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Emanuela Orlandi, parla l’avvocata Sgrò: “Ci sono ancora persone in vita coinvolte in questa storia, bisognerebbe interrogarle. Già è tardi, abbiamo perso troppo tempo”

di Alessandra De Vita

Il caso Emanuela Orlandi è riaperto: una decina di giorni fa il Vaticano ha sorpreso tutti, compresi i familiari, aprendo un’inchiesta sulla 15enne scomparsa a Roma il 22 giugno del 1983. Per la prima volta, la Santa Sede decide di fare luce su uno dei ‘cold case’ più impenetrabili del nostro Paese. Abbiamo raggiunto l’avvocata Laura Sgrò, da anni al fianco della famiglia Orlandi nella ricerca della verità sul destino di Emanuela.

Possiamo dire che questa indagine, aperta dal Vaticano a 40 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, è anomala sia per i modi che per il momento in cui avviene?
La prima anomalia risiede nel fatto che la comunicazione sia arrivata attraverso l’Adnkronos. Perché quando viene aperto un fascicolo la riservatezza è d’obbligo, a tutela delle indagini, per cui se nessuno fosse stato avvisato, ci poteva stare, del resto è un atto dovuto quando viene depositata una denuncia querela. Ma se la comunicazione viene data a una agenzia di stampa e non alla famiglia, questo direi che è incomprensibile. È morto Ratzinger, il suo segretario particolare Padre Georg, già nel pomeriggio dello stesso giorno dei funerali ha fatto dichiarazioni di fuoco, intanto l’onda mediatica di Vatican Girl non si placa ed è stato depositato un ddl per l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta su Emanuela Orlandi. Troppe cose, impossibile continuare a stare in silenzio. Intanto, è trascorsa una settimana dall’apertura dell’inchiesta e non ci hanno ancora convocato. Non capisco cosa stiano aspettando, non lo trovo corretto nei confronti di questa famiglia che aspetta da 40 anni di conoscere la verità.

A proposito di Padre Georg: nel suo libro appena pubblicato, si parla anche di Emanuela.
Sì, lui nega l’esistenza di un dossier che racchiude la verità sul suo destino. A me padre Georg disse che un fascicolo riservato esisteva eccome e che avrei dovuto insistere con la Segreteria di Stato per farmelo consegnare. Inoltre padre Georg nel suo libro indica Domenico Giani, ex Comandante della Gendarmeria Vaticana e Costanzo Alessandrini, il suo vice, come i due emissari del Vaticano che nel 2012 incontrarono il magistrato Giancarlo Capaldo per la trattativa sulla sepoltura di De Pedis. Capaldo avrebbe dovuto far rimuovere il corpo del boss della Magliana dalla Basilica di Sant’Apollinare in cambio di un dossier con informazioni su Emanuela. Ma non è mai stato più consegnato e a Capaldo fu tolta l’inchiesta, poi archiviata. Direi che sarebbe il caso che il Vaticano spiegasse quello che è accaduto.

In questi anni, alla luce di tutti i nuovi elementi emersi, lei ha mai spinto perché venisse aperta un’inchiesta sul caso?
Dal 2018 ho presentato in Vaticano due denunce, sono rimaste lì, mai fatta un’indagine, i fascicoli sono rimasti a prendere polvere. Intanto hanno aperto il processo del secolo, che ha per oggetto soldi. Il valore supremo è il denaro non è la vita delle persone. La vita di una ragazzina di 15 anni, cittadina vaticana, è stata messa da parte per dare spazio ad altro. Quello è lo stato del Santo Padre, tutti i poteri sono del Papa che li esercita attraverso altri sistemi ma la magistratura vaticana è la longa manus del Santo Padre. Perché il processo del secolo riguarda il denaro e non la vita di una ragazza? Lo dice la Bibbia, siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, la vita dell’uomo è prioritaria: così è scritto nella Genesi.

Lei si riferisce al processo Becciu, che vede in primo piano in questi giorni lo scontro tra Francesca Chaoqui e il cardinale Angelo Becciu. Crede ci sia un collegamento tra questa vicenda e la storia di Emanuela? La stessa Chaoqui ha tirato in ballo, in un recente tweet, la storia di Emanuela, dichiarando di poter contribuire a mettere un punto.
Francesca Chaoqui è nata agli inizi degli anni Ottanta. Emanuela è scomparsa nel 1983. Bisogna capire cosa è successo quel 22 giugno, le cose principali sono successe in quel momento. Bisogna recuperare quelle fonti primarie, tutto il resto viene dopo. Ognuno può dire ciò che vuole, deve provarlo.

Come dovrebbe svolgersi, adesso, quest’inchiesta?
Ci sono ancora delle persone in vita coinvolte in questa triste storia, bisognerebbe interrogarle. Io partirei dal cardinale Giovanni Battista Re. Ci sono almeno una decina di persone da convocare e che sono reperibili e alla loro portata: Padre Georg, l’ex vice capo della gendarmeria vaticana Costanzo Alessandrini. La lista è lunga. Il cardinale Tarcisio Bertone era segretario di Stato quando ci fu il problema di spostare la tomba di De Pedis dalla Basilica di Sant’Apollinare. Credo sia necessario convocarlo. Impossibile che in quel contesto, i vertici della chiesa non abbiano fatto il punto sulla questione. Io credo che sia ora della verità. Se la volontà di Papa Francesco è fare chiarezza, sono sicura che metteremo presto un punto su questa orribile storia. Mi affido a lui.

Pensa che il Papa stia pensando alle dimissioni? Ieri, durante, l’Angelus, ha detto: “Bisogna imparare a farsi da parte al momento opportuno”.
Io non credo si riferisse a sé stesso ma a come dovrebbe funzionare la Curia. Credo volesse dire che non bisogna restare attaccati alle poltrone. Un messaggio che appartiene a Francesco da sempre.

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