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Gabriella Labate: “Mi hanno trovato una massa che dall’utero si è ramificata arrivando fino al cuore. Una patologia rarissima, sono viva per miracolo”

La moglie di Raf, Gabriella Labate, ha scelto il salotto di Verissimo per parlare per la prima volta della grave patologia che l'ha afflitta nei mesi scorsi e che ha scoperto per puro caso

La moglie di Raf, Gabriella Labate, ha scelto il salotto di Verissimo per parlare per la prima volta della grave patologia che l’ha afflitta nei mesi scorsi e che ha scoperto per puro caso. “Avvertivo questa sorta di strappo dentro e sentivo che dovevo farmi vedere“, ha iniziato a raccontare a Silvia Toffanin, ancora visibilmente provata. “In una giornata normalissima, una voce dentro mi ha detto di controllarmi. Allora sono andata a fare la spesa e dopo sono andata da una mia amica ecografista che mi ha trovato qualcosa che non andava. Mi hanno ricoverato d’urgenza per una trombosi nella vena cava. E lì in ospedale però hanno scoperto che avevo una massa sull’utero e sull’ovaio destro“.

Per lei è stata una vera doccia gelata: “Io già uscivo da una storia di malasanità, mi hanno massacrata. Nel momento in cui mi ero ripresa arriva lei a dirmi questa cosa – ha spiegato la moglie di Raf -. Mi ricoverano d’urgenza per una trombosi alla vena cava, la vena che va diretta nel cuore. Io non mi accorgevo di nulla”. Ma non è tutto: “Facendo la tac mi dicono che non era solo quello il problema. Avevo questa massa grande sia all’utero che sull’ovaio destro. Il mio primo pensiero è stato verso Raffele e la mia famiglia, i miei ragazzi, perché erano già usciti con me da un trauma avuto da poco. Mi hanno salvato la vita per miracolo. Quando mi hanno detto questa cosa mi preoccupavo tantissimo per loro – ha confidato Gabriella Labate -. Il pensiero di dare ancora delle preoccupazioni a loro era il dolore più forte. La massa era da asportare subito. Dopo un mese e mezzo viene questo esperto, mi fa questa risonanza e mi dice cos’è. Una patologia rarissima. Praticamente mi era cresciuto questo Alien, come lo chiamo io, dall’utero era entrato nelle ovaie e attraverso le vene ovariche si è ramificato in tutti i vasi sanguigni fino al cuore”.

Sono stati momenti difficili e ancora oggi, nonostante il peggio sia ormai alle spalle, li ricorda con angoscia: “Ero in preda alla disperazione, non sapevo come uscirne. Raffaele era devastato – ha detto a Silvia Toffanin -. Hanno preparato un’operazione particolare. Non è stata semplice. In sala operatoria sono entrata serena, mi sono davvero affidata”. Hanno dovuto asportarle l’utero, le ovaie e poi un altro intervento cardiochirurgico: “Sono entrata la mattina presto, alle otto, il ricordo dopo era la sera intorno alle sette. Ho sentito la voce di Raffaele e queste mani calde di mia mamma sulle gambe – ricorda ancora oggi -. Mi ha lasciato una cicatrice enorme, dal petto fino a giù, e poi c’è stato un percorso lungo di ripresa, ma ringraziando il Signore sono qui seduta a raccontartelo. Oggi sto bene, ho fatto da poco tutti i miei controlli. Non ne avevo mai parlato perché non è facile metabolizzare una cosa così importante”. Per questo ha voluto lanciare un appello a tutte le donne: “Quando abbiamo una percezione dobbiamo ascoltarla. Se non avessi dato ascolto al mio pensiero non sarei oggi qui. Le donne devono fare prevenzione”.