Un’organizzazione radicata nella provincia di Catania, anche grazie ai solidi legami con il potente clan Laudani, che gestiva un fiume di droga e denaro, è stata sgominata dai carabinieri che hanno arrestato 13 persone, otto in carcere e cinque ai domiciliari, ritenute una rete narcos con base ad Acireale e un volume d’affari di centinaia di migliaia di euro.

Quartier generale dello spaccio di cocaina e marijuana era un bar di Aci Bonaccorsi: di lì la droga arrivava a Pedara, Aci Sant’Antonio, San Giovanni La Punta, Viagrande e in altre zone della provincia etnea. Un giro da almeno 380mila euro, con cocaina offerta a 38 euro al grammo. Le indagini – ad avviso della procura – hanno consentito di definire le posizioni e i ruoli nel gruppo criminale, del quale facevano parte persone ritenute vicine al clan Laudani di Catania. I ruoli erano ripartiti tra capi, fornitori e venditori, all’ingrosso e al dettaglio.

Per comunicare al telefono usavano frasi e parole in codice: ‘africa’ e ‘stella’ erano le diverse qualità di cocaina e per appuntamenti e offerte di acquisto si alludeva anche ai prodotti di gastronomia venduti nel bar. Con messaggi cifrati si organizzavano incontri con i clienti e riunioni con gli associati. A capo del gruppo, secondo gli inquirenti, c’era Giuseppe Bonanno, che con i suoi più stretti collaboratori si occupava della vendita di partite di cocaina su vasta scala. Il braccio destro del capo, Daniele Mangiagli, era incaricato – nell’ipotesi accusatoria – della gestione della contabilità dell’intero traffico di droga. Vittorio Francesco, detto ‘Ciccio pesce’ o ‘Mangioglio’, curava invece i contatti con gli acquirenti e le consegne della merce, gestendo gli incassi.

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