“Benedetto, fedele amico dello sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce”. Così Papa Francesco ha concluso l’omelia del funerale di Benedetto XVI presieduto in una gremita piazza San Pietro. “Anche noi, – ha affermato Bergoglio – saldamente legati alle ultime parole del Signore e alla testimonianza che marcò la sua vita, vogliamo, come comunità ecclesiale, seguire le sue orme e affidare il nostro fratello alle mani del Padre: che queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo, che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita”. Nella sua meditazione, Francesco ha ripreso alcuni passaggi dell’omelia che Ratzinger fece nella messa di inizio del suo pontificato, il 24 aprile 2005. “San Gregorio Magno, – ha ricordato il Papa – al termine della Regola pastorale, invitava ed esortava un amico a offrirgli questa compagnia spirituale: ‘In mezzo alle tempeste della mia vita, mi conforta la fiducia che tu mi terrai a galla sulla tavola delle tue preghiere, e che, se il peso delle mie colpe mi abbatte e mi umilia, tu mi presterai l’aiuto dei tuoi meriti per sollevarmi’. È la consapevolezza del pastore che non può portare da solo quello che, in realtà, mai potrebbe sostenere da solo e, perciò, sa abbandonarsi alla preghiera e alla cura del popolo che gli è stato affidato. È il popolo fedele di Dio che, riunito, accompagna e affida la vita di chi è stato suo pastore. Come le donne del Vangelo al sepolcro, siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde; vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni. Vogliamo dire insieme: ‘Padre, nelle tue mani consegniamo il suo spirito’”.

Un legame di sincera amicizia ha contraddistinto questi quasi dieci anni di convivenza in Vaticano tra Francesco e Benedetto XVI. “Sono grato – aveva scritto Ratzinger al teologo svizzero Hans Küng – di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo pontificato nella preghiera”. “Benedetto – aveva affermato Bergoglio – adesso abita in Vaticano, e alcuni mi dicono: ma come si può fare questo? Due papi in Vaticano! Ma, non ti ingombra lui? Ma lui non ti fa la rivoluzione contro? Tutte queste cose che dicono, no? Io ho trovato una frase per dire questo: è come avere il nonno a casa, ma il nonno saggio”. Nel rogito in latino che è stato sepolto con il corpo del Papa emerito, viene ripercorsa brevemente la sua lunga esistenza durata 95 anni: “Benedetto XVI pose al centro del suo pontificato il tema di Dio e della fede, nella continua ricerca del volto del Signore Gesù Cristo e aiutando tutti a conoscerlo, in particolare mediante la pubblicazione dell’opera Gesù di Nazaret, in tre volumi. Dotato di vaste e profonde conoscenze bibliche e teologiche, ebbe la straordinaria capacità di elaborare sintesi illuminanti sui principali temi dottrinali e spirituali, come pure sulle questioni cruciali della vita della Chiesa e della cultura contemporanea. Promosse con successo il dialogo con gli anglicani, con gli ebrei e con i rappresentanti delle altre religioni; come pure riprese i contatti con i sacerdoti della Comunità San Pio X”.

Sempre nel rogito, è stata riportata integralmente la dichiarazione con la quale, a sorpresa, durante il concistoro dell’11 febbraio 2013, annunciò le sue dimissioni, rese effettive alle 20 del 28 febbraio successivo. “Nell’ultima udienza generale del pontificato, il 27 febbraio 2013, – si legge ancora nel rogito – nel ringraziare tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui era stata accolta la sua decisione, assicurò: ‘Continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre’. Dopo una breve permanenza nella residenza di Castel Gandolfo, visse gli ultimi anni della sua vita in Vaticano, nel Monastero Mater Ecclesiae, dedicandosi alla preghiera e alla meditazione”. Infine, viene riportata una sintesi dei documenti più importanti degli otto anni del suo pontificato: “Il magistero dottrinale di Benedetto XVI si riassume nelle tre encicliche Deus caritas est (25 dicembre 2005), Spe salvi (30 novembre 2007) e Caritas in veritate (29 giugno 2009). Consegnò alla Chiesa quattro esortazioni apostoliche, numerose costituzioni apostoliche, lettere apostoliche, oltre alle catechesi proposte nelle udienze generali e alle allocuzioni, comprese quelle pronunciate durante i ventiquattro viaggi apostolici compiuti nel mondo. Di fronte al relativismo e all’ateismo pratico sempre più dilaganti, nel 2010, con il motu proprio Ubicumque et semper, istituì il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, a cui nel gennaio del 2013 trasferì le competenze in materia di catechesi. Lottò con fermezza contro i crimini commessi da rappresentanti del clero contro minori o persone vulnerabili, richiamando continuamente la Chiesa alla conversione, alla preghiera, alla penitenza e alla purificazione. Come teologo di riconosciuta autorevolezza, ha lasciato un ricco patrimonio di studi e ricerche sulle verità fondamentali della fede”.

Twitter: @FrancescoGrana

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