Il popolo ucraino al buio e al gelo, ma la controffensiva di Kiev non si arresta e stavolta ha preso di mira i mercenari del gruppo Waghner, fedelissimi del presidente russo Putin accusati dei crimini più atroci in Ucraina. Intanto la Russia fa sapere di star incrementando la produzione delle sue armi più potenti per contrastare i Paesi occidentali come ha scritto su Telegram il vicecapo del Consiglio di sicurezza nazionale, l’ex presidente e primo ministro Dmitri Medvedev. “Il nostro nemico è trincerato in Europa, Nord America, Giappone, Australia, Nuova Zelanda e in un gran numero di altri luoghi che hanno giurato fedeltà ai nazisti di oggi. Per questo motivo stiamo incrementando la produzione dei più potenti mezzi di distruzione, compresi quelli basati su nuovi principi“.

Secondo un aggiornamento al bollettino quotidiano pubblicato dall’intelligence britannica, più del 30% del bilancio russo per il 2023 è stato dedicato alla guerra e alla repressione: si tratta di oltre novemila miliardi di rubli, 143 miliardi di dollari, un significativo aumento rispetto agli anni precedenti. Il conto approvato, secondo il report, è però “probabilmente troppo ottimista nelle aspettative di entrate e spesa nel 2023. Di conseguenza, altre parti del bilancio russo finiranno probabilmente sotto crescente pressione per sostenere i costi della guerra”. Domenica il capo del Cremlino Vladimir Putin ha avuto un colloquio telefonico con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che ha espresso la speranza che la guerra finisca “il più presto possibile“. Lo ha reso noto la presidenza turca.

Due gli attacchi dell’esercito ucraino a strutture utilizzate dai mercenari del gruppo Wagner: il primo ha colpito una caserma di Melitopol (regione di Zaporizhzhia), il secondo un hotel usato come quartier generale a Kadiivka, nell’oblast di Lugansk. Dal canto loro, sabato le forze russe hanno attaccato 15 villaggi nella regione di Kharkiv, nell’Ucraina nord-orientale, dislocati tra i distretti di Kupiansk, Chuhuiv, Izyum e quello del capoluogo: nel distretto di Izyum un civile di sessant’anni è rimasto ferito. A renderlo noto su Telegram è il capo dell’amministrazione militare regionale, Oleg Syniehubov. Due morti si registrano invece negli attacchi sulla regione di Kherson: “Gli occupanti russi hanno aperto il fuoco sul territorio della regione di Kherson 45 volte. Hanno colpito con l’artiglieria, i sistemi missilistici a lancio multiplo, i carri armati e i mortai. Il nemico ha nuovamente attaccato le aree residenziali. I proiettili russi hanno colpito un reparto di maternità, un bar, un’infrastruttura, case unifamiliari e condomini”, comunica il capo dell’amministrazione Yaroslav Yanushevych. Bombe anche nella regione di Donetsk, sui centri di Bakhmut, Maksymilianivka, Mariupol e Volnovakha: per ora, dice il governatore militare Pavlo Kyrylenko, sono stati individuati due civili feriti.

I civili ucraini intanto continuano a soffrire il freddo e il buio dovuti alle interruzioni di corrente: il primo ministro Denis Smihal ha riferito che tutti gli impianti termoelettrici e idroelettrici dell’Ucraina sono stati danneggiati dai missili russi e il 40% della rete ad alto voltaggio ha dubito vari tipi di danni. E ha comunicato che verranno fissati criteri di priorità per la fornitura dell’energia elettrica: i primi a beneficiarne saranno ospedali e infrastrutture critiche, poi le imprese del complesso militar industriale, le fabbriche che producono beni di importanza critica, e infine le abitazioni. Tra sabato e domenica oltre un milione e mezzo di persone erano rimaste senza elettricità nella regione di Odessa, in Ucraina, dopo un attacco notturno russo lanciato con droni iraniani kamikaze. In un primo momento era sembrato che ripristinare il sistema elettrico ci sarebbero voluti anche due o tre mesi: “Odessa e quasi l’intera regione rimangono senza elettricità. Secondo le ricognizioni preliminari, ci vorrà molto più tempo per ripristinare le strutture energetiche nella regione di Odessa rispetto ai precedenti attacchi. Se si ha l’opportunità di lasciare temporaneamente la città e le zone rimaste senza corrente, allora vale la pena farlo“, ha comunicato Dtek, l’operatore elettrico statale, in un messaggio ai residenti. Nelle ore successive, però, l’emergenza è gradualmente rientrata: al momento senza luce restano in trecentomila. “Ci aspettiamo un miglioramento significativo della situazione domani”, comunica su Telegram il capo dell’amministrazione militare regionale Maksym Marchenko.

“In generale, continuano in varie regioni sia le chiusure di emergenza che quelle di stabilizzazione. Il sistema energetico è ora, per dirla in parole povere, molto lontano da uno stato normale: rimane un deficit significativo nel sistema. Ecco perché ci sono programmi di blackout”, ha spiegato Zelensky. E ha insistito: “Bisogna capire che anche se non ci sono massicci attacchi missilistici, ciò non significa che non ci siano problemi. Quasi ogni giorno in diverse regioni ci sono bombardamenti, ci sono attacchi missilistici, attacchi di droni. Le infrastrutture energetiche vengono colpite quasi ogni giorno. I nostri lavoratori dell’energia e dei servizi pubblici stanno facendo cose davvero eroiche, ripristinando in settimane ciò che avrebbe richiesto mesi di lavoro”.

Una soluzione mediata del conflitto resta un miraggio. In una telefonata con Putin, il presidente turco Erdogan ha espresso la speranza che la crisi ucraina venga risolta al più presto. Poco il leader di Ankara ha chiamato Zelensky, al quale ha promesso assistenza umanitaria per affrontare il duro inverno, dopo aver parlato di una possibile espansione dell’accordo sul grano. La Turchia conferma così il suo ruolo di mediazione. Ma nelle loro inamovibili posizioni, Mosca e Kiev sono lontane dal tavolo del negoziato, mentre il Cremlino evidenzia come con l’Occidente sia in corso una “fase di scontro” e il consigliere di Zelensky Podolyak ribadisce che la fine della guerra si otterrà solo con la sconfitta militare degli invasori, sanzioni e “il sabotaggio interno” in Russia. Il presidente ucraino ha invece “sincronizzato le posizioni” con il suo omologo francese Macron in vista del prossimo G7 virtuale e soprattutto della conferenza di Parigi del 13 dicembre, riunioni sulle quali si concentrano tutte le aspettative per aprire uno spiraglio alla diplomazia.

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