Dopo la morte del Papa emerito, si apre una nuova fase del pontificato di Francesco. Finora, ciò che lo ha caratterizzato è stata proprio l’inedita convivenza in Vaticano con il suo immediato predecessore. Una pagina storica che si è conclusa e adesso molti, in particolare all’interno del Collegio cardinalizio, si augurano che non abbia un bis, almeno in tempi molto brevi. La domanda che tutti si pongono, tumulato il corpo di Ratzinger nelle Grotte Vaticane, è una sola: ora Francesco è più libero di continuare le sue riforme? Il conclave che lo elesse quasi dieci anni fa, il 13 marzo 2013, dopo le dimissioni a sorpresa di Benedetto XVI, gli chiese proprio di avviare una radicale opera di riforma: dalla Curia romana, di cui il 19 marzo 2022 è stata pubblicata la nuova costituzione apostolica, Praedicate Evangelium, al contrasto della pedofilia del clero, ponendosi proprio sulla scia della tolleranza zero avviata con determinazione da Ratzinger, fino alla trasparenza finanziaria. Ora sono in molti, soprattutto nei sacri palazzi, a chiedere a Francesco di normare la figura del Papa emerito, sanando tutte quelle contraddizioni irrisolte in questi quasi dieci anni di coabitazione. Contraddizioni che sono riemerse prepotentemente con la morte di Benedetto XVI.

Finora, il pontificato di Francesco non è stato per nulla ipotecato dalla presenza in Vaticano del suo predecessore. Con la fine di Ratzinger, però, l’arcivescovo Georg Gänswein, segretario particolare del Papa emerito e ancora, seppure solo formalmente, prefetto della Casa Pontificia, ha iniziato a rilasciare dichiarazioni che rischiano di aprire una vera e propria faida tra le due tifoserie papali. Quelle stesse tifoserie che hanno creato molti problemi in questo decennio sia a Bergoglio che a Ratzinger. Il presule, infatti, ha preso di mira in particolare un provvedimento di Francesco, il motu proprio Traditionis custodes sulla messa in latino, pubblicato nel 2021, che restringe le liberalizzazioni che erano state concesse, nel 2007, da Benedetto XVI con il motu proprio Summorum Pontificum, una delle decisioni più controverse del suo pontificato. Monsignor Gänswein ha affermato che quella scelta di Bergoglio aveva “spezzato il cuore” a Ratzinger. Ma lo scontro è solo all’inizio.

Immediatamente dopo la morte del Papa emerito, è stata annunciata la pubblicazione del libro scritto dal suo segretario insieme con il vaticanista Saverio Gaeta. Si intitola Nient’altro che la verità. La mia vita al fianco di Benedetto XVI (Piemme) e, stando alle anticipazioni, vuole rispondere a tutte le critiche che sono state rivolte a Ratzinger. “Oggi, – si legge nella presentazione del testo – dopo la scomparsa del Papa emerito, per l’attuale prefetto della Casa Pontificia è giunto il momento di raccontare la propria verità riguardo le bieche calunnie e le oscure manovre che hanno cercato invano di gettare ombre sul magistero e sulle azioni del Pontefice tedesco, e di far conoscere così, finalmente, il vero volto di uno dei più grandi protagonisti degli ultimi decenni, troppo spesso ingiustamente denigrato dai critici come ‘Panzerkardinal’ o ‘Rottweiler di Dio’”.

“Un racconto autentico e schietto – si legge ancora – in cui, coadiuvato dalla esperta penna del vaticanista Saverio Gaeta, monsignor Gänswein propone l’autorevole ricostruzione di un particolarissimo periodo per la Chiesa cattolica, affrontando anche gli interrogativi su enigmatiche vicende, quali i dossier di Vatileaks e i misteri del caso Orlandi, lo scandalo della pedofilia e i rapporti fra il Papa emerito e il successore Francesco. Ne scaturisce l’intensa testimonianza della grandezza di un uomo, cardinale, Papa che ha fatto la storia del nostro tempo e che emerge qui come un faro di competenza teologica, chiarezza dottrinale e saggezza profetica”.

Nel libro, monsignor Gänswein torna proprio al momento in cui, all’inizio del 2020, Francesco lo congedò di fatto da prefetto della Casa Pontificia. “Restai scioccato e senza parole”, afferma il presule definendosi “un prefetto dimezzato”. Secondo la sua ricostruzione, il Papa gli avrebbe detto: “Lei rimane prefetto, ma da domani non torna al lavoro. Decisione che Benedetto XVI, sempre secondo quanto riferito dal suo segretario, avrebbe commentato ironicamente: “Penso che Papa Francesco non si fidi più di me e desideri che lei mi faccia da custode”. Secondo la ricostruzione, Ratzinger scrisse a Bergoglio per intercedere, ma nulla cambiò.

Oltretevere, invece, non desta alcuna preoccupazione la pubblicazione di un testo inedito del Papa emerito intitolato Che cos’è il cristianesimo. Quasi un testamento spirituale (Mondadori), “il libro che – come si legge nella presentazione – Benedetto XVI ha voluto fosse pubblicato dopo la sua scomparsa. Negli anni immediatamente successivi al Concilio Vaticano II, il volume Introduzione al cristianesimo faceva conoscere al grande pubblico un giovane teologo tedesco. Oggi, a conclusione della sua vita e in veste di Papa emerito, Benedetto XVI affida in eredità quest’opera agli uomini tutti per condividere le sue ultime riflessioni su alcuni temi fondamentali della religione cristiana. Al centro vi è la misericordia di Dio, che nasce da una passione d’amore verso ogni creatura. Al servizio di Dio sono i sacerdoti, chiamati a stare alla sua presenza e a essere testimoni del suo amore. Vi sono poi i temi del dialogo con le altre religioni, con gli ebrei, il popolo della promessa, con le confessioni cristiane, con il mondo. Questo dialogo, tuttavia, non può prescindere dai contenuti centrali del credo: l’incarnazione del Figlio di Dio, la fede nella morte e resurrezione di Gesù, la presenza eucaristica, la comunione fraterna nella Chiesa, i temi centrali della morale cristiana”.

“Come recita il sottotitolo, – prosegue la descrizione – il volume è quasi un testamento spirituale, dettato dalla sapienza del cuore di un maestro sempre attento alle attese e alle speranze dei fedeli. Negli anni trascorsi nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano la sua presenza discreta e la sua preghiera sono state un sostegno importante per la vita della Chiesa. Da lì osservava benevolo la natura, specchio dell’amore di Dio creatore, dal quale proveniamo e verso il quale siamo diretti. Da lì guardava al suo paese d’origine, la Germania, all’Italia ove trascorse buona parte della sua vita, alla Francia che lo accolse nella sua Académie, all’intera Europa. A questi paesi il Papa emerito affida, con voce flebile ma appassionata, la sua richiesta di non rinunciare all’eredità cristiana, che è un patrimonio prezioso per l’intera umanità. In vita, Benedetto XVI non sempre è stato compreso. Nessuno, tuttavia, ha potuto negare la lucidità del suo pensiero e la forza delle sue argomentazioni, che quest’ultima opera egregiamente raccoglie”. Sicuramente, nelle prossime settimane ci saranno ulteriori colpi di scena e arriveranno anche decisioni molto importanti di Francesco che indicheranno la strada che prenderà il suo pontificato.

Twitter: @FrancescoGrana

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