Al Forum di Davos dedicato quest’anno alla ‘Cooperazione in un mondo frammentato‘, la frammentazione va in scena negli stessi panel fra scienziati, attivisti, uomini d’affari e politici che dibattono di cambiamento climatico, inflazione e rallentamento dell’economia. Da un lato ci sono le sfide dei giovani attivisti per l’ambiente e il j’accuse del segretario generale dell’Onu Antonio Guterrez, che ha chiamato in causa i gruppi petroliferi mondiali consapevoli fin dagli anni ’70 di star “cuocendo il mondo”. Dall’altro un gruppo di 200 milionari di 13 Paesi avverte che viviamo nell'”età degli estremi“, dal clima estremo all’estrema ricchezza che si accompagna all’aumento della povertà, ma gli estremi sono “insostenibili, spesso pericolosi”. E lancia un nuovo appello ai leader mondiali: “Tassare noi ultra-ricchi“.

La campagna è stata lanciata dalle associazioni Patriotic Millionaires, Patriotic Millionaires UK, Millionaires For Humanity e taxmenow. I membri – tra cui Marlene Engelhorn, l’erede dei fondatori di Basf che ha deciso di rinunciare al 90% del suo patrimonio – ricordano come “la storia degli ultimi cinquant’anni” sia “una storia di ricchezza che non scorre se non verso l’alto. Negli ultimi anni, questa tendenza ha subito una forte accelerazione. Nei primi due anni della pandemia, i 10 uomini più ricchi del mondo hanno raddoppiato la propria ricchezza mentre il 99 per cento delle persone ha visto diminuire il proprio reddito. Miliardari e milionari hanno visto la loro ricchezza crescere di migliaia di miliardi di dollari, mentre il costo della vita ora sta paralizzando le famiglie comuni in tutto il mondo”. Come uscirne? Semplice: “Voi, i nostri rappresentanti globali, dovete tassare noi, gli ultra ricchi, e dovete iniziare ora”.

“Un incontro dell’“élite globale” a Davos per discutere di “Cooperazione in un mondo frammentato” è inutile se non si contesta la causa principale della divisione”, provoca la lettera aperta. “Difendere la democrazia e costruire la cooperazione richiede azioni per costruire economie più eque in questo momento – non è un problema che può essere lasciato ai nostri figli da risolvere. Ora è il momento di affrontare la ricchezza estrema; ora è il momento di tassare gli ultra ricchi. (…) Tassate gli ultra ricchi e fatelo subito. È semplice economia di buon senso. È un investimento nel nostro bene comune e in un futuro migliore che tutti meritiamo, e come milionari vogliamo fare quell’investimento”.

Intanto dal palco di Davos Guterrez ha inchiodato le multinazionali energetiche: “Proprio come l’industria del tabacco, hanno calpestato le loro stesse ricerche scientifiche e propagato l’enorme bugia. Proprio come con Big Tobacco, i responsabili devono pagare le loro responsabilità“. Ben più cauto John Kerry, l’inviato speciale Usa per il clima che tenta di tenere assieme la protesta vibrante di Greta Thunberg, al Forum dopo essere stata fermata dalla polizia in Germania per le proteste contro il carbone, e le iniziative della finanza che per interesse abbraccia gli obiettivi climatici.

“Servono soldi, soldi, soldi”, ha detto Kerry che punta ad affrontare il cambiamento ‘da dentro’, investendo sulla transizione ecologica. “Abbiamo svoltato l’angolo, stiamo andando nella giusta direzione, dobbiamo catturare le emissioni e costruire una nuova infrastruttura“. Helena Gualinga, attivista climatica del gruppo di Greta, co-fondatrice del collettivo di indigeni del Rio delle Amazzoni, lo ha gelato. “Stiamo andando nella direzione sbagliata. La mia comunità è stata spazzata via dalle inondazioni”, gli indigeni “sono sulla linea del fronte e trovano il petrolio nell’acqua”. Le emissioni “non saranno ridotte finché non fermiamo i nuovi progetti di estrazioni fossili” e, con buona pace di Kerry, “la crisi climatica è solo peggiorata negli ultimi due anni”.

E’ solo un assaggio in vista dell’intervento di Thunberg che vedrà Fatih Birol, il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) che invoca una svolta sulle rinnovabili non solo per il clima, ma anche per la sicurezza energetica minacciata dalla crisi geopolitica. La presenza a Davos di Greta, accompagnata anche da Vanessa Nakate e Luisa Neubauer, farà perno sulla protesta ‘Cease and Desist’ che chiede ai manager dei grandi gruppi energetici di “fermare immediatamente l’apertura di nuove estrazioni di petrolio, gas e carbone, e smettere di bloccare la transizione verso l’energia pulita che è così necessaria”.

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