Ogni intervento mi/stiro/mi/tiro segue una sua moda e fa followers, disastri e pentimenti. Le labbra a canotto e vari tirami/su hanno lastricato salotti e platee televisive di tableaux vivants alla Picasso: un occhio li’, un altro più giù. Accompagnati da seni a mongolfiera. Poi è arrivato un bastimento carico di… protesi siliconate per avere un Lato B da bronzo di Riace, per lui e per lei, è la par condicio dell’estetica. La scalata alla bellezza non si ferma, lo sguardo si abbassa è cade proprio li’, sul monte di Venere tondeggiante, leggermente sporgente anche in chi vanta pancia piatta e addominali scolpiti. La sua posizione e l’aspetto morbido e invitante lo rendono un simbolo di seduzione evergreen. Già, ma quel ever non lo rende mica eterno, invecchia pure la sensual prominenza (e chi poteva immaginarlo). Meno ormoni e più si “sgonfia”.
Nel momento che leggete molte signore allungheranno la mano (senza alcun sottinteso erotico) per una tastatina di controllo.

Dunque che fare? SoS Ivan Arruda, chirurgo brasiliano che si è formato alla scuola di Ivo Pintaguy e ci è stato un tempo in cui è stato il numero uno al mondo. “La domanda di interventi è cresciuta direttamente proporzionale al dilagarsi dei social”. Traduco: anche la casalinga di Voghera, tutta bigodini e bollito, con marito brontolone e pantofolaio, si vuole regalare un ultimo sogno di giovinezza. Vada per il doppio lifting: parte alta e parte bassa. Magari anche con sconticino: pago/uno/prendo due. Sorride Ivan: “La liposcultura del monte di Venere (il pube) è un intervento di chirurgia estetica intima finalizzato a rimodellare non solo a livello estetico ma anche funzionale la zona genitale femminile”. Traduco: si preforma amorosamente meglio. Mette le mani avanti Ivan: “Ma non faccio solo quello. L’intervento più richiesto rimane sempre il lifting viso e collo. Insieme a flashate laser per il ringiovanimento delle mani”. Per carità, nessun modello plasticoso alla Barbie: “Dotto’ mi fa 50 euro di botox – allarga le braccia il chirurgo plastico/ricostruttivo Lucio Gagliardi – e a Napoli certi colleghi lo fanno visto che la moda dilaga fra le giovanissime. Per un sopracciglio più inarcato, per una zampetta di gallina che già a vent’anni trovano disturbante. Ho una mia etica non intervengo per esaudire un capriccio”.

Gli hanno mai chiesto un ritocco di bellezza li’, chenneso’, un’ossigenoterapia con cannula monouso per una ventata di gioventù nel “canal grande”, filler riempitivi, coni vaginali per rafforzare i muscoli (a Napoli li chiamerebbero coppetielli) aumento del punto G… è una quasi scienza in continua evoluzione…: “Consiglio di rivolgersi a un ginecologo e/o a uno specialista della ginnastica pelvica… Ci sono, invece, mamme che mi portano le figlie neanche diciottenni per aumentare il seno a una quinta. Consiglio uno psicologo per entrambe. Bisogna sapere quando fermarsi. Vale per il paziente e per chi opera”, puntualizza Gagliardi. Siamo a Natale e se non puoi smacchiarti la coscienza per i piccoli peccati di lussuria almeno ti sbianchi l’ano. Particolarmente richiesto dai gay (ma non solo) con laser e creme specifiche.

Aspettando un reality show il Doctor climber/venus/mount sulla scia del Dottor schiacciabrufoli (Pimple Popper) e affini. Per raggiungere i quasi dieci milioni di telespettatori di “Senza Tetto non c’è Paradiso”, la soap opera più vista in Colombia. Parla di Catalina, poverissima nata nelle favela, che deve rifarsi il seno per piacere ai boss della malavita. Solo così potrà vivere nel lusso e comprare abiti firmati, una cenerentola siliconata che si riscatta dalla miseria. La serie, tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore Gustavo Bolivar Moreno, si è ispirato a una storia vera. A tante storie vere. In Colombia si effettuano oltre 500mila interventi di chirurgia estetica l’anno: “In Italia si fanno più di 1 milione di interventi all’anno, nel 2022 probabilmente siamo intorno al 1.200.000. Questo è il numero di quelli ‘registrati’. Sfuggono alla statistica quelli fatti in ambulatori e sale operatorie private”, conteggia Gagliardi.

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