Le esecuzioni nei confronti dei manifestanti arrestati e condannati per le proteste di piazza in Iran sono già iniziate e non accennano a fermarsi. Con le organizzazioni per i diritti umani che temono una lunga ondata di morti per mano dei boia iraniani, lunedì il secondo degli 11 condannati alla pena capitale da Teheran dall’inizio delle manifestazioni iniziate dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne deceduta mentre si trovava in custodia della polizia religiosa per aver indossato male il velo, è stato giustiziato a Mashad. L’accusa nei suoi confronti è quella di aver ucciso due uomini delle milizie Basij. Majidreza Rahnavard, questo il nome dell’uomo che aveva 23 anni, secondo quanto si apprende è stato condannato per muharebeh, ‘Guerra contro Dio’, per aver accoltellato a morte i due combattenti, Hossein Zeinalzadeh e Danial Rezazadeh, e averne feriti altri quattro il 17 novembre, durante la rivolta in atto dal 16 settembre. Secondo gli attivisti per i diritti umani, Rhanavard è stato violentemente picchiato durante la detenzione, tanto da subire durante l’arresto la frattura di un braccio. Successivamente, un suo messaggio nel quale confessava gli omicidi è stato trasmesso dalla tv di Stato: ma secondo gli osservatori e gli attivisti le sue parole sono state estorte sotto pressione delle autorità. L’agenzia di stampa legata alla magistratura iraniana, Mizan, ha pubblicato sul suo sito le foto dell’impiccagione pubblica: nelle immagini si vede il corpo del giovane, vestito di bianco e con il volto coperto, penzolare dalla gru installata sulla strada di Mashhad, la sua città natale.

Rahnavard diventa così il secondo manifestante giustiziato dopo Mohsen Shekari, impiccato giovedì scorso, anche lui condannato per muharebeh per aver partecipato a un blocco stradale e ferito un Basiji durante le proteste.Le esecuzioni condotte in pubblico con una gru sono state rare in Iran negli ultimi anni, ma il Paese ha usato lo stesso metodo di impiccagione per i disordini dopo le contestate elezioni presidenziali del 2009 e le proteste del Movimento verde che seguirono. In genere i condannati sono vivi quando la gru li solleva da terra appesi a una corda. In passato gli attivisti hanno esercitato pressioni sulle aziende che forniscono gru all’Iran, avvertendo che possono essere usate per le esecuzioni. Nelle immagini dell’esecuzione si vede uno striscione con un versetto del Corano che recita: “Sicuramente la ricompensa di coloro che muovono guerra ad Allah e al suo apostolo e cercano di provocare la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi o che vengano loro tagliate le mani e i piedi dai lati opposti, o che siano banditi dalla terra”.

Le esecuzione sembrano aver aperto una crepa nelle istituzioni religiose. Un gruppo di ayatollah ha criticato duramente le esecuzioni. “Chiunque sia accusato di ‘Muharebeh’ (guerra con Dio) o ‘corruzione sulla terra’ non dovrebbe essere necessariamente giustiziato”, ha dichiarato all’Ilna un membro dell’Assemblea degli esperti ed ex capo della Corte Suprema, l’ayatollah Morteza Moghtadai, aggiungendo che secondo l’Islam tali accuse sono legate alla guerra, non agli scontri tra una o due persone.
Critiche dello stesso tenore sono state mosse da altri due ayatollah. Anche un membro dell’Assemblea del Seminario di Qom, l’Ayatollah Mohammadali Ayazi, ha dichiarato all’Ilna che la Muharebeh viene usata in tempo di guerra, non per le proteste o gli scontri di piazza, soprattutto quando i manifestanti si difendono dagli attacchi delle forze di sicurezza. “La partecipazione a qualsiasi cerimonia organizzata da questo regime tirannico è haram (religiosamente proibita) fino a quando non sospenderanno le esecuzioni”, ha annunciato un altro ayatollah, Mahmoud Amjad, che è istruttore al seminario di Qom.

Intanto da Bruxelles arriva l’annuncio dell’Alto rappresentante per la Politica Estera, Josep Borrell, di ulteriori sanzioni nei confronti della Repubblica Islamica per le repressioni messe in atto dall’inizio delle proteste: “Oggi approveremo un pacchetto di sanzioni molto duro verso l’Iran”, ha detto definendo inaccettabili le esecuzioni dei manifestanti e sottolineando che Teheran continua a negare di aver mandato droni alla Russia dopo l’inizio della guerra e a sostenere che non invierà missili. Da parte sua, la Repubblica Islamica ha deciso di imporre sanzioni a dieci persone e cinque entità europee come ritorsione a provvedimenti simili arrivati da Bruxelles: “Gli individui e le entità europee hanno anche sostenuto gruppi terroristici e incoraggiato la violenza e il terrorismo che hanno portato ad atti terroristici e alla violazione dei diritti umani contro il popolo iraniano”.

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