Oltre 700 detenuti sono stati rilasciati dalle carceri iraniane dopo che la nazionale di calcio ha vinto la sua prima partita durante i Mondiali in corso in Qatar. La vittoria dell’Iran contro il Galles per 2 a 0, il 25 novembre scorso, ha convinto il capo della magistratura iraniana, Hojjat-ul-Islam wa-Muslimin Gholamhossein Mohseni Ajei, a emettere l’ordine speciale di liberare i prigionieri dalle carceri di 12 diverse province dell’Iran. Tra le persone che hanno ricevuto l’amnistia legale, ci sono anche alcuni manifestati arrestati durante le proteste degli ultimi mesi per i diritti delle donne in Iran, cominciate dopo la morte di Mahsa Amini in carcere.

Mizan, il sito di notizie della magistratura iraniana, ha comunicato che “709 detenuti sono stati liberati da diverse carceri del Paese” dopo la vittoria di venerdì. Tra questi ci sono “alcuni arrestati durante i recenti eventi”, è stato spiegato, facendo indirettamente riferimento alle manifestazioni di protesta. Altri media iraniani hanno riportato che il noto attore Hengameh Ghaziani è stato rilasciato su cauzione. Così come il dissidente Hossein Ronaghi e il calciatore Voria Ghafouri, che era stato arrestato nei giorni scorsi dopo un allenamento davanti al figlio. L’arresto di Ghafouri era stato interpretato da alcuni proprio come un monito alla nazionale di calcio impegnata nei Mondiali in Qatar: chiunque manifesta sostegno alle proteste, anche gli sportivi, rischia il carcere. L’agenzia di stampa statale Irna ha riferito che anche l’ex conduttore della televisione di Stato Mahmoud Shahriari, 63 anni, è stato rilasciato dopo due mesi di carcere.

La magistratura di Teheran ha dichiarato che più di 2mila persone sono state indagate dall’inizio delle proteste. Secondo l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani Volker Turk, circa 14mila persone sono state arrestate in due mesi di manifestazioni. Tra gli ultimi arrestati ci sono anche l’attivista Farideh Moradkhani, nipote del leader supremo iraniano Ayatollah Ali Khamenei che, attraverso il fratello che vive a Parigi, ha diffuso un video in cui descrive le autorità guidate dallo zio come un “regime assassino e che uccide i bambini”. Rischia la pena di morte invece il rapper iraniano Toumaj Salehi, arrestato il 30 ottobre e accusato di corruzione per il sostegno alle proteste.

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