Stoccolma è pronta: dal 1° gennaio 2023 toccherà alla Svezia assumere la presidenza del Consiglio dell’Unione, per la terza volta dopo il 2001 e il 2009. Stavolta, però, le sfide per il governo di Ulf Kristersson, diventato premier dopo le elezioni di settembre, saranno decisamente più dure e lo stesso esecutivo di Stoccolma lo sa bene. “La Svezia sta assumendo la presidenza del Consiglio dell’Unione europea durante la più grave crisi di sicurezza dalla Seconda guerra mondiale”, ha dichiarato il premier. Per il leader del Partito Moderato i problemi potrebbero arrivare anche dal fronte interno, vista la presenza sempre più ingombrante dei Democratici Svedesi, il partito di estrema destra che è azionista di maggioranza di questo esecutivo, pur fornendo solamente un appoggio esterno.
Il peso della guerra in Ucraina – Gli ultimi sei mesi sono stati piuttosto complessi per la Repubblica Ceca, alla guida del Consiglio dell’Unione da luglio 2022, che può, almeno in parte, legittimamente rivendicare una vittoria importante come il price cap. Il conflitto in Ucraina, con tutti i risvolti del caso, sono però ancora centrali nell’agenda comunitaria: anche per questo Stoccolma ha già fatto sapere di averlo posto tra le priorità del suo semestre. “Siamo pronti a fornire a Kiev tutto il sostegno politico, finanziario, militare e umanitario possibile per tutto il tempo necessario”, ha dichiarato il ministro degli Esteri svedese Tobias Billström al Financial Times. Il ruolo della Svezia nei prossimi mesi si noterà soprattutto nella mediazione per un eventuale nono pacchetto di sanzioni e sul nuovo incontro della Comunità politica europea, previsto in Moldavia ad aprile.
Il peso dei Democratici svedesi – I problemi per il premier Kristersson saranno tanti anche sul fronte interno. “Crediamo nella cooperazione, ma dobbiamo allontanarci dall’idea quasi maniacale che Bruxelles debba intromettersi sempre di più nella politica degli Stati membri”, ha dichiarato Jimmy Åkesson, leader dei Democratici svedesi, in un dibattito al Riksdag di inizio dicembre. Per questo molti si chiedono quale sarà l’effettiva influenza del partito di estrema destra sull’azione dell’esecutivo: sulla carta potrebbe essere amplissima, come dimostra il voto di fiducia risicato ottenuto del governo e lo stesso accordo di coalizione. Nel documento viene evidenziato come siano parte del programma dell’esecutivo le proposte dei Democratici svedesi in materia di politica migratoria e come vadano consultati su argomenti come l’energia e gli affari dell’Ue. È perciò probabile che Åkesson si faccia sentire sulla riforma del diritto d’asilo, rimasto fermo alla proposta della Commissione del settembre 2020. Sul tema l’Unione è da tempo fossilizzata: da un lato ci sono i Paesi del sud, come l’Italia, che chiedono la redistribuzione obbligatoria, dall’altro ci sono quelli del nord che chiedono che gli Stati di primo arrivo si attrezzino per fermare il flusso. I Paesi nordici sono inoltre appoggiati da Polonia e Ungheria, che si oppongono a qualunque suddivisione dei migranti. La presenza dei Democratici svedesi, che sostengono come l’immigrazione si debba avvicinare il più possibile allo zero, non aiuta di certo. Eppure, resta un barlume di speranza che sia proprio la Svezia il Paese in grado di uscire dall’impasse. “Puoi avere grandi aspettative sul governo svedese”, ha dichiarato a Politico Europe la commissaria svedese alle politiche migratorie, la socialdemocratica Ylva Johansson.
Il commercio e il clima – Temi altrettanto importanti per la Svezia saranno commercio e il clima, due dossier sui quali le aspettative nei confronti di Stoccolma sono altissime. Il primo è il più rischioso: la volontà di concludere gli accordi commerciali con Sudamerica, Sudest asiatico e Oceania potrebbe trovare l’opposizione di Paesi come Italia, Spagna e Portogallo, più interessate a proteggere il loro comparto agricolo. Lo stesso vale per il clima, altro punto centrale in agenda. Il premier Kristersson ha evidenziato come “l’UE sia uno degli attori climatici più importanti al mondo e continuerà a mostrare la sua leadership nella transizione verde” ma non mancano le contraddizioni, come nel caso delle foreste, elemento importante nella cultura svedese con un valore anche economico. Per questo la Svezia ha criticato sia la Strategia forestale 2030 dell’Ue, sostenendo dia troppo spazio alla tutela, sia il Regolamento sul ripristino della natura, definita “un’esagerazione” dal Parlamento svedese. Sul punto la linea politica del primo ministro Kristersson è allineata a quella dei Democratici svedesi, piuttosto scettici sul tema del cambiamento climatico: non è un caso che abbia dichiarato che “la Svezia spingerà per obiettivi climatici elevati se non soffocheranno l’innovazione”. Saranno perciò complicati i possibili progressi dell’Unione in materia di pesticidi, imballaggi e rifiuti: probabile che tutto passi alla presidenza spagnola, che inizierà il prossimo 1° luglio.