Unione europea e Ungheria provano a risolvere l’impasse sui fondi del Pnrr destinati a Budapest, bloccati dalle clausole sullo Stato di diritto. Così da Bruxelles arriva un via libera parziale e condizionato ai soldi individuando “27 pietre miliari” alle quali Budapest deve allinearsi per riformare diversi settori istituzionali, a cominciare da quello giudiziario. Progressi che il governo guidato dal partito Fidesz di Viktor Orban dovrà portare a compimento per poter godere del flusso di fondi comunitari. Dalla Commissione Ue si aggiunge inoltre che l’Ungheria “non ha fatto i progressi necessari sulle riforme” e per questo è stato deciso “di mantenere la sua proposta del 18 settembre di sospendere il 65% degli impegni per tre programmi operativi nell’ambito della politica di coesione, per un importo di 7,5 miliardi di euro“. La palla, adesso, passa al Consiglio Ue che ha fino al 19 dicembre per esprimersi approvando o meno il piano ungherese, come spiegato dal vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis. “Monitoreremo l’attuazione dei progressi dell’Ungheria, l’accordo è molto chiaro”, ha aggiunto il commissario alla Giustizia Didier Reynders.

La Commissione spiega che il piano di ripresa e resilienza ungherese “comprende anche una serie completa di riforme istituzionali fondamentali per rafforzare lo Stato di diritto. Queste riforme rispondono efficacemente alle raccomandazioni specifiche per paese rivolte all’Ungheria in relazione allo Stato di diritto e servono anche a proteggere gli interessi finanziari dell’Unione“. Tra le priorità incluse nelle “pietre miliari” figurano: l’effettiva attuazione di tutte le 17 misure correttive previste dal Meccanismo generale di condizionalità legato all’erogazione dei fondi di coesione, misure per combattere la corruzione e tra queste l’istituzione di nuovi organismi e autorità indipendenti dotati di strumenti e capacità per agire quando le autorità pubbliche non lo fanno, l’introduzione della possibilità per chiunque di contestare in tribunale le decisioni di investigatori o pubblici ministeri di non indagare o perseguire, l’aumento significativo della quantità di informazioni richieste ai funzionari pubblici quando fanno dichiarazioni patrimoniali, l’aumento della trasparenza, misure per migliorare la concorrenza e la trasparenza negli appalti pubblici e norme rafforzate sui conflitti di interesse.

L’Ue ha inoltre chiesto di attuare misure per rafforzare l’indipendenza giudiziaria, aumentando i poteri del Consiglio giudiziario nazionale indipendente, misure per riformare il funzionamento della Corte Suprema per limitare i rischi di influenza politica, eliminare il ruolo della Corte costituzionale nella revisione delle decisioni finali dei giudici su richiesta delle autorità pubbliche e eliminare la possibilità per la Corte Suprema di rivedere le questioni che i giudici intendono sottoporre alla Corte di giustizia europea.

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