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Mirella Gregori, la 15enne sparita come Emanuela Orlandi. La sorella a FqMagazine: “È caduta in una trappola, nessuno l’ha mai cercata. Nel 1983 scomparse 20 adolescenti. Il legame? Dopo 40 anni tante ipotesi”

Il Parlamento in questi giorni dà il via libera a istituire una commissione di inchiesta per far luce sulla scomparsa di Mirella Gregori, Emanuela Orlandi e sull’uccisione di Simonetta Cesaroni, altro giallo irrisolto del nostro Paese

“Mamma, scendo, torno tra poco”. E intanto sono trascorsi 40 anni: da quel 7 maggio del 1983, la 15enne Mirella Gregori non ha mai più fatto ritorno nella casa in via Nomentana, a Roma. In un’epoca in cui quando uscivi di casa, non c’erano tabulati né coordinate satellitari per ritrovarti se poi non rientravi, finivi inghiottita dal nulla. Alle sei del pomeriggio di quello stesso giorno, la madre di Mirella telefonò al bar di famiglia, in Via Volturno. Rispose Maria Antonietta, la sorella di Mirella, che aveva dato il cambio al padre Paolo. “Mia madre ebbe subito un brutto sentore, dopo tre ore aveva già capito fosse accaduto qualcosa a Mirella”, racconta oggi a FqMagazine Maria Antonietta Gregori.

“Non era da Mirella – continua sua sorella – tardare senza avvisare a casa. La nostra era una famiglia semplice, il clima era sereno. Non avevamo bisogno di nascondere nulla ai nostri genitori. Erano molto aperti ma altrettanto presenti. La ritirata era alle otto di sera, lei l’aveva sempre rispettata. Non è come oggi, che i 15enni stanno in giro fino a notte fonda, all’epoca era impensabile. Nel pomeriggio, sapevo che avrebbe dovuto vedersi con degli amici per fare dei regali. È caduta in una trappola, nel 1983 sono scomparse almeno una ventina di adolescenti a Roma. 40 anni fa le ragazze erano più ingenue. Mia sorella era una ragazza limpida, non aveva sotterfugi. Quando la sera stessa, presentammo la denuncia di scomparsa, in commissariato cercarono di rassicurarci dicendoci che poteva trattarsi di una semplice scappatella, non hanno dato molto peso alla cosa. Mirella non è stata mai cercata”, afferma con percepibile amarezza. “Porto dentro ancora la tristezza infinita di quel giorno, per non aver riportato a casa Mirella. Feci io le cose che avrebbero dovuto fare le forze armate, andai a cercarla in tutti gli ospedali di Roma”. Prima di uscire di casa, Mirella ebbe un momento di esitazione. “Chi è? Non ho capito, chi è che parla? Se non mi dici chi sei, attacco subito eh!”. Poi ci ripensò: “Ah sì… Alessandro… ho capito”: questo è quanto Vittoria, la madre di Mirella, ha raccontato subito ai suoi familiari. Mirella disse alla madre che avrebbe incontrato Alessandro, un suo compagno delle medie. Quella sera il ragazzo rientrò a casa alle 22,30 e quando Vittoria riuscì a parlare con lui al telefono (quella sera stessa) le disse che non era stato lui a citofonare. Aveva trascorso il pomeriggio a casa di un amico, in viale Libia. E le disse anche che non vedeva la ragazza da due anni, dalla fine delle medie. Agli inquirenti dichiarò che erano trascorsi cinque mesi dal loro ultimo incontro ma anche questa incongruenza cadde nel nulla.

La sera stessa, prima di andare in commissariato, fu proprio Maria Antonietta a cercarla con il fidanzato, facendosi luce con delle torce in Villa Torlonia, a pochi passi da casa. L’amica inseparabile di Mirella, Sonia, le aveva detto che quel pomeriggio era passata a salutarla al bar sotto casa, di proprietà della famiglia di Sonia, per dirle che aveva un appuntamento con un amico sotto la scalinata della statua del Bersagliere, a Porta Pia e che dopo sarebbero andati a suonare la chitarra proprio lì, a Villa Torlonia. “Da quel giorno, Sonia è sparita. Non si è fatta più sentire né vedere, stava tutti i giorni a casa nostra. Anche Alessandro: né visto né sentito più. La gente ha paura quando si trova in queste situazioni. E noi non potevamo certo sostituire gli inquirenti, pressandoli con domande che mi perseguitano da 40 anni“, ci dice Maria Antonietta. Intanto, il Parlamento in questi giorni ha dato il via libera a istituire una commissione di inchiesta per far luce sulla scomparsa di Mirella Gregori, Emanuela Orlandi e sull’uccisione di Simonetta Cesaroni, altro giallo irrisolto del nostro Paese. I presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, dopo aver incontrato i familiari e i legali delle famiglie, hanno espresso parere favorevole alla proposta di poter accedere, grazie a una commissione bicamerale, agli atti secretati. Queste tre storie di misteri impenetrabili diventeranno tre casi “politici”.

Nel corso degli anni, Mirella è stata definita dai media come “l’altra Emanuela” ma c’è davvero un legame tra la scomparsa delle due ragazze?Io non ho risposte, non ho un solo elemento a cui appigliarmi. Solo tante ipotesi”, chiarisce Maria Antonietta, l’unica familiare rimasta in vita a cercare Mirella. Il primo elemento che ha incatenato il destino delle due ragazze è stato il Komunicato I, arrivato nella redazione Ansa di Milano da parte del Turkesh, il fronte turco anticristiano, il 4 agosto del 1983, tre mesi dopo, che in cambio delle ragazze chiedeva la liberazione dell’attentatore del Papa Alì Agca. Salvo poi smentite, da parte di un funzionario della Stasi Gunther Bonsack che parlò di un grottesco depistaggio denominato “operazione Papa”, per distogliere l’attenzione dai servizi sovietici negli anni della Guerra Fredda. Poco dopo, era settembre, quando al bar “Coppa d’oro” dei Gregori arrivò una telefonata da parte di presunti rapitori. “Maglieria Antonia, jeans Redin con cintura, maglietta intima di lana, scarpe con il tacco di colore nero lucido marca Saroyan di Roma”: era l’elenco degli indumenti, biancheria compresa, indossati da Mirella il giorno della scomparsa. Poi, più nulla. Un silenzio ancora impossibile da squarciare. “Ci siamo sempre chiesti chi ci fosse dall’altra parte del telefono, come avesse fatto a sapere quali indumenti indossasse. Non è detto avesse in mano Mirella, in quegli ambienti non è difficile reperire un certo tipo di informazioni. Poteva essere chiunque, ma non ho prove né notizie e dopo 40 anni stiamo ancora persi nel buio”, ci spiega Maria Antonietta.

Ma c’è ancora un elemento che potrebbe far pensare a un collegamento tra Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. La madre di Mirella, circa due anni dopo la scomparsa di sua figlia, un giorno andò nella sua Parrocchia dove era in visita Papa Giovanni Paolo II e riconobbe una sua guardia del corpo, tale Raul Bonarelli. Ai suoi familiari aveva detto che era lo stesso uomo che aveva visto più volte parlare con la stessa Mirella al bar sotto casa. Bonarelli, fu convocato in procura e prima di andarci fu intercettato mentre parlava con i suoi superiori della gendarmeria vaticana a cui chiese di dirgli cosa avrebbe dovuto dichiarare ai magistrati. C’è una frase, tratta da quell’intercettazione, in cui Bonarelli, che sembrerebbe comunque estraneo alla scomparsa di Mirella, fece riferimento al coinvolgimento di “quei praticoni dei preti”, espressione piuttosto inquietante. Dopo otto anni, ci fu un confronto tra Bonarelli e Vittoria ma quest’ultima, disse che no, non era lui. “Mia madre ai tempi del riconoscimento stava già male, da lì a poco ci avrebbe lasciati. È anche probabile avesse avuto paura di ritorsioni perché aveva un’altra figlia. Ma ci può stare che non l’abbia riconosciuto, quel confronto è avvenuto otto anni dopo la sua denuncia ai carabinieri, non dopo una settimana”.

Lo scrittore Mauro Valentini, in passato già consigliere dell’associazione Penelope Italia, impegnata nei casi di persone scomparse, chiede anche lui verità e giustizia per Mirella Gregori a cui ha dedicato un libro, “Cronaca di una scomparsa”, con una ricostruzione dettagliata della storia, e delle indagini. “La mia ipotesi – dichiara a FqMagazine – è che Mirella si sia fidata di chi l’aspettava all’appuntamento a Porta Pia. Non è stato un rapimento ma una trappola. Credo che, se avesse potuto, avrebbe avvisato ma quel pomeriggio è successo qualcosa che l’ha strappata per sempre ai suoi affetti. Le ipotesi sono tante. Mirella, oggi, avrebbe la mia età. Bisogna considerare che in quegli anni, per stare insieme noi ragazzi ci riunivamo in parrocchia o in casa. E a volte, purtroppo, la cronaca ci insegna che certe feste finivano male. Ma sono tutte soltanto ipotesi. Chiunque avesse fatto del male a Mirella ha avuto un ampio vantaggio, segnato dalle indagini tardive sulla sua scomparsa”. “Spero che la procura italiana apra un’inchiesta – conclude Maria Antonietta – per fare luce solo su Mirella Gregori. Merita anche lei giustizia”.