Sulla carta il cammino del Recovery plan prosegue secondo i tempi previsti. “Sono stati raggiunti i 55 obiettivi previsti per il secondo semestre 2022″, ha annunciato il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, soddisfatto dell’”importante lavoro di squadra” e del “dialogo costruttivo” con la Commissione europea, fondamentale per superare “alcune criticità legate agli ultimi obiettivi. Il ministro però non ha detto a che punto è l’effettiva spesa dei fondi: stando a indiscrezioni i 20,5 miliardi previsti per fine anno (obiettivo già rivisto al ribasso dal governo Draghi) non saranno raggiunti neanche lontanamente.

In seguito al confronto con Bruxelles, nelle ultime settimane il governo ha fatto marcia indietro sulla norma che avrebbe consentito ai commercianti di non accettare i pagamenti elettronici sotto una certa soglia: la misura era in palese contrasto con uno degli obiettivi del Pnrr raggiunti nel primo semestre. Si sono poi sbloccati gli ultimi due dossier: l’assunzione di 262 giovani ricercatori e la creazione di 7.500 posti letto per studenti universitari, obiettivo raggiunto con un escamotage come ilfattoquotidiano.it aveva raccontato già all’inizio di dicembre. In entrambi i casi, si è dovuto negoziare con la Ue per allentare i termini e poter raggiungere gli obiettivi. Per quanto riguarda i ricercatori sarà considerato ‘giovane’ ricercatore sia chi ha meno di 40 anni, sia chi oggi ne ha di più ma aveva maturato entro i 40 anni i requisiti per accedere ai fondi europei per incoraggiare le carriere dei giovani ricercatori. Di posti letto per gli universitari ne mancano ancora un centinaio per raggiungere il target, ma con Bruxelles è stato concordato che verranno coperti entro il periodo di assestamento (febbraio 2023).

Alla data di insediamento del nuovo governo, sui 55 obiettivi da raggiungere entro il 31 dicembre 2022 ne risultavano conseguiti 25. “In poco più di 60 giorni sono stati adottati 2 decreti legislativi, 12 decreti ministeriali, 3 interventi normativi in legge di Bilancio”, rivendica il ministro. Tra i traguardi principali c’è il lavoro sul fronte della transizione digitale, uno dei settori con il carico maggiore di obiettivi in quest’ultimo semestre. Tra questi la nascita dell’agenzia di Cybersecurity, il completamento del Polo Strategico Nazionale destinato ad ospitare i dati e i servizi strategici di pa centrali, locali e strutture sanitarie, gli atti attuativi della riforma dei servizi idrici, la nascita della società 3I (INPS, INAIL e ISTAT), la riforma dei servizi pubblici locali e quella della scuola, la riduzione degli oneri di sistema impropri nelle bollette energetiche. Il ministero dell’Ambiente ha approvato il 24 dicembre il finanziamento di 22 progetti per potenziare le reti di distribuzione dell’energia elettrica, affinché assorbano meglio quella prodotta da fonti rinnovabili e spingano ad una maggiore elettrificazione dei consumi. Al ministero delle Infrastrutture manca un decreto Mit/Mef, in dirittura d’arrivo. Uno degli ultimi obiettivi raggiunti è stato poi l’approvazione del nuovo codice appalti, che dovrà entrare in vigore l’anno prossimo.

Chiuso il dossier 2022, il governo può ora procedere con la richiesta a Bruxelles della terza rata da 19 miliardi. E potrà concentrarsi sulla nuova fase che si apre nel 2023: la revisione del Piano, dalla governance alla ridefinizione di alcuni progetti, soprattutto quelli i cui costi non sono più realistici. La Ue è disposta a qualche apertura purché le modifiche non tocchino le riforme ma soltanto alcuni investimenti. In gioco nel prossimo semestre c’è una rata da 16 miliardi da sbloccare dopo 27 obiettivi, tra cui l’entrata in vigore della riforma della giustizia civile e penale. La vera sfida sarà però riuscire ad accelerare la spesa, visto che i ritardi sono già evidenti: il governo Draghi prevedeva ad inizio 2022 di spendere 40 miliardi, e invece il bilancio attuale si ferma a meno della metà.

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