata: “È ormai accettato ovunque che una donna possa scoprire il vaccino contro il coronavirus o andare sulla luna, ma non lo è ancora, in certi ambienti, che una donna si occupi di affari calcistici; Mino invece era figlio di emigranti, i suoi avevano un ristorante, e non possedeva i contatti, né il retaggio, né il physique du role per poter sfondare in questo ambito. Lui autodidatta, io donna con pochissime conoscenze calcistiche, ma piena di interessi per gli sviluppi di questo sport dal punto di vista legale. Ci avrebbero dovuto sbranare, invece non è andata così. Abbiamo imparato a trasformare i nostri apparenti punti deboli in punti di forza. Per quanto mi riguarda, ho imparato a cogliere di sorpresa, durante le trattative, interlocutori che mi avevano sottovalutata in quanto non appartenente al genere maschile”.

Il primo colpo milionario di Jonathan Barnett è invece arrivato dal cricket, quando a metà degli Anni novanta ha messo sotto contratto il fuoriclasse Brian Lara, che gli ha permesso di incontrare David Mannaseh, suo socio nella Stellar Group, società attiva sul mercato ormai da 28 anni. Barnett è una sorta di re Mida del calcio inglese e una dimostrazione delle sue abilità è arrivata in tempi recenti quando è riuscito a imbastire e portare a conclusione la cessione di Jack Grealish al Manchester City per oltre 100 milioni di euro, il suo secondo colpo da tripla cifra dopo quello di Gareth Bale dal Tottenham Hotspur al Real Madrid. Nel 2020 Forbes lo ha messo in cima alla classifica dei procuratori più ricchi del mondo, forte di un business che oltre al calcio si dedica anche al mondo della boxe e del cricket. L’episodio più controverso della sua lunga carriera risale al 2006, quando fu squalificato per dodici mesi e condannato a pagare una sanzione di 100mila sterline per aver organizzato un incontro tra il suo assistito Ashley Cole, all’epoca sotto contratto con l’Arsenal, e il Chelsea, nonostante nessuno dei rappresentati dei Blues – il tecnico Josè Mourinho e l’amministratore delegato Peter Kenyon – fosse stato autorizzato dai Gunners a trattare con il nazionale inglese. Un comportamento oltre i limiti di cui Barnett non si è mai pentito: “Ero l’agente di Cole e, guardando con il senno poi a ciò che ha significato per la sua carriera il passaggio al Chelsea in termini di successi e fama, era la scelta giusta”.

Infine Volker Struth e José Otin, che sembrano quasi gemelli separati alla nascita per comunanza di stile e approccio alla professione, caratterizzati per entrambi dalla volontà di apparire il meno possibile lasciando tutta l’attenzione dei medi ai loro assistiti. Struth opera principalmente in Germania, dove ha come clienti di punta Toni Kroos e Julian Nagelsmann, e vanta un passato per certi versi simile a quello di Mino Raiola, soprattutto per la provenienza da una famiglia di ceto sociale basso. Cresciuto in un quartiere disagiato di Colonia in un contesto difficile, tra crisi familiari e problemi di salute, Struth è il classico self-made man capace di costruire un business di successo, privo però di quel sentimento di rivalsa che spesso può sfociare in atteggiamenti sopra le righe. “Per un procuratore sportivo – ha dichiarato – la cosa più importante non è distinguersi in pubblico, ma fare il miglior lavoro possibile per i suoi clienti. La professione di agente, spesso ammantata di fama negativa, in realtà non segue regole diverse da altri ambiti professionali: ci sono ottimi cuochi e pessimi cuochi, ottimi medici e pessimi medici”. Altrettanto schivo e riflessivo è José Antonio Martín Otín “Petón”, molto attivo nella Liga, dove attraverso la sua società, la Bahia International, cura gli interessi di oltre il 90% del suo parco giocatori da 300 milioni di euro. Soprattutto, Otín sembra l’incarnazione della massima mourinhana “chi sa solo di calcio non sa nulla di calcio”, visto che ogni sua (rara) intervista diventa una scusa per parlare di letteratura, società, poesia e Federico Garcia Lorca, il suo autore preferito. In passato il suo top player è stato Fernando Torres.

Articolo Precedente

Terremoto in Turchia: estratto vivo dalle macerie il calciatore Christian Atsu, ex Chelsea e Newcastle

next