La settimana di Credit Suisse comincia come si era conclusa la precedente: con un tonfo in borsa. Oggi del 4,1%, sui listini appare – 9,1% ma il dato è falsato dallo stacco dei diritti che consentono di sottoscrivere le nuove azioni a 2,5 franchi entro il prossimo 8 dicembre. Le azioni planano verso quota 3 franchi l’una (3,05 euro) portando la flessione da inizio anno al 65%. Nelle ultime 5 sedute la banca ha perso un quinto del suo valore di borsa per una capitalizzazione che si attesta ora ad 8,3 miliardi di franchi. Nel frattempo è arrivato il via libera ad un aumento di capitale molto diluitivo da 4 miliardi, sottoscritti principalmente da investitori dell’Arabia Saudita. A perdere valore sono stati anche i bond. I credit deafult swap, prodotti finanziari che permettono ai possessori di obbligazioni di assicurarsi contro il fallimento dell’emittente ma sono spesso usati a fine speculativo, sono saliti a 398 punti, oltre 6 volte il valore di inizio anno e vicino ai record dello scorso ottobre quando erano circolate voci su gravi difficoltà della banca.

Il gruppo svizzero la scorsa settimana ha preannunciato perdite nel 4o trimestre per 1,5 miliardi di franchi ma a preoccupare sono soprattutto i deflussi di capitali a favore di concorrenti come Ubs e Morgan Stanley. Reduce dal coinvolgimento negli scandali Greensill e Archegos, la banca è impegnata in un radicale piano di ristrutturazione che dovrebbe rifocalizzare il business sulla gestione delle grandi ricchezze disimpegnandosi dai business più rischiosi.

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