Alberto Genovese è ormai un condannato in via definitiva a quasi sette anni di carcere per violenza sessuale. Di fatto, però, da scontare dietro le sbarre potrebbero rimanergli appena due mesi o poco più, per l’effetto combinato di uno speciale sconto di pena previsto dalla riforma Cartabia e del cosiddetto “presofferto” (cioè il periodo in cui è stato privato della libertà prima della sentenza definitiva). Vediamo perché. Martedì la difesa dell’ex imprenditore del web ha annunciato di voler rinunciare all’appello contro la sentenza che lo scorso settembre lo aveva condannato, in rito abbreviato, a otto anni e quattro mesi per due violenze sessuali compiute con l’uso di droghe a Milano e a Ibiza. In questo modo, per effetto della nuova legge, ha potuto beneficiare di una riduzione automatica di un sesto della condanna.

Genovese, però, ha già passato tra carcere e domiciliari più di due anni. Arrestato il 6 novembre 2020 dopo che una modella 18enne aveva denunciato di essere stata drogata e violentata a Terrazza Sentimento (il suo attico milanese), è stato recluso nove mesi a San Vittore, poi ha ottenuto gli arresti domiciliari per disintossicarsi. Computando l’ulteriore sconto per la buona condotta (45 giorni ogni sei mesi) gli restano da scontare poco più di quattro anni e due mesi. Una volta che la pena residua scenderà sotto i quattro anni, potrà chiedere in quanto tossicodipendente l’affidamento terapeutico a una struttura di recupero, nonostante il reato per cui è stato condannato in teoria rientri tra quelli ostativi, cioè che non consentono l’applicazione di misure alternative. La decisione spetta al Tribunale di Sorveglianza.

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