Un prestanome del clan Bagalà come revisore dei conti. C’è bufera in Toscana e sul Pd che la governa attorno al nome di un membro del collegio che per legge deve vigilare sui bilanci della regione guidata da Giani (nella foto). Si tratta di Antonio Gedeone, nome estratto da una terna, come si legge nella delibera del 6 dicembre scorso di Regione Toscana. Come ci sia finito è il punto. Quel nome, racconta oggi Il Giornale, ha subito suscitato malumori in consiglio, nel silenzio della giunta, e il perché presto detto: il professionista scelto per esercitare il “controllo in materia di contabilità pubblica e finanza” è al centro dell’inchiesta “Alibante” condotta dalla Procura Antimafia di Catanzaro che ha scoperchiato l’anno scorso un giro di infiltrazioni mafiose nel medio Tirreno Catanzarese, terra d’origine di Gedeone, che nelle carte compare nel ruolo di indagato e ora imputato, insieme al fratello, nel processo che si sta celebrando nell’aula bunker di Catanzaro.

Le accuse per il contabile che vive a Cortona sono di concorso esterno in associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori, aggravato dall’agevolazione mafiosa. La Procura, riferisce il quotidiano milanese, definisce Gedeone lo “storico prestanome” del boss Bagalà, essendo stato amministratore delle due srl calabresi al centro dell’inchiesta Calabria Turismo e Sole, anche se il commercialista sostiene di aver lasciato l’incarico prima dell’interdittiva antimafia. Su questo sarà l’esito del processo a valere, ma intanto in Regione regnano imbarazzo e sospetti. In consiglio regionale l’opposizione attacca chiedendo come sia stato possibile che nella selezione dei candidati non si sia tenuto conto dei carichi pendenti e che dal sorteggio sia poi saltato fuori proprio quel nome, quando la Toscana è sprofondata a causa delle infiltrazioni mafiose sullo smaltimento illecito dei rifiuti.

C’è anche un tema di conflitto di interessi potenziale. Il 19 dicembre Gedeone dichiarava alla Regione di non detenere nomine ricevute direttamente dalla Regione. Ed è vero, se nonché nella stessa dichiarazione comparivano incarichi in enti e aziende regionali, che sarebbe il requisito dell’incompatibilità. Il commercialista è nel collegio sindacale della Sds Senese, Sds Alta Valdesca, ij quello dei revisori dell’Asp “Istituto Casa Famiglia” di Siena e revisore unico dell’Asp “San Donato” di Pescia. Sigle che fanno parte del sistema sociosanitario integrato regionale. Il suo coinvolgimento nell’inchiesta aveva spinto la Dda diretta da Nicola a Gratteri a richiedere una interdittiva dalle cariche sociali che la procura ha poi disposto e poi ritirato. Così Gedeone è tornato a esercitare restano prima indagato a piede libero e poi imputato a processo per mafia. E dunque revisore per la Regione. Che da parte sua ha diramato un comunicato per dire che la selezione è “avvenuta secondo quanto stabilito dalla legge”. “Non si tratta in alcun modo di una nomina di carattere politico o che può essere imputata ad alcun partito come oggi riportano strumentalmente alcuni organi di stampa ma di un procedimento di natura del tutto tecnica di fronte al quale la politica non ha, né può avere, alcun elemento di discrezionalità se non procedere a un sorteggio pubblico. Tutti i passaggi si sono svolti in modo assolutamente trasparente coinvolgendo come da regolamento l’intero Consiglio fino al sorteggio avvenuto in aula e, come sempre accade a fronte di ogni nomina, a seguito di approfondite istruttorie da parte degli uffici competenti. In ogni caso, per scrupolo e per garantire ancora di più la massima tutela dell’ente, ho già chiesto che venga fatta una ulteriore verifica tecnica per ribadire l’assoluta correttezza di una nomina che, ripeto, non ha alcun carattere di natura politica”, spiega il presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo.

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