Nei primi dieci mesi del 2022 l‘Inps ha respinto in via preventiva 240mila domande di reddito di cittadinanza per mancanza del requisito della residenza in Italia e falsità oppure omissioni sulla posizione lavorativa dei richiedenti e ha sospeso per gli stessi motivi i versamenti a 50mila percettori. Altre 216mila domande sono state respinte per altre cause. Oltre 264mila persone sono decadute dal beneficio (cosa che di solito avviene per Isee non conforme, variazione della composizione del nucleo o mancato rispetto degli obblighi) e 60mila hanno subito la revoca (per mancanza dei requisiti, false dichiarazioni su reddito o patrimonio o condanne passate in giudicato). A fare il bilancio dei controlli è lo stesso istituto, dopo che il nuovo governo ha deciso di eliminare dal 2024 lo strumento anti povertà e concedere l’anno prossimo solo 8 mensilità ai cosiddetti “occupabili“. Il sistema “risulta particolarmente complesso in ragione anche della numerosità delle Amministrazioni coinvolte e della tempistica da rispettare per la verifica dei requisiti, all’atto della presentazione della domanda”, ricorda Inps.

Come raccontato più volte dal fattoquotidiano.it, al netto della necessità di verifiche per evitare frodi questi controlli comportano spesso gravi disagi per i percettori che hanno pieno diritto all’aiuto. I quali si ritrovano a volte l’erogazione bloccata, senza spiegazioni, per ritardi burocratici di cui non hanno alcuna responsabilità. Un problema segnalato nei giorni scorsi anche dall’ex sottosegretario Bobo Craxi che ha invocato l’intervento di Palazzo Chigi perché “durante la verifica l’Inps sospende l’erogazione lasciando senza reddito i bisognosi“. E’ successo per esempio in ottobre, quando 70mila persone non hanno ricevuto la mensilità che attendevano a causa di rallentamenti nei controlli sul possesso di macchine o moto con cilindrata superiore a quella massima consentita dal decreto sul rdc. Da giugno è poi partito su tutti i richiedenti il controllo automatizzato sulla presenza di condanne con sentenza passata in giudicato da meno di dieci anni per i reati che comportano la revoca del beneficio, previsto già dal decreto del 2019 che ha istituito il rdc ma reso operativo solo con la legge di Bilancio per il 2022 che ha disposto la trasmissione dall’Inps al ministero della Giustizia dell’elenco dei beneficiari.

L’Inps dal canto suo si limita a rivendicare di aver, negli anni, “intensificato i controlli ex ante nell’ottica di prevenire ed individuare i comportamenti opportunistici e fraudolenti” e studiato “scenari di “rischio potenziale” predefiniti, incrociando le dichiarazioni presenti nelle domande di RdC e nelle relative Dichiarazioni Sostitutive Uniche con i dati e le informazioni presenti nei propri archivi”. Ciò ha consentito di “intercettare le istanze sintomatiche della presunta insussistenza di uno o più requisiti in capo al richiedente (o al nucleo familiare) e di altre situazioni potenzialmente incompatibili e di adottare tempestivamente i conseguenti provvedimenti di reiezione, anticipando tale verifica al momento della presentazione delle domande, scelta recepita e oggi regolata da una specifica norma di legge (art. 74, comma 4 ter, della Legge n. 234/2021- Legge di Bilancio 2022)”.

Uno degli “scenari di rischio” adottati di recente riguarda “l’eventuale titolarità di imprese e/o di qualifiche/cariche sociali da parte dei componenti il nucleo familiare richiedente il beneficio. Tale circostanza, infatti, seppure di per sé non incompatibile con la fruizione del beneficio RdC, è ritenuta sintomatica di potenziali frodi” come “quelle dei “prestanome” nella titolarità”.

Quando i sistemi Inps rilevano domande che presentano quegli indicatori di rischio le istanze vengono “immediatamente respinte dalla procedura che gestisce la misura, ovvero sospese nei casi in cui si rendano necessari ulteriori approfondimenti, comunque sempre in via preventiva rispetto al pagamento del beneficio“. Questo va a colpire sia i veri “furbi” sia chi ha effettivamente diritto al beneficio e ha necessità di riceverlo ogni mese.

Numero delle famiglie percettrici del Reddito di Cittadinanza; importo medio per famiglia e importo totale (distribuzione per luogo, classe d’età, titolo di studio, nazionalità)

(grafico di Giorgio Colombo)

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