È stato condannato a 7 anni di reclusione Luigi Pepe, ex parlamentare ed ex presidente dell’Ordine dei medici di Lecce. Il tribunale salentino lo ha riconosciuto colpevole in primo grado di concussione, abuso d’ufficio e tentata violenza privata nei confronti di Mauro Minelli, immunologo e all’epoca dei fatti medico dirigente responsabile della Imid, l’unità di cura delle malattie immunomediate di Campi Salentina, piccolo comune alle porte di Lecce.

Il tribunale ha confermato le accuse dalla procura: nel 2013, l’allora presidente dell’Ordine dei medici Pepe, secondo quanto accertato finora, aveva costretto Minelli a dimettersi da responsabile dell’Imid proprio con l’obiettivo di chiudere la struttura sanitaria “osteggiata – scrive il pubblico ministero – fin dal suo sorgere perché confliggente con i suoi interessi al mantenimento di reparti ospedalieri e di attività medica privata”. Insomma per favorire i privati, Pepe avrebbe fatto la guerra all’uomo simbolo della sanità pubblica d’eccellenza: “L’Imid – secondo i magistrati – rappresentava una concreta e pericolosa concorrenza”. E così, per raggiungere il suo obiettivo, secondo l’accusa Pepe avrebbe minacciato il suo avversario sia esplicitamente che con avvertimenti.

Contro Minelli avrebbe usato “illegittimamente e strumentalmente” il potere disciplinare dell’Ordine che presiedeva e muovendo una serie di procedimenti nei suoi confronti. Sospensioni, ricorso, persino conferenze stampa per denigrare Minelli: un vortice che alla fine ha sfinito il medico e lo ha costretto a dimettersi. Quell’atto, però, sancì anche la fine del Centro Imid. La Regione Puglia tentò in tutti modi di trovare un sostituto per salvare il centro d’eccellenza, ma il bando regionale per trovare un sostituto andò deserto. Per gran parte di coloro che avevano trovato in quel centro un appoggio ai propri problemi di salute l’unica soluzione fu quella di seguire Minelli in una struttura privata: le casse del pubblico sacrificate a favore di quelle private, stando a quanto ricostruito finora.

Poco dopo quei fatti, i pazienti raccolsero firme, inviarono esposti alla Procura, organizzarono persino conferenze stampa di solidarietà, ma senza alcun risultato. Molti furono costretti a curarsi fuori regione trasformandosi in quella che i tecnici chiamano “mobilità passiva” cioè costi per la Regione Puglia. In alcuni casi le spese sono da capogiro: dal 2011, infatti, la struttura di Campi Salentina era il centro di riferimento per le malattie da uranio impoverito, da metalli pesanti e per la cosiddetta Sensibilità Chimica Multipla (MCS). Dopo la chiusura alcuni sono costretti a curarsi a Londra, metropoli che devono raggiungere per via della malattia, a bordo di voli di stato. Milioni e milioni dei contribuenti che potevano curarsi a pochi chilometri da casa. Pepe l’uomo dai numerosi e variegati incarichi (nel 1994 al Senato con il Centro Cristiano Democratico e nel 2001 alla Camera con l’Udeur di Mastella, poi amministratore unico della Società Trasporti Pubblici dalla provincia di Lecce e anche dirigente nazionale dell’Enpam) ora attende le motivazioni della sentenza per sperare nell’appello.

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