La Corte di Cassazione ha azzerato per prescrizione quasi tutte le condanne del maxi-processo sulle cosiddetta “Rimborsopoli” nel Consiglio regionale della Lombardia, in cui politici ed ex politici erano imputati per essersi fatti rimborsare illegalmente con soldi pubblici le spese più varie – tra cui soprattutto pranzi e cene, ma anche gratta e vinci e cartucce da fucile – per un totale di circa tre milioni in quattro anni, tra il 2008 e il 2012. Nel luglio del 2021 la Corte d’Appello di Milano aveva confermato la maggior parte delle 52 condanne per peculato emesse in primo grado. La Suprema Corte, però, ha riqualificato il reato in “indebita percezione di erogazioni pubbliche“, accogliendo una delle tesi sostenute dalle difese, dichiarando prescritte e annullando senza rinvio – tra le altre – le condotte dell’attuale capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo (condannato a un anno e otto mesi) del “Trota” Renzo Bossi, figlio di Umberto (condannato a due anni e mezzo), e un anno e mezzo all’eurodeputato Angelo Ciocca, uno dei coordinatori del “Comitato Nord”, la corrente bossiana interna alla nuova Lega di Matteo Salvini (condannato a un anno e mezzo).

I condannati in via definitiva sono stati solo tre: Corrado Paroli, Giosuè Frosio e Elisabetta Fatuzzo. Annullate senza rinvio per prescrizione, dopo la riqualificazione del reato, anche le condanne per gli ex consiglieri Cesare Bossetti, Claudio Bottari, Jari Colla, Francesco Fiori, Luca Gaffuri, Mauro Gallina, Giuseppe Angelo Giammario, Massimo Luca Guarischi, Giacomo Longoni, Antonella Lottini, Alessandro Marelli, Ennio Moretti, Massimiliano Gino Orsatti, Ugo Parolo, Roberto Pedretti, Marggherita Pedroni, Vittorio Pesato, Giorgio Pozzi, Giorgio Puricelli, Gianluca Rinaldin, Doriano Ripabelli, Monica Rizzi, Luciana Maria Ruffinelli, e Carlo Saffioti. Lo scorso anno la Corte d’Appello di Milano aveva ratificato anche dieci patteggiamenti, tra cui quello dell’ex igienista dentale di Silvio Berlusconi Nicole Minetti, condannata a un anno e un mese di carcere calcolati in continuazione con i due anni e dieci mesi inflitti per il processo “Ruby bis”, raggiungendo così i tre anni e 11 mesi totali.

IL DISOBBEDIENTE

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