di Gionata Borin

Quella di Pierfrancesco Majorino, come candidato alla presidenza della Regione Lombardia, credo sia un’ottima scelta da parte del Pd.

Majorino, negli anni, ha dimostrato molta sensibilità su vari temi come: politiche giovanili, lotta alle dipendenze, servizi per fragili e disabili, diritti civili, contrasto alle mafie e alla corruzione, immigrazione (contrario ai decreti sicurezza salviniani, ma anche al disumano Memorandum Italia/Libia voluto dal suo stesso partito, all’epoca di Minniti al ministero dell’Interno, durante il governo Gentiloni).

Una candidatura in netta controtendenza rispetto alle solite tentazioni e alle solite logiche suicide del Pd: inseguire il centrodestra proponendo personaggi complementari, a suo appannaggio e a volte impresentabili. Una candidatura la quale rappresenta un punto di rottura da quelle idee liberiste e da quella logica del “meno peggio” e del “male minore”, che hanno portato e tuttora porta una grossa fetta di elettorato di sinistra, a rifugiarsi nell’astensione o a votare altri partiti.

Majorino è un’alternativa alla quale anche i 5Stelle dovrebbero guardare con interesse: un progressista valido, preparato e onesto; da contrappore a tutto quello che Formigoni, Fontana e la Moratti (quest’ultima la quale si è scoperta casualmente di “centrosinistra”, solo dopo essere stata di fatto scaricata dal centrodestra) hanno rappresentato in questi oltre 25 anni di politica lombarda: un rodato sistema politico-affaristico, volto a potenziare l’interesse privato a discapito dei servizi pubblici; un sistema che molte volte si è dimostrato essere retto anche grazie a pratiche corruttive e a collusioni mafiose.

Di Majorino mi piace ricordare che, durante il periodo di Mani Pulite, da giovane rappresentante dei movimenti studenteschi, si schierò a sostegno dell’azione della magistratura, organizzando manifestazioni sotto al palazzo di giustizia e anche in onore di Giovanni Falcone.

Prese le difese di Francesco Saverio Borrelli, quando l’ex procuratore capo di Milano venne cacciato dalla presidenza del Conservatorio di Milano, dalla ministra Gelmini, come logica punitiva e dichiarò la contrarietà all’intestazione di una via di Milano al pregiudicato, morto latitante: Bettino Craxi.

Sì, se fossi lombardo, voterei convintamente per Pierfrancesco Majorino.

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