Accuse estremamente “preoccupanti” che possono avere ripercussioni sulla “fiducia” dei cittadini Ue nei confronti delle istituzioni. Ursula von der Leyen interviene sullo scandalo Qatargate che sta travolgendo il Parlamento europeo e sottolinea come chiunque ricopra un ruolo nelle autorità europee dovrebbe seguire “i più alti standard di indipendenza e integrità”, ha spiegato la presidente della Commissione. “Ho già proposto la creazione di un organismo etico indipendente che copra tutte le istituzioni dell’Ue”. E intanto a Bruxelles si fa largo la richiesta di una risoluzione da parte dell’Eurocamera e di una commissione d’inchiesta per indagare i rapporti dei rappresentanti Ue con l’emirato.

In relazione ai rapporti di Bruxelles con il Qatar, ha sottolineato von der Leyen, “stiamo controllando ogni dettaglio sul Registro per la trasparenza della Commissione”. Se dovessero emergere informazioni nuove, “agiremo di conseguenza”, ha assicurato alla luce dell’indagine per corruzione che ha coinvolto anche la vice-presidente Eva Kaili. Incalzata dai giornalisti, von der Leyen ha confermato che la Commissione “lavora con il Qatar su questioni globali come il clima, sulla politica, per quanto riguarda la pace in Afghanistan e in Medio Oriente, sulla diversificazione delle fonti energetiche dalla Russia e dai combustibili fossili. E dà voce alle questioni su cui vede problemi”.

Le accuse di violazioni dei diritti umani “sono state discusse ad alto livello lo scorso settembre” e abbiamo lavorato “in stretto coordinamento con l’Ilo sulle violazioni nel mercato del lavoro”. Il lavoro che “dobbiamo fare quindi è a vari livelli” e ha sottolineato l’importanza del Registro per la trasparenza, indicando nell’esperienza della Commissione un modello da trasferire “a tutte le altre istituzioni” dell’Unione europea. “Per noi è di importanza critica, avere non solo regole forti ma anche che queste regole valgano per tutte le istituzioni, senza eccezioni”, ha ribadito von der Leyen.

Le sue parole arrivano nel giorno in cui a Strasburgo si riunisce la plenaria per la prima volta dall’inizio dell’inchiesta. Bocche cucite, occhi bassi, nessuna voglia di parlare tra gli europarlamentari. I “no comment” o gli “ora non posso” si susseguono. E lo stesso vale per i funzionari, se si eccettua qualche mezza parola del tipo “non mi piace affatto questa storia” o qualche smorfia di disagio. Tra le poche eccezioni la parlamentare fiamminga Hilde Vautmans, del gruppo Renew Europe: “Voglio che si fatta piena luce su quanto è successo, che la questione sia esaminata approfonditamente, e che si arrivi a un processo”, dichiara. “Questo è un punto di svolta per il Parlamento europeo, è la nostra credibilità che è in gioco, anche perché sappiamo che se ora andiamo da Orban a dirgli di lottare contro la corruzione, lui ci dirà di fare prima pulizia in casa nostra”, aggiunge l’eurodeputata.

Intanto il gruppo The Left ha annunciato che chiederà l’apertura di un dibattito e che si voti una risoluzione al Parlamento europeo, ha annunciato la co-presidente del gruppo della sinistra, Manon Aubry, sottolineando che “se la nostra proposta di risoluzione sarà sostenuta dagli altri gruppi, la voteremo questa settimana”. Aubry sottolinea che il suo gruppo proporrà “una commissione d’inchiesta per far luce sui fallimenti delle istituzioni europee e sulle regole etiche attualmente in vigore”. Stessa richiesta è arrivata anche dal socialista francese Rapahel Glucksmann. “La riunione odierna del gruppo dei Socialisti e Democratici sarà cruciale. Io vi porterò la voce dell’intransigenza più totale”, ha detto il socialista che conclude “la socialdemocrazia europea deve ripulire se stessa”.

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