La morte può cancellare. Oppure amplificare. Permettendo di tirar fuori quel che il tempo ha messo da una parte. La vita ha diluito. Spesso, con crudeltà. Leggere che Sinisa Mihajlovic se ne è andato, mi ha colpito. Anzi mi ha intristito. Lo confesso, mi ha spaventato. Perché ai miei occhi “uno come Mihajlovic” era una specie di supereroe. Invincibile. Immortale.

Da giocatore di calcio lo è stato. Dovunque sia stato. Con qualunque maglia sia sceso in campo. Una furia umana. Con una potenza quasi disumana. Soprattutto nelle punizioni. Delle quali è stato un autentico specialista. Qualunque fossa la distanza dalla porta avversaria, si sistemava il pallone, prendeva la distanza e poi… un sinistro che poteva finire ovunque. A destra, oppure sinistra. Sotto la traversa, oppure a mezz’altezza. Ad effetto oppure-terra-aria. E poi una gran visione di gioco. Non sarebbe potuto essere altrimenti. Anche considerando che tra i suoi allenatori ci sono stati Boskov, Spalletti ed Eriksson. Insomma tecnici di grandissimo livello.

Quanti goal con la Lazio! A partire dalla fine degli anni Novanta. E poi nell’anno dello scudetto, nel 1999-2000. Gioie me ne ha regalate tante. Sul campo verde, intendo. Eppure la felicità più grande l’ho provata quando, più di recente, dopo l’affacciarsi della sua malattia, l’ho visto ritornare ad allenare il Bologna. Dirigere gli allenamenti e poi sedersi in panchina la domenica. Nonostante il suo fisico apparisse evidentemente “provato” ho avuto l’impressione di vederlo più forte di quando giocava. Più forte di quando entrava su un avversario. Deciso. Ed ho pensato che anche questa volta aveva vinto lui. Anzi. Il suo coraggio. La sua ostinazione. Ho creduto che fosse davvero un super-eroe. Invincibile. E forse lo è. Ancora. Nonostante non ci sia più. Da oggi.

“La Lazio ha una grande forza di reazione e riesce a trovare il pareggio con Mihajlovic. Questa volta la sua punizione va a segno”. La voce era quella di Carlo Paris. La partita Perugia-Lazio. Il campionato quello 1998-99, quello di altre prodezze. “Ma ecco che arriva la prima delle punizioni, intese in questo caso come pene da espiare. Deviazione fortuita di Palmieri che comunque non sminuisce la bellezza del tiro… Solito clichè e secondo sinistro di Mihajlovic che incenerisce Ferron”. Parole di Ignazio Scardina che commenta Lazio-Sampdoria. “Sulla successiva punizione, sinistro fiondato, magistrale da parte dello specialista Mihajlovic ed è il 2-0 …”. La partita è Lazio-Fiorentina. Il commento quello di Bruno Pizzul.

“Al primo calcio piazzato, salutato dai tifosi quasi un rigore, il croato è andato in goal. Una realizzazione di incredibile precisione e potenza, quasi un gioco da ragazzi per il fuciliere Sinisa che continua per tutto il primo tempo ad esibire ”. Lazio-Piacenza con la voce di Carlo Paris. “Potrebbe partire anche Nesta, alla fine parte Mihajlovic, sinistro e rete. Rete del vantaggio segnata da Mihajlovic”. Vicenza-Lazio, la voce di Marco Mazzocchi.“E Mihajlovic dà al giovane Recoba una lezione sui calci piazzati”. E’ Lazio-Venezia e la voce ancora quella di Carlo Paris.

Potrei ricordarlo così Sinisa Mihajlovic. Goleador della Lazio stellare del campionato 1998-99. Quello che ha preceduto lo scudetto. Potrei ricordare le prodezze sportive di Mihajlovic. Ma non sarebbe abbastanza, temo. Molto meglio il “dopo”. Quello nel quale, ha provato con tutte le sue forze a vincere. Fieramente consapevole che era una partita “impossibile”. Eppure da giocare. Fino alla fine.

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