Ormai siamo nel futuro dove ognuno di noi ha potenzialmente i famosi 15 minuti di celebrità warholiani. Le occasioni di “celebrità fast food” si sono moltiplicate all’ennesima potenza con il mondo social e TikTok ha dato una bella botta finale.

Recentemente ho scoperto su TikTok una coppia che fa milioni di visualizzazioni. Il format è molto semplice: lei è una bella ragazza bionda e il fidanzato le fa degli scherzi innocenti: tipo spruzzarle dell’inchiostro simpatico sui vestiti, toglierle l’hamburger dal panino, metterle l’erogatore di benzina tra le cosce e tante amenità di questo genere. Il finale è sempre di lei che sgrana gli occhi e lui che ride tutto contento.

I 15 minuti di celebrità sono diventati 16 e forse in un futuro ancora più lontano diventeranno 17. Fanno milioni di visualizzazioni. Su YouTube ci sono canali con trecentomila iscritti dove i creatori di contenuti mangiano pizzette e focaccine davanti alla videocamera. Altri canali con milioni di iscritti dove si parla di videogiochi, altri ancora dove bellissime ragazze si provano completini intimi. Io ho un canale YouTube dove racconto gli esseri umani con poesia e originalità. Ho 4830 iscritti e ne vado fiero, fierissimo!

Sul mio canale racconto anche la mia vita, ogni tanto (ma proprio ogni tanto) mi capita di incontrare qualcuno che mi ferma per strada dicendomi “Ciao Ricky, stai andando a fare la radiografia al rene?”. Sono sconosciuti che sanno tutto di me perché mi seguono sul canale, ma sono io che vorrei chiedere un autografo a loro proprio perché sono sconosciuti, quindi misteriosi. Lo sconosciuto esercita su di me un potere di attrazione fatale. Quando vedo un selfie con una celebrità, la mia attenzione non va alla celebrità, ma allo sconosciuto a fianco che sorride tutto soddisfatto.

Lo sconosciuto è inconsapevole il più delle volte. Non sa di essere il vero punto di interesse, colui di cui non si sa nulla, nulla di nulla, non sa che solo per questo semplice dato di fatto è infinitamente più interessante della celebrità cotta e mangiata. Eppure viviamo in un mondo in cui se nessuno sa chi sei non sei appetibile, non sei riconoscibile, ergo sei il nulla. Essendo una persona curiosa, mi capita di andare a leggere i commenti ai miei post sulla pagina Facebook de Il Fatto Quotidiano e molti commenti sono di questo tenore: ma chi sei? chi ti conosce? chi è questo qui? Vige questo assioma: non sei famoso, quindi non sei.

Non sprecarti nemmeno, amico mio, tanto non sei famoso. Inizialmente ci restavo male (sono una persona sensibile), ma poi ho capito che è la mia grande fortuna. Non solo sono sconosciuto a loro, sono sconosciuto anche a me stesso. Cerco sempre il mio volto ed è una ricerca infinita, senza fine, appunto. Non è meraviglioso? Essere Nessuno, proprio come Ulisse, in un mondo di “Qualcuno”. La famosa espressione “lei non sa chi sono io!” è in realtà una constatazione di beatitudine. Bisognerebbe pronunciare questa frase con compiaciuta allegria.

Come ammiro quelle persone che non sono sui social, che non ambiscono alla notorietà spicciola, che non postano la foto del sushi su Facebook, che non sculettano su TikTok, quelle persone semplici e umane che si accontentano di una vita protetta dall’anonimato, che mangiano le pizzette in solitudine, che vivono con mistero e segretezza, con pudore, esibendosi solo davanti ai semafori del proprio quotidiano, in piccole soste riflessive.

Una volta chiesi a un uomo che aveva il mio stesso cognome, Antonio Farina: “ma tu sei su Facebook?” e lui mi rispose con geniale naturalezza “no, sono nei boschi”. Nei boschi, che meraviglia! Quanto mi piacerebbe essere così! Invece pure io sono vittima di questa ossessione dell’apparire, anche se nel mio caso è una necessità espressiva. Mi piace apparire per comunicare una mia visione del mondo, ma vengo ignorato perché non sono famoso, perché non ho nemmeno 15 minuti di celebrità da gettare negli occhi dell’eternità.

Devo tenermi i miei 15 minuti di anonimato, per sempre. Eppure continuerò a fare i miei film agli sconosciuti, a quegli sconosciuti che vivono “nei boschi dell’anonimato”. Loro non sanno di essere la mia ragione di vita. Con la loro segretezza, il loro mistero, con l’enigma che scorre nei loro occhi, non sanno di essere una boccata d’aria fresca in un mondo schiacciato e oppresso dalla libidine dell’apparire. Non potranno nemmeno odiarmi per questo, per la mia attenzione che si posa su di loro, tanto ho solo 4830 iscritti e resteranno puri e sconosciuti, come il sottoscritto.

Detto questo, se mi vedete passare per strada, non siate timidi, chiedetemi pure un autografo: so scrivere il mio nome ormai da tanto tempo. Mi chiamo Ricky Farina.

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