Di fronte al dolore sono gli uomini a essere il sesso debole. Incapaci di ammetterlo e con una forza reattiva inferiore a quella delle donne, spesso si lasciano sopraffare. Specialmente in camera da letto: un problema andrologico può causare così tanta sofferenza fisica o psichica, o entrambe, da portare ben 2 uomini su 10 a rinunciare completamente al sesso. A sollevare per la prima volta il velo in cui è avvolta la sofferenza maschile, sono gli esperti della Società Italiana di Andrologia (SIA) nella terza edizione del Congresso Natura, Ambiente, Alimentazione e Uomo (NAU). Gli specialisti hanno ribattezzato la condizione di sofferenza maschile, per motivi legati alla sfera andrologica, come “sindrome del lenzuolo”. L’obiettivo degli andrologi è quello di proporre un cambio di paradigma nella cultura del dolore a cui troppo spesso si dà una valenza esclusivamente femminile.

“Il dolore causato da un problema andrologico può avere un impatto ingente sul benessere sessuale, individuale e di coppia”, spiega Alessandro Palmieri, presidente SIA e docente di Urologia all’università Federico II di Napoli. “Sebbene sia gli uomini che le donne considerino un’appagante attività sessuale essenziale per il mantenimento della relazione, gli uomini tendono però a enfatizzare l’importanza del sesso come emblema di mascolinità e di successo. Proprio per la rilevanza attribuita all’attività sessuale – precisa Palmieri – tendono a sottacere il dolore che alla fine li porta a evitare il rapporto sessuale vero e proprio, avviando un circolo vizioso dannoso per la coppia e per l’uomo stesso”.

Eppure, gli uomini che soffrono sono tanti. “Negli ultimi anni la sofferenza maschile è aumentata notevolmente”, dice Ciro Basile Fasolo, presidente del congresso NAU e autore del libro “Homo Patiens” dedicato al dolore nell’uomo. “Recenti dati epidemiologici hanno evidenziato come un maschio su tre – continua – sia affetto da patologie uro-andrologiche che possono interessare l’intero arco della vita: dall’adolescenza fino all’età avanzata. Il riconoscimento tempestivo di alcuni sintomi permette di trattare patologie quali l’ipogonadismo, la disfunzione erettile, l’eiaculazione precoce, l’infertilità, le patologie prostatiche su base infiammatoria o infettiva, che non di rado possono essere sottovalutate o addirittura misconosciute”. Va poi tenuta in considerazione la bidirezionalità della correlazione tra dolore fisico e dolore psichico. “Infatti il dolore corporeo – spiega Palmieri – come nel caso della sindrome pelvica, della prostatite cronica o del cancro alla prostata, può innescare uno stato ansioso in grado di aggravare l’impatto della patologia sulla sfera sessuale. Ma anche il dolore psichico non secondario a una patologia organica, come quello che accompagna l’infertilità maschile o le disfunzioni sessuali può avere ripercussioni di avversione sessuale fino alla rinuncia totale dei rapporti”.

La soluzione sarebbe innanzitutto quella di avere il coraggio di parlarne con uno specialista. I trattamenti – dalle prostatiti alla disfunzione erettile fino all’eiaculazione precoce e altri disturbo ancora – ci sono. “A scoraggiare gli uomini è ammettere il dolore psichico causato da questi problemi”, evidenzia Palmieri. “Il paziente prova imbarazzo anche a parlarne con lo stesso specialista. Si isola nella sua sofferenza e fa gran fatica a chiedere aiuto. Moltissimi pazienti sono giovani – spiega il presidente SIA – ma arrivano a consultare uno specialista solo dopo aver superato i 30 anni. E’ fondamentale una diagnosi tempestiva e precisa per aiutare il paziente nella ricerca della terapia più appropriata”. La scoperta di nuovi trattamenti, infatti, consente allo specialista di prescrivere al paziente terapie sempre più personalizzate.

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