di Maurizio Donini

Fabrizio Balassone, capo del servizio Struttura economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, nell’audizione alla Camera ha nuovamente puntato il dito contro le modifiche che sono previste dal governo Meloni riguardo il contante e il limite al pagamento con i Pos. Uno sbarramento che si ingrossa sempre di più sulle assurde novità che il governo Meloni vuole introdurre in questo campo; Bankitalia viene dopo i rilievi della Corte dei Conti e dell’Europa.

D’altronde è difficile comprendere la logica per cui una persona normale, ma anche un’impresa, dovrebbe circolare con migliaia di euro in contanti per effettuare pagamenti. Un solo motivo viene in mente e non è piacevole. Men che meno si ha contezza del motivo per cui pagare con i Pos è un danno per il commercio e le aziende, quale problema porti alla crescita economica l’uso del digitale. Ricordo come decenni fa, al mercato delle pulci di Clignancourt, si potesse pagare con la carta di credito senza problemi.

A difendere le scelte del governo Meloni ci ha provato il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, uno che evidentemente alle lezioni di economia e commercio, a cui ha partecipato quando frequentava La Sapienza, non era molto attento vista la quantità di nefandezze che il suddetto ha propinato per la gioia di un popolo impreparato. Sicuramente certe cose non le avrebbe detto il bocconiano Giancarlo Giorgetti, né tantomeno Carlo Calenda o Carlo Cottarelli, persone decisamente più preparate in materia.

L’asserzione relativa al fatto che l’uso del contante aiuta l’economia è una sciocchezza di tale grandezza che solo motivazioni di ordine politico giustificano tale asserzione. La teoria macroeconomica dimostra come l’uso delle carte di credito diminuisce le preferenze di liquidità dei consumatori, diminuisce la necessità di saldi monetari reali, aumentando la quota lasciata in deposito presso le banche. Per inciso: i depositi sono quelli che diventano poi il motore dell’economia su ogni euro che si lascia in banca e viene inserito nel contesto del credito. Va poi applicato il moltiplicatore a catena. A questo fatto si aggiunga che la formula matematica macroeconomica relativa include la velocità delle transazioni di moneta, più transazioni aumentano la crescita dell’economia, l’uso delle carte elettroniche accresce notevolmente la velocità delle transazioni monetarie.

Per ultimo, il buon Giovanbattista Fazzolari, nel suo impeto censorio e sconclusionato, si è lanciato nel declamare un’affermazione talmente assurda che all’altra capo del globo l’orso Yoghi è fuggito inorridito nel più profondo del bosco di Yellowstone. Asserire che Bankitalia sia la voce delle banche dimostra la totale ignoranza dell’argomento. Probabilmente Fazzolari ha confuso Bankitalia con l’Abi, sempre che il sottosegretario sappia cos’è. Il capitale della Banca d’Italia, quota puramente simbolica, è in mano alle banche private per semplici motivi di configurazione del soggetto dal punto di vista giuridico, ma le stesse non hanno minimamente voce in capitolo nella gestione e attività dell’Istituto Centrale. Magari è ora che Fazzolari torni a tirare fuori i libri e si rimetta a studiare.

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