Dicono che abbia la leggerezza di scrittura nella profondità di pensiero, un po’ alla Annie Ernaux, premio Nobel per la Letteratura 2022, Agata Piromallo Gambardella, 87 anni ma ne dimostra 15 in meno, è al suo terzo romanzo. Già docente di Teoria e Tecniche della comunicazione di massa presso l’Università di Salerno, un curriculum fatto di una trentina di saggi e conferenziera: volò in Australia a inaugurare un convegno internazionale su Media e Violenza sui minori. La sua fu una denuncia ante-Litteram visto che Internet era agli albori. Firma corale di “La Guerra e le Bambine” e “Loro di Monte di Dio”. Romanziera con “Donne quotidianità senza luce”, sulla generazione vissuta tra le due guerre. E poi il grande successo con “Sogni di carta”, apprezzato e presentato dal filosofo Aldo Masullo.

Il titolo provvisorio era Gutenberg Generation, in diretto riferimento a una generazione che aveva vissuto sui libri e sulla carta stampata come i ragazzi ora vivono sui social, che aveva adottato i libri come testi sacri, salvo poi ritrovarseli – sembra questa l’idea principale del romanzo – come un filtro tra sé e il mondo: una sorta di velo di Maya che aveva separato i giovani rivoluzionari dalla comprensione della realtà, lasciandoli imprigionati nei loro sogno. Adesso tocca a “Gente del Secolo Scorso” (edizione Esi) presentato da un parterre de rois a cominciare dal scrittore/saggista/giornalista Marco Demarco. I personaggi di questi racconti sono vissuti nel secolo scorso del quale esprimono pienamente i valori, le tensioni, le aspettative, gli stili di vita. Ma, anche se lo spazio di tempo che ci divide la doro è limitato, si ha l’impressione che essi sfumino in un tempo remoto, dai vaghi riscontri nel presente. Sono personaggi che tramandano la memoria o soltanto l’emozione di avere occupato uno spazio nello scorrere del tempo, uno spazio ben definito dai binari di una quotidianità che non impedisce lo scarto improvviso verso l’inatteso…

Sono personaggi che si sono mossi entro confini che oggi hanno perduto ormai ogni consistenza, sono diventati “liquidi” , lasciando scivolare l’uomo nel vasto oceano della Rete globale. In questa si sta ridisegnando un nuovo tipo di umanità che, però, non può del tutto ignorare l’humus dal quale proviene, anche se questo humus appare sempre più remoto.Questa gente del secolo scorso, tuttavia, ha ancora qualcosa da insegnare: che la vita va vissuta istante per istante, ciascuno unico e irripetibile, guardando le stelle ma sapendo anche che esse rimarranno silenziose.

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