di Margherita Zappatore

Dalla Finlandia alla Sicilia e poi la fuga in Spagna per cercare delle scuole adeguate per i figli. Non c’è da scandalizzarsi leggendo questa storia.

Oggi apriamo gli occhi, volenti o nolenti, sull’inadeguatezza del sistema scolastico italiano e scopriamo che il nostro “sistema scolastico è così povero”. Ed è logico e consequenziale sia così. Mi spiego meglio.

Mentre la Finlandia destina all’istruzione il 12% del suo Pil, l’Italia ne dispone solo il 4,1% (dato 2018, l’ultimo disponibile). In poche parole, siamo il fanalino di coda in Europa per investimenti nella scuola.

Va da sé che, se consideriamo quanto (poco) lo Stato italiano abbia investito negli ultimi decenni nel settore scolastico, il sistema di istruzione non possa brillare come altrove. Va da sé che, visto il sovraffollamento delle classi, le strutture vetuste di molte scuole, alcune persino non ancora antisismiche, non si possano concedere “15 minuti tra una lezione e l’altra”, per permettere ai ragazzi di “giocare insieme nel giardino” come proposto dai genitori finlandesi.

Anche noi studenti lo avremmo voluto, anche i genitori lo vorrebbero per i loro figli. Ma noi siamo vittime dei tagli. Il nostro sistema scolastico è un sistema povero nelle risorse, manchevole in attrezzature.

Questo al netto, ovviamente, della bravura degli insegnanti italiani, che si trovano sulle spalle l’onore non solo formativo ma anche educativo degli studenti, spesso anche in contrasto con i genitori. Sono anche loro le vittime del sistema.

L’Italia, infatti, è tra i Paesi europei che pagano meno il proprio corpo docente. Mentre lo stipendio degli insegnanti italiani si aggira sui 20mila euro e possono ottenere lo stipendio massimo dopo 35 anni di servizio, in Finlandia si attesta sui 35mila euro e possono ottenere il massimo dello stipendio dopo solo 16 anni.

Eppure, l’Italia continua a coltivare talenti stimati e apprezzati in tutto il mondo, nonostante i tagli e le difficoltà. La scuola è la palestra della nostra classe dirigente e se, oltre la retorica, la si mettesse al centro delle politiche del Paese sarebbe il vero volano di sviluppo in Italia.

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